Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

"Now and Then" dei Beatles: la musica di mezzo secolo fa che oggi è futuro

Un titolo profetico: il dopo uguale al prima, come una scintilla d’eterno

E’ stato come dissolversi, perdere materia, come rarefarsi. È stato pure come accovacciarsi in un angolo sicuro e percepire immensità. Come in quei sogni che ti scuotono il sonno per quanto sembrano veri.

Chi ama i Beatles lo sa. E da quando McCartney ha annunciato che sarebbero tornati da dovunque fossero... non aspettava altro che ascoltare l'inatteso, l'inedito. Il piano duro che s'appoggia sulla chitarra, gli archi elastici. Un paio di accordi minori, minimali, risvolti maggiori, qualche arpeggio, l'assolo. Una ballad che nel ritornello sa di pop. La voce di John scordata e indimenticabile. Il genio di Paul fresco e consapevole. Basso e batteria puliti, senza invadenze, alla Ringo. Le corde di George come le aveva pensate lui quando negli anni 90 aveva messo mani per la prima volta al progetto. E parole capaci di cambiare il loro stesso senso.

Poi c'è quel titolo profetico, “Now and Then”, che ha fuso i piani del tempo facendo apparire magicamente il dopo uguale al prima. Di più, ha svelato definitivamente che quel prima, la loro musica di mezzo secolo fa, fosse già tanto avanti da potersi spingere fin qui senza sembrare fuoriluogo. È la forza di questa operazione, non ci sono forzature, è naturale, reale, con tutta la volontà e senza troppi sforzi. Li senti insieme e li riconosci. Basta.

E tutto suona, in un'armonia miracolosa, viva. Corale. Tocca e rintocca. Come fa il tempo stesso, quando lo tiri fuori dalla propria dimensione per consegnarlo a qualcosa di più eterno. Di assolutamente eterno.

È stato facile immaginarseli tutti insieme in una stanzetta dei Capitol Studios di Los Angeles a registrare, con Gilles Martin (il figlio dell'altro George) a dirigere.
L'ultima canzone dei Fab Four che esce insieme alla prima (Love me do) e chiude un cerchio che per definizione è infinito.

La machine learning, “la tecnologia di Jackson” (come la chiama McCartney) stavolta non ha creato. Non serviva. Non le è stato chiesto. Ha fatto la macchina, ha servito l'uomo. Anche se quell'uomo non c'è più, anche se ci fosse e non sarebbe più com'era e chissà come sarebbe stato.
Una rivoluzione senza violenza. Perché «ciò che è morto non muoia mai».

Caricamento commenti

Commenta la notizia