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Caccia ai filo-Assad in Siria, esecuzioni sommarie e rapimenti: scattano le vendette dopo decenni di oppressione

La maggior parte delle vittime sono alawite, la branca dello sciismo identificata da decenni con gli Assad. Ma tra gli uccisi ci sono anche cristiani. E non mancano soldati dell’esercito spariti nel nulla nelle concitate ore della resa dell’esercito governativo.

«Inevitabili» e «fisiologiche» ma sempre raccapriccianti sono le immagini provenienti dalla Siria, appena uscita da più di mezzo secolo di potere repressivo incarnato dalla famiglia Assad, di uccisioni sommarie compiute contro civili filo-regime e militari governativi da parte di bande armate che operano nel contesto, ancora caotico, segnato dall’avvento al governo della coalizione jihadista filo-turca di Hayat Tahrir ash Sham (Hts).

Le vittime: alawiti, cristiani e soldati governativi

La maggior parte delle vittime sono alawite, la branca dello sciismo identificata da decenni con gli Assad. Ma tra gli uccisi ci sono anche cristiani. E non mancano soldati dell’esercito spariti nel nulla nelle concitate ore della resa dell’esercito governativo.

I video degli orrori: civili e militari giustiziati

Nell’arco dell’ultima settimana l’ANSA ha potuto visionare e verificare come autentici una ventina di filmati provenienti da varie zone della Siria centro-occidentale. In essi si mostrano civili e militari associati agli Assad giustiziati sommariamente, i loro corpi trascinati per strada, percossi e oltraggiati.
E’ il caso di Abu Ali Ashur, indicato come «un informatore dei servizi di sicurezza» del regime. Il suo corpo scomposto e senza vita è trascinato vicino a un secchione delle immondizie. Tre uomini sfogano la loro antica rabbia contro il suo viso prendendolo a schiaffi e calci. Uno gli urla addosso: "Maiale!». Un altro lo picchia e urla quasi piangendo.

Esecuzioni di soldati governativi

Anche due giovani soldati governativi, nascosti in un capanno a ovest di Hama, sono stati trovati, trascinati fuori nei campi, fatti inginocchiare e poi fucilati. «Maiali alawiti» è il grido con cui gli armati sparano rabbiose raffiche di fucili sulle loro schiene inermi.

Altri casi di brutalità: collaboratori e civili cristiani

A Idlib, nel nord-ovest, un altro presunto collaboratore del regime è catturato e ucciso. Il suo corpo, appeso per il collo e con i genitali scoperti, viene trascinato per le strade da un’auto. Persone lo prendono a calci e lo insultano. Filmati di questo tipo provengono anche da zone come Latakia, Homs e Damasco.
Tra i civili, si segnala il caso di Saaman Sotme e sua moglie Helen Khashouf, cristiani di Jamisliye, nella regione di Tartus, uccisi a sangue freddo nella loro casa.

Orrori negli ospedali e silenzio dei media

In un altro filmato, militari governativi ricoverati sui letti dell’ospedale militare di Manbij nel nord, vengono interrogati sommariamente dai miliziani e poi crivellati di colpi sulle lettighe della corsia. La carrellata degli orrori continua ogni giorno, ma in sordina, lontano dai media e in quantità «non allarmanti», secondo gli osservatori. Questi definiscono tali atti «inevitabili» e «fisiologici» dopo decenni di violenza perpetrata da siriani contro altri siriani in nome degli Assad.

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