
Un cessate il fuoco totale di tre giorni in occasione dell’80 anniversario della vittoria dell’Unione Sovietica nella seconda guerra mondiale. E’ la proposta che Vladimir Putin mette sul tavolo a sorpresa, dicendosi pronto a una tregua di 72 ore nei combattimenti dalla mezzanotte dell’8 maggio alla fine del 10 maggio. Mosca chiede all’Ucraina di aderire alla richiesta e promette che «tutte le ostilità saranno sospese durante questo periodo": «la Russia ritiene che la parte ucraina debba seguire questo esempio», aggiunge il Cremlino, minacciando che in caso di violazioni del cessate il fuoco da parte ucraina, le forze armate russe forniranno una risposta «adeguata ed efficace». La risposta ucraina non si fa attendere e Kiev rilancia per voce del suo ministro degli Esteri, chiedendo a Putin un cessate il fuoco immediato della durata di un mese. «Se la Russia vuole davvero la pace, deve cessare il fuoco immediatamente. Perchè aspettare fino all’8 maggio? Se si può fare un cessate il fuoco ora e da qualsiasi data nei prossimi 30 giorni, allora è reale, non solo per una parata», ha scritto sui social media il ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha. «L'Ucraina è pronta a sostenere un cessate il fuoco duraturo, duraturo e completo. Ed è ciò che proponiamo costantemente, per almeno 30 giorni», aggiunge Kiev.
Nemmeno la Casa Bianca sembra ritenere accettabile la proposta di Putin, che aveva già nelle settimane scorse proposto una tregua salvo poi violare il cessate il fuoco bombardando Kiev. Donald Trump desidera vedere «un cessate il fuoco permanente», il presidente degli Stati Uniti è «sempre più frustrato» con i leader di Russia e Ucraina, dice la portavoce dell’amministrazione Usa, Karoline Leavitt ai giornalisti. Putin, nella sua dichiarazione, ha anche detto di essere pronto a collaborare in modo costruttivo con i partner internazionali per affrontare le «cause profonde» del conflitto. Una formula che Mosca utilizza per sottolineare le sue linee rosse nei negoziati, ovvero impedire all’Ucraina di entrare nella NATO e legittimare lo status quo sui territori conquistati. Lo chiarisce il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, secondo cui condizione di qualsiasi negoziato con Kiev è il riconoscimento internazionale dell’annessione della Crimea e di altre regioni ucraine da parte della Russia. «Il riconoscimento internazionale dell’identità russa della Crimea, di Sebastopoli, della Repubblica Popolare di Donetsk, della Repubblica Popolare di Lugansk, della regione di Kherson e della regione di Zaporizhia è imperativo», ha detto il capo della diplomazia russa all’emittente brasiliana O Globo.
Intanto, scrive il Wall Street Journal citando fonti militari e di intelligence occidentali, la Russia sta espandendo le sue basi militari e si prepara a rafforzare le truppe nelle regioni di confine europee. «A circa 100 miglia a est del confine con la Finlandia, nella città russa di Petrozavodsk, gli ingegneri militari stanno espandendo le basi militari dove il Cremlino prevede di creare un nuovo quartier generale dell’esercito per supervisionare decine di migliaia di soldati nei prossimi anni», scrive il Wsj. «Questi soldati, molti dei quali ora in prima linea in Ucraina, dovrebbero costituire la spina dorsale dell’esercito russo che si prepara ad affrontare la NATO», aggiunge il giornale americano.
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