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Allevi: "Voglio un mondo più solidale che si ispiri alla sensibilità femminile"

Intervista esclusiva al pianista, compositore-filosofo in viaggio con il Summer Tour

E’ iniziato con la standing ovation della platea internazionale del KKL di Lucerna, il Summer Tour 2021 di Giovanni Allevi, l'amatissimo pianista, compositore-filosofo che ha dato un volto nuovo alla musica classica.

Maestro, che sensazioni ha avuto tornando a calcare un palcoscenico dopo tutti questi mesi?

«È stato diverso. Era come se i suoni, le immagini, le sensazioni mi giungessero moltiplicate per dieci. All'inizio ho fatto fatica a gestire le emozioni. Poi però ho capito che era meglio farsi travolgere».

Col suo pianoforte farà risuonare le emozionanti note della nuova “Kiss me again” e dei suoi intramontabili successi, nelle location più esclusive italiane, per una estate di rinascita. Ha girato il videoclip a Reggio Calabria; ad attenderla adesso, l’11 agosto, è il Tirreno Cosentino e il Teatro dei Ruderi di Cirella di Diamante.

«“Kiss me again” è per me come un figlio, una composizione nata durante la pandemia, che sul palco del KKL di Lucerna ha ricevuto il suo primo applauso. Sarà un'emozione travolgente riportarla nel luogo magico in cui ne abbiamo girato il video, e prima ancora nel teatro antico dove ho fatto uno dei primi concerti della mia storia artistica».

In uno degli ultimi tweet ha detto di ricordare le “singole pietre” del Teatro dei Ruderi. Che concerto sarà quello a Cirella?

«È vero! Ricordo ogni singola pietra del Teatro dei Ruderi. In quel luogo eterno, ci sarà un pianoforte, e aggrappata a esso, un’anima tormentata in cerca del paradiso».

Stella d'Oro “al valor mozartiano”, conferita dalla Mozart Association, Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, Premio Falcone e Borsellino e Ambassador di Save the Children, si ispira a qualcuno o qualcosa il Maestro Giovanni Allevi?

«Al femminile. Se è vero che si sta affacciando all'orizzonte un mondo più bello, voglio che sia femminile, più solidale, meno competitivo. La sensibilità femminile è l'elemento che manca in questo mondo arido ed è per me di grande ispirazione».

Sa che è responsabile di un profondo rinnovamento della musica colta, riportando l'arte della composizione all'attenzione delle nuove generazioni? Non ha, per questo, paura di non piacere o non essere del tutto capito?

«I miei detrattori sono persone che hanno bisogno di contenuti autoritari a cui affidarsi, e trovano destabilizzante una figura artistica e intellettuale che è espressione della libertà. Non essere compresi, per come la vedo io, è una nota di merito».

Ha calcato i palchi delle più importanti sale da concerto del mondo, dalla Carnegie Hall di New York al Teatro alla Scala di Milano, fino all’Auditorium della Città Proibita di Pechino. Cosa le chiedono gli ammiratori?

«Ora che ci penso, i miei ammiratori non mi hanno mai chiesto nulla. Ho sempre ricevuto da loro un grande calore ed emozione. Anche se non me lo chiedono espressamente, io cerco di dare sempre il massimo per onorare la loro attenzione. Siamo legati da un profondo amore reciproco».

Recentemente è stato autore e conduttore di una innovativa docu serie in onda su Rai Play: “Allevi in the jungle”. Ritiene che la Tv abbia amplificato e favorito la sua popolarità?

«Immagino di sì. Tuttavia, per ingenuità, non mi sono mai preoccupato della mia popolarità. La fama è un concetto troppo labile e relativo. Meglio concentrarsi su ciò che conta davvero: creare!».

Il suo concerto rientra nella rassegna “Exit. Deviazioni in arte e musica”, curata da “Piano B Event Project Management”. Volendo fare una sorta di percorso parallelo, con la sua carriera e il suo essere, non le sembra che il nome della rassegna e Allevi siano proprio “l’uscita” dalla consuetudine auspicata e cercata?

«Il grande paradosso è che nella mia vita quotidiana fuggo qualunque minimo cambiamento. Sono avvolto nella ripetitività ossessiva dei gesti, e ogni uscita dalla consuetudine genera in me ansia. Poi arriva la mia musica che come un vento impetuoso fa saltare tutte le rigidità e io torno a respirare. Ecco, credo che la mia musica incarni lo spirito della rassegna, più che la mia persona, bloccata tra mille paranoie»

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