Giovedì 12 Dicembre 2024

Putin non vedrà Assad: Mosca tratta con i ribelli sulle basi russe

La decisione di concedere asilo politico a Bashar al-Assad è stata presa direttamente dal presidente russo Vladimir Putin, come ha confermato Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino. Tuttavia, un incontro tra Putin e il deposto presidente siriano non è in programma, secondo quanto riferito da Ria Novosti. Peskov ha dichiarato: «Non esiste un incontro del genere nel programma ufficiale del presidente. Non c’è nulla da dire su dove si trovi il signor Assad al momento».

Le priorità russe in Siria: le basi militari

Escluso un dialogo diretto con Assad, l’interesse principale della Russia si concentra sulle sue basi militari in Siria, come quella aerea di Hmeimim e quella navale di Tartus. Il loro futuro sarà oggetto di trattative con le nuove autorità siriane, nate dalle macerie del regime baathista. La Russia sembra aver negoziato garanzie con la coalizione ribelle e jihadista Hayat Tahrir al-Sham (Hts), offrendo l’uscita sicura di Assad in cambio di un accordo sulla permanenza militare russa.

L’abbandono di Assad: un pragmatismo calcolato

L’influenza russa in Siria è stata minata dalla guerra in Ucraina e dalle perdite subite dai suoi alleati filo-iraniani in Libano e Siria. Inoltre, l’esercito siriano si è rivelato incapace di difendere il regime, portando al collasso del sistema baathista. Davanti a questa situazione, Mosca ha scelto un approccio pragmatico, voltando pagina e cercando un dialogo con i ribelli sunniti di Hts. L’analista Marianna Belenkaya sottolinea che Mosca mantiene margini di manovra importanti: il diritto di veto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, buoni rapporti con i Paesi arabi, e una posizione strategica nei confronti di Turchia e Occidente, che potrebbero avere bisogno della Russia per stabilizzare la regione.

Il futuro della Siria: un nuovo equilibrio

Il crollo di Assad rappresenta una svolta epocale per il Medio Oriente, ma non porta automaticamente a una Siria filo-occidentale. Mosca continuerà a esercitare la sua influenza attraverso accordi con i nuovi leader siriani, cercando di garantire i propri interessi militari e geopolitici. Il futuro della Siria potrebbe anche dipendere dalle scelte del prossimo presidente degli Stati Uniti, che al momento ha dichiarato disinteresse per un intervento diretto, ma le dinamiche potrebbero cambiare rapidamente.

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