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Ultimo: «Non conosco coetanei che votino o vadano in chiesa. La politica è lontana dalla gente. I social? Stiamo diventando amebe»

Un'intervista a 360 gradi, in cui tocca tantissimi argomenti. Da quelli privati alla politica. Ultimo, uno dei cantanti più amati soprattutto dai giovani, che sarà a Messina il 28 giugno per il concerto allo Stadio San Filippo si è raccontato al Corriere della Sera in un'intervista ad Aldo Cazzullo. «Essere giovani oggi è tremendo. Perché sei senza punti di riferimento. Non conosco nessun ragazzo della mia età che vada a votare e nessuno che vada in Chiesa. Io non ho mai votato in vita mia. Non dico sia giusto. Non me ne vanto, non me ne vergogno. Certo non è colpa dei giovani. La politica è scarsa. Non parla ai ragazzi e non ci prova neppure. Non parla a me che ho 28 anni; figuriamoci a un diciottenne», spiega il cantante.

E ancora: «Siamo stufi di questa spaccatura tra destra e sinistra. Immagini quale effetto avrebbe un politico che dicesse: io non scelgo né la destra né la sinistra. Scelgo l’alto. Sono contrapposizioni che hanno stancato. Fascisti e comunisti: i giovani non ne possono più. Cos’è la sinistra? L’ipocrisia del buonismo? Cos’è la destra? Il cattivismo di chi chiude i porti a coloro che muoiono in mare?». Ultimo parla anche di Elly Schlein («Boh, io a volte fatico a capire di cosa parla?») e della Meloni («Non sento nessuno, neppure la Meloni, affrontare quello che sta a cuore ai giovani. Non vedo politici in strada, nei bar, tra la gente. In tv non c’è una buona notizia. Guerre. Bombe»). Politica colpevole ma a comandare sono «i padroni del Mercato. I giganti del commercio digitale. Quelli che non pagano le tasse: un menefreghismo vergognoso. Lo Stato perseguita l’idraulico che ha evaso venti euro, e si disinteressa di quelli dei paradisi fiscali. Chi ha di più deve dare di più. Invece abbiamo costruito un mondo in cui più sei ricco, meno paghi. Un mondo al contrario».

Il cantautore romano ha parlato anche dei giovani e dei social. «Troppi ragazzi passano dieci, dodici ore al giorno a scrollare video su TikTok. I social ti anestetizzano. Ti stuprano il cervello. Nei social siamo dentro tutti. Ma un conto è postare una foto; un altro passarci la giornata. Qualche volta ci casco pure io; figurarsi un dodicenne. Guardi il video di uno che cucina, il video di uno che cade dal terzo piano, il video sulla tua squadra preferita, il video sul tuo cantante, il video di uno che cade in bicicletta... Ti dà dipendenza. Ci stiamo addormentando. Stiamo diventando amebe».

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