Nessuno dei due leader o dei loro entourage ne ha parlato, ma media e analisti concordano sul terreno di discussione dell’incontro della premier Giorgia Meloni con Donald Trump, nel riservatissimo faccia a faccia a sorpresa a Mar-a-Lago: dai dazi alla Nato, dall’Ucraina al Medio Oriente, oltre naturalmente al caso Sala. Un fitto colloquio tra dossier geopolitici e rapporti bilaterali tra i due stretti alleati.
SpaceX e il ruolo di Elon Musk nell’incontro Meloni-Trump
Di Elon Musk, mediatore dell’incontro e asso nella manica di Meloni, non si è vista traccia a Mar-a-Lago, ma i suoi progetti di investimento in Italia continuano ad aleggiare e, anzi, a prendere corpo. È dell’ultima ora, infatti, la notizia rilanciata da Bloomberg secondo la quale proprio i colloqui tra Trump e Meloni abbiano impresso un deciso impulso al dossier SpaceX per un contratto di 5 anni che prevede la fornitura al governo di servizi di telecomunicazione sicuri, un’operazione dal valore di 1,5 miliardi di euro.
Il progetto prevede un sistema criptato di massimo livello per:
- Le reti telefoniche e i servizi internet governativi.
- Le comunicazioni militari.
- I servizi satellitari per le emergenze.
Certo, manca ancora l’ok definitivo su cui pesano dubbi e contrasti – riporta sempre Bloomberg – da parte di alcuni funzionari dell’amministrazione italiana, preoccupati per l’impatto sugli operatori locali di telecomunicazioni. A favore c’è però il sostanziale nulla osta dei servizi di intelligence di Roma e del ministero della Difesa italiano.
Gli altri temi affrontati: dazi, Nato e Ucraina
Tutto questo non mette in secondo piano il peso degli altri temi affrontati:
- La minaccia di una nuova guerra commerciale, anche contro l’Europa.
- La riduzione del sostegno americano ai Paesi della Nato che non rispettano il contributo del 2% del PIL per le spese militari, tra cui l’Italia.
- La situazione in Ucraina e il desiderio di Trump di arrivare a un accordo di pace, le cui condizioni però restano poco chiare.
La premier Meloni si è recata in Florida con la preoccupazione che nuovi dazi danneggino il made in Italy, che dipende dall’export e rischia una battuta d’arresto con conseguenze sull’ancora debole ripresa economica. L’Italia, pur non avendo raggiunto il 2% del PIL in spese militari, si è impegnata a farlo e può vantare il maggior contributo di personale nelle missioni di pace a livello internazionale. Tuttavia, Trump potrebbe chiedere un aumento sino al 5%.
Meloni come interlocutore chiave tra USA e UE
Nonostante le difficoltà, Meloni può contare su una forte apertura di credito da parte di Trump, che ha elogiato la sua leadership. Questo potrebbe consolidare il suo ruolo di interlocutore chiave tra le due sponde dell’Atlantico, facendola emergere come un ponte diplomatico tra USA e UE.
Un tale riconoscimento rafforzerebbe la posizione internazionale di Meloni, ponendola al centro delle tensioni geopolitiche e delle relazioni transatlantiche.
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