Elon Musk, panico tra i dipendenti pubblici: la missione per tagliare costi e posti di lavoro. Il sindacato: "Tattiche per seminare la paura"
Nominato da pochi giorni tagliatore di teste del prossimo governo federale americano, Elon Musk è già diventato il terrore di tutti gli impiegati pubblici dopo aver pubblicato sul suo account X, che ha oltre 200 milioni di follower, i nomi di chi potrebbe finire presto sotto la sua scure. Il nuovo segretario al dipartimento per l’efficienza energetica, creato ad hoc da Donald Trump per ricompensare gli sforzi del suo first buddy in campagna elettorale, non ha mai fatto mistero di voler tagliare posti di lavoro e perfino intere agenzie - l’ultima finita nel suo mirino è quella per la tutela finanziaria dei consumatori - ma questa volta è andato oltre. Non solo ha ripubblicato un post dell’account Datahazard, che si definisce un «Think Tank non allineato per l’efficienza del governo», nel quale si accusava la «direttrice della diversificazione climatica presso la International Development Finance Corporation» di svolgere un lavoro «inutile, con i soldi dei contribuenti», con tanto di nome e cognome. Ma il patron di Space X, che fino ad un anno fa si definiva «super pro clima», ha pure commentato: «Ci sono così tanti lavori finti». Il post ha ricevuto più di 33 milioni di visualizzazioni e una tempesta di commenti negativi tanto che l’impiegata in questione è stata costretta a cancellare tutti i suoi account social. Musk ha attaccato anche la direttrice dei prestiti del dipartimento dell’Energia che nel 2010 lo aiutò a lanciare Tesla con un finanziamento da ben 465 milioni di dollari. Nel tritacarne è finita pure una consulente senior del Dipartimento per l’edilizia abitativa e lo sviluppo urbano. Nel post ripubblicato dal miliardario si sosteneva che la donna «non dovrebbe essere pagata 181.648,00 dollari dai contribuenti americani per essere 'consulente' sul clima». E Musk ha commentato: «Forse dà consulenze incredibili», accompagnando la frase sarcastica da due emoji sorridenti. «Queste sono tattiche che mirano a seminare terrore e paura tra i dipendenti federali», ha attaccato Everett Kelley, presidente della Federazione americana dei dipendenti governativi, che rappresenta più di 800.000 dei 2,3 milioni di impiegati pubblici. In un editoriale sul Wall Street Journal di qualche giorno fa Musk e il suo vice Vivek Ramaswamy hanno spiegato quale fosse la ricetta dell’efficienza, dandosi perfino una scadenza, il 4 luglio del 2026, il giorno dei 250 anni degli Stati Uniti: cancellazione di norme, tagli nell’amministrazione e risparmio dei costi. E hanno tenuto a sottolineare che il loro è un impegno da «volontari esterni e non da funzionari o dipendenti federali». «A differenza delle commissioni governative e dei comitati consultivi non ci limiteremo a scrivere rapporti. Noi taglieremo i costi», hanno avvertito i due titolari del Department for Government Efficiency, il Doge, sottolineando che il numero dei dipendenti federali da eliminare dovrebbe essere «direttamente proporzionale al numero di norme abolite». «La nostra stella polare sarà la Costituzione», hanno assicurato ma tra i corridoi dei palazzi governativi a Washington il panico è ormai seminato.