
La Nato terremotata dal capo del Pentagono Pete Hegseth, su mandato del commander-in-chief Donald Trump, si ritrova all’improvviso divisa, con gli USA da una parte a dettare la linea sulla pace in Ucraina e su una maggiore condivisione degli oneri di spesa (sul principio sono tutti d’accordo, sul "quanto" meno), l’Europa a subire senza poter toccare palla dall’altra. E Kiev sotto shock, più o meno nel mezzo.
«Non è un tradimento», ha sbraitato Hegseth al quartier generale a Bruxelles all’inizio della ministeriale. Eppure alcuni alleati la vedono proprio così.
Kiev cerca di rassicurare, ma le certezze vacillano
L’ucraino Rustem Umerov, che ha avuto incontri bilaterali sia con Hegseth che con il segretario generale Mark Rutte, ha cercato di salvare la faccia. «Noi continuiamo la lotta, siamo forti, siamo capaci, ce la faremo», ha dichiarato ai giornalisti ringraziando i partner per gli aiuti militari, che stanno continuando nonostante tutto. È chiaro, però, che le certezze iniziano a vacillare.
Rutte, consapevole del suo ruolo di mediatore, ha cercato di calmare le tensioni: «Siamo una famiglia ma siamo anche un’alleanza di democrazie e magari non siamo sempre tutti d’accordo», ha detto. «Vediamo come evolve ora la situazione, l’Ucraina deve essere coinvolta nei negoziati di pace».
Europa marginalizzata: scontro sul negoziato
La frattura più evidente tra Washington e Bruxelles corre proprio sul tema del negoziato, perché l’Europa non ci sta a rassegnarsi al ruolo di comprimaria. «Non esiste un accordo siglato alle nostre spalle», ha tuonato l’alto rappresentante Kaja Kallas, presente al Consiglio Nato-Ucraina. «Ogni intesa rapida sarà un affare sporco, vedo una situazione simile a quella di Monaco nel 1938: l’appeasement non funziona».
Paragoni pesanti, che trovano sostegno anche nelle parole del presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa, che in una nota ha sottolineato come la pace in Ucraina e la sicurezza dell’Europa siano inseparabili, aggiungendo che la pace non può essere un semplice cessate il fuoco.
Kallas, appoggiata dal ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, si è poi lamentata sul metodo. «Non è una buona tattica di negoziazione se si dà via tutto prima ancora che le discussioni siano iniziate», ha detto, una strategia che Pistorius ha definito «deplorevole».
Garanzie di sicurezza e rischi futuri
Ora, infatti, è da capire quali possano essere le garanzie di sicurezza utili a Kiev per evitare di essere attaccata di nuovo. «Abbiamo bisogno di una pace duratura, non di una Minsk-3, non possiamo permettere a Putin di vincere», ha sintetizzato Rutte al termine della giornata, ponendo l’accento sui punti che uniscono l’Alleanza e non su ciò che la divide.
«Una Nato spaccata, con l’Europa da una parte e gli USA dall’altra, sarebbe il miglior regalo a Mosca, dobbiamo tenerla unita», ha sottolineato il ministro italiano Guido Crosetto. Tuttavia, ha constatato che molti Paesi hanno espresso contrarietà alla posizione presa dagli USA sull’ingresso dell’Ucraina nella Nato.
Conferenza di Monaco: l’ultima chance per l’unità atlantica?
Ora bisogna vedere se all’indignazione seguirà qualcosa di più costruttivo oppure se gli USA avranno gioco facile a usare l’antico strumento del divide et impera. Alla Conferenza di Monaco, che si apre domani, ci saranno ampie occasioni d’incontro tra europei, americani e ucraini – il G7, il Quint, una girandola di bilaterali – e la possibilità di ricucire, in teoria, ci sarebbe.
Ma Trump non ha dato segno di essere interessato a coinvolgere l’Europa, per la delizia dello zar, che da sempre ha come obiettivo quello di far fuori l’UE.
«Per la Nato questo è il momento della verità», ha ammonito il ministro della Difesa francese Sébastien Lecornu.
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