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Accordo Israele-Hamas per gli ostaggi? Nessuna traccia dei piccoli Kfir e Ariel Bibas rapiti con la mamma

Nella lista «umanitaria» degli ostaggi che Hamas dovrà rilasciare per primi se l’accordo andrà in porto ci sono donne, bambini, uomini sopra i 50 anni o feriti. La censura militare ha autorizzato i media israeliani a pubblicare il contenuto dell’intesa in tre fasi. Tra i 33 rapiti del primo gruppo ci sono gli unici due bambini che non furono rilasciati a novembre del 2023: Kfir e Ariel Bibas, trascinati via dai terroristi dal kibbutz di Nir Oz a Gaza con la madre Shiri il 7 ottobre, quando avevano 9 mesi e 4 anni. Il padre, Yarden, fu portato via separatamente.

Di loro non si sa nulla da più di un anno. Hamas dichiarò nei mesi scorsi che erano rimasti uccisi in un bombardamento israeliano sulla Striscia, comunicandolo in diretta al padre in un drammatico video poi reso pubblico. Finora però l’Idf non ha trovato nell’enclave alcuna prova che Kfir, Ariel e la madre siano effettivamente morti. Ora, se l’accordo sarà siglato, i parenti potranno conoscere finalmente la verità sulla sorte dei loro cari. Per martedì sera il Forum delle famiglie ha previsto un intervento pubblico del nonno dei due bambini dai capelli rossi, Eli.

Queste, evidentemente, sono ore di grande speranza per i parenti, ma anche di profonda angoscia. Le immagini che hanno mostrato Shiri Bibas mentre tiene in braccio i due figli, proteggendoli con una coperta, smarrita, terrorizzata, con i miliziani islamici che le fanno strada per portarla via, sono tra i fotogrammi più dolorosi del 7 ottobre.

Un episodio dei mesi scorsi ha portato la tragica storia della famiglia Bibas anche in Italia, a Napoli. Dove una turista israeliana, parlando con un cameriere in pizzeria, ha scoperto che l’uomo aveva incontrato Yarden tempo prima, mentre era in viaggio e si era fermato a mangiare nel ristorante del capoluogo partenopeo. Il cameriere le ha raccontato che erano diventati amici e le ha detto il nome del connazionale. Solo a quel punto la turista israeliana ha capito che il cameriere era ignaro di che cosa gli fosse accaduto e che il suo amico era stato rapito e portato a Gaza, così come i figli e la moglie. Forse adesso, anche quel cameriere napoletano sta aspettando loro notizie.

Dopo un anno e tre mesi dal massacro, nella comunità di Nir Oz - dove un quarto dei 400 residenti è stato ucciso o rapito - non ci vive più nessuno. E’ stato uno dei kibbutz aggrediti con maggiore furia da Hamas. I soccorritori hanno affrontato uno sterminio con modalità mai viste prima. Israele aspetta ora di conoscere il destino di quei due bambini e dei loro genitori.

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1 Commento

Marini

14/01/2025 08:31

Se è così, nessun accordo e andare in fondo fino allo sterminio di Hamas e dei suoi fiancheggiatori

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