Ha vinto la Svizzera, non perché la canzone fosse migliore delle altre ma solo per riaffermare il principio di neutralità della musica. Diversamente, sabato sera all’Eurovision Song Contest sarebbero dovuti intervenire i caschi blu dell’Onu. Con la cantante israeliana sommersa dai fischi, il rappresentante dell’Olanda squalificato per aver aggredito un componente dello staff, le manifestazioni pro Palestina con Greta Thunberg fuori dall’arena di Malmoe che ospitava la manifestazione, adesso ci spieghiamo l’ingresso della Svezia nella Nato: era solo precauzione. A 50 anni dalla vittoria degli Abba con Waterloo, insomma, il titolo della canzone poteva risultare sinistro, ma l’organizzazione paramilitare con la quale viene messa in piedi annualmente questa sagra della tamarraggine internazionale, ha fatto in modo che niente sia stato lasciato al caso. Cambi velocissimi su palcoscenico vasto quanto il Molise, per dare spazio alle varie scemografie (la m non è un errore) dei cantanti in gara. E, qui, abbiamo visto il meglio (o il peggio della scena artistica mondiale). I lituani suonavano con una trappola per topi spacciandola per un antico strumento, i Nebulosa spagnoli si confondevano con i nostri Jalisse, la Gran Bretagna presentava una versione hot dei Village People, Ucraina e Norvegia cantavano su uno scoglio, ora in vendita all’Ikea, sotto il nome di Aaltsund per raggiungere gli sportelli dell’armadio Brimnes e la metà di coloro che si sono esibiti sembravano vestiti dal costumista del Trono di Spade. Menzione speciale per la cantante irlandese che, a parte la bruttezza della canzone, si è esibita in una sorta di sabba satanico dalle vaghe atmosfere celtiche e prossimamente verrà scomunicata dall’Esc inteso come Eurovision Song Cattolic. Nonostante “La Noia”, in gara per l’Italia, riecheggiasse un ritmo esotico, nulla ha potuto contro altri pezzi che marcavano atmosfere più folkloristiche, in linea con i paesi di provenienza, ma Angelina Mango, arrivata settima e che ha fatto registrare il più alto picco di ascolti durante la sua esibizione, facendo balzare lo share al 59,4% con oltre 6 milioni di telespettatori (un record), è stata impeccabile: attorniata da cinque ballerine, ha sprigionato una energia contagiosa per il pubblico che l’ha acclamata. Non possiamo dire lo stesso, invece, dei nostri commentatori. Gabriele Corsi ormai veterano delle telecronache Esc ha speso tutte le sue risorse per compensare la svogliatezza e le banalità di Mara Maionchi, che, sia detto per inciso, ha un po’ saturato il palinsesto, visto che figura in 4 programmi contemporaneamente. A vincere, quindi, è stato Nemo, cantante svizzero come il formaggio coi buchi, che ha raccolto sia i voti espressi delle giurie dei vari Paesi in gara, molti dei quali gli hanno tributato il punteggio massimo, sia le preferenze del pubblico espresse con il televoto. Il testa a testa finale, ha visto infatti, prevalere The Code, canzone sul percorso di accettazione attraversato da Nemo, che definisce la sua identità non binaria, sul favorito Rim Tim Tagi Dim, pezzo di ineguagliabile rumorosità che racconta una storia a metà fra “il ragazzo di campagna” e la canzone dell’emigrante, ma che, certamente, diventerà il tormentone estivo delle spiagge croate, per la gioia del cantante Baby Lasagna. E, comunque, potevate dirlo che era una gara culinaria, avremmo messo in gara la Norma, intesa come pasta, eseguita da Cracco, ed era fatta! Così l’anno prossimo l’Eurofestival si svolgerà in qualche cantone elvetico e a presentarlo ci saranno probabilmente Guglielmo Tell e Michelle Hunziker, che sono i personaggi svizzeri più noti dopo la cioccolata.