Notte di fuoco in Iran con Israele che ha portato a termine, con tre raid consecutivi «precisi e mirati» su obiettivi militari la sua annunciata "vendetta" contro Teheran dopo l’attacco del primo ottobre. Una risposta concordata con gli Usa, avvertiti in anticipo, che avevano raccomandato nei giorni scorsi a Israele di non colpire siti nucleari, ma che comunque avviene in un contesto di tensioni regionali esacerbate da un anno dalla guerra a Gaza tra Israele e Hamas, e dalla sua estensione nel vicino Libano, dove l’esercito israeliano affronta Hezbollah.
Teheran aveva lanciato circa 200 missili contro Israele il primo ottobre, inclusi per la prima volta diversi missili ipersonici. E Israele aveva promesso di farla pagare all’Iran per questo attacco. I raid sono avvenuti nella notte, intorno alle 2:15 ora locale (le 24:45 in Italia), principalmente a ovest di Teheran, secondo l’agenzia di stampa ufficiale Irna. Gli aerei militari «hanno colpito i siti di produzione dei missili che l’Iran lancia da un anno contro lo Stato di Israele. Questi missili rappresentano una minaccia diretta e immediata per i cittadini di Israele», ha detto l’esercito israeliano una dichiarazione. Gli attacchi hanno preso di mira anche «batterie di missili terra-aria e altri sistemi aerei che avevano lo scopo di limitare la libertà di Israele di operare in Iran», ha spiegato l’Idf, precisando che questi raid erano terminati. «Il nostro messaggio è chiaro: tutti coloro che minacciano lo Stato di Israele e tentano di far precipitare la regione in un’escalation più ampia pagheranno un prezzo elevato», ha detto il contrammiraglio Daniel Hagari, portavoce dell’esercito. Israele «ha attaccato centri militari nelle province di Teheran e quelle del Khuzestan (sud-ovest) e di Ilam (ovest)», al confine con l’Iraq, «come parte di un’operazione che genera tensioni», hanno affermato in un comunicato le forze di difesa aerea iraniane, precisando che l’attentato ha causato «danni limitati in alcuni luoghi». La televisione di Stato iraniana ha riferito di «sei forti detonazioni» attorno alla capitale iraniana, «collegate all’attivazione del sistema di difesa aerea». L’Iran ha quindi chiuso lo spazio aereo e interrotto i voli, ripresi a raid concluso, intorno alle 6 di mattina (ora italiana). «Nessun incendio o esplosione» è stato segnalato nella principale raffineria di Teheran, ha detto l’agenzia di stampa locale Tasnim.
A Washington, la Casa Bianca ha descritto questi attacchi come «manovre di autodifesa» e ha invitato Teheran a «cessare i suoi attacchi contro Israele in modo che questo ciclo di combattimenti possa finire senza ulteriore escalation». Biden e Harris erano stati informati dell’attacco ma gli uffici presidenziali hanno tenuto a precisare che non c'è stato «alcun coinvolgimento» degli Usa negli attacchi. Ma i timori di un aumento ulteriore della tensione nell’area restano: nelle ultime settimane, l’Iran ha giocato sia sulla tensione che sul rilassamento, di fronte alle minacce di ritorsioni israeliane per i suoi lanci missilistici. «Vi colpiremo ancora dolorosamente» in caso di attacco, aveva avvertito il generale Hossein Salami, leader delle Guardie Rivoluzionarie, il potente esercito ideologico incaricato di difendere il regime della Repubblica Islamica.
«Non vogliamo la guerra, vogliamo la pace», ha insistito più volte il ministro degli Esteri Araghchi, assicurando però che l’Iran è «totalmente pronto ad affrontare una situazione di guerra». Ad aprile, Teheran aveva già lanciato missili e droni contro Israele, nel corso di un’operazione senza precedenti dopo un attacco mortale contro il suo consolato in Siria, imputato all’esercito israeliano. Successivamente sono state segnalate detonazioni nell’Iran centrale, con alti funzionari americani che hanno parlato nei media di una risposta israeliana. Israele, da parte sua, non ha mai rivendicato la responsabilità di un attacco. Intanto l’Arabia saudita è stata la prima a commentare i raid di Israele, condannandoli e parlando di violazione della sovranità e del diritto internazionale. Il Regno ha esortato tutte le parti a esercitare «la massima moderazione» e ha invitato la comunità internazionale ad agire per ridurre le tensioni e porre fine al conflitto regionale.
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