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“Il senso della misura”, i sentimenti cantati e suonati da Mario Incudine

A dodici anni dall’ultimo album, nuovo disco del cantautore ennese. Dodici brani «rappresentativi di un periodo» che raccontano l’amore, la guerra e il legame indissolubile con la terra d’origine

L’amore come sentimento universale, nelle molteplici sfumature e declinazioni, ma anche la consapevolezza dell’età adulta, al centro de “Il senso della misura” di Mario Incudine, disponibile in cd e digitale. Prodotto da Mimì Factory e distribuito da Sony Music, il disco segna il ritorno alla canzone del cantautore ennese, alfiere della musica popolare d’autore siciliana, a dodici anni dall’album “Italia talìa” (secondo posto alla Targa Tenco e Premio Loano nel 2013) e dopo tanti progetti in cinema e teatro in veste di attore e compositore, tra cui le colonne sonore dei film “Famosa” (Alessandra Mortelliti) e “Cùntami” (Giovanna Taviani) e la rappresentazione di “Liolà” (Pirandello) diretta con Moni Ovadia.
Incudine torna con quello che definisce “disco della maturità”, in cui saggezza dell’età adulta e furore della gioventù si incontrano in un sano equilibrio. «Mi sono preso un tempo di scrittura netto per realizzare dodici canzoni che potessero essere rappresentative di un periodo, e soprattutto avessero qualcosa da dire – ci dice l’artista -. Superare la boa dei quarant’anni mi ha dato più serenità e calibrato la foga giovanile che un po’ viziava i dischi precedenti. “Il senso della misura” rappresenta quindi il manifesto di una maturità diversa, in cui si comincia piano piano a capire l’importanza di dare valore ad attimi di vita, amori e amicizie».

Ma perché dedicare tutto un disco all’amore?
«In questi anni ho raccontato il mio vissuto, leggendo tanto e ispirandomi a diversi poeti, Pedro Salinas su tutti, per approdare infine alla consapevolezza che c’è bisogno di raccontare l’amore. In fondo il poeta è un amplificatore di sentimenti, entra dentro la propria realtà per farne realtà di tutti. Poesia e canzone in tal senso sono fondamentali, perché in una poesia o canzone, in un vissuto e non vissuto, si può dare voce a quelle persone che vorrebbero farlo ma non hanno gli strumenti giusti, non sanno dirlo. La poesia dà voce a un sentimento universale e quale sentimento esiste più universale dell’amore?».

Un album che, come sottolinea l’autore, canta in italiano ma suona in siciliano, combinando dialetto e linguaggi diversi (anche spagnolo, portoghese e arabo), sonorità mediterranee e contemporanee, e raccontando, oltre all’amore, la guerra e il legame con la terra. Ogni traccia infatti corrisponde a un particolare sentimento. Ci sono le varie sfumature dell’amore per la donna, dalla più romantica alla più carnale, in brani come l’apripista “Se questo amore”, “I giorni dell’abbandono”, “Parlami d’amuri” e “Roma” (musica del messinese Tony Canto). C’è l’amore filiale nella toccante storia di “Cesarino” e nella dichiarazione d’affetto paterno di “Irene”; ma anche l’amore per la vita in “L’alba, il giorno e la notte” (con la partecipazione della figlia Iole). Un inno al disincanto e all’innocenza dei bambini, di fronte all’orrore della guerra, in “Giochi di bambine”; il forte legame col proprio luogo natio nella cover in siciliano di “Amara terra mia” (Domenico Modugno), con la partecipazione di Federico Quaranta, e nel singolo “Tienimi Terra”, scritto da Biagio Antonacci, che aveva realizzato con Incudine la hit del 2017 “Mio fratello”.

«Sono due facce della stessa medaglia – sottolinea l’artista - Mi piaceva raccontare il legame con la terra in questi due brani che parlano dell’immigrazione di ieri e di oggi, di chi scappa dal conflitto ucraino o dalla dittatura in Maghreb. Non a caso “Tienimi Terra” è un inno a tutto quello che significa essere uomini ed essere nomadi, perché, come diceva Hikmet, “nessuno sarebbe voluto partire, ma nessuno sarebbe potuto restare”. Quest’anno ho realizzato un progetto di riscatto dell’entroterra siciliano, “Cu resta arrinesci”, che capovolge un noto adagio, ossia: se riesci a rimanere nella tua terra, perché ci sono le condizioni per farlo, allora hai raggiunto l’obiettivo. Se devi andartene a causa di guerre, dittature, povertà, e non puoi rimanere, come è successo a noi siciliani, allora è un dramma, la terra diventa amara». Fra i collaboratori del disco il cantante palestinese Faisal Thaer, l’Orchestra della Magna Grecia e il cantautore caltagironese Kaballà (supervisione ai testi).

A un giorno dall’uscita, Incudine inizierà il tour dell’album, domani a Palazzo Adriano (Palermo), e toccherà diverse località siciliane, tra cui le zone messinesi di Roccella Valdemone (16 agosto), Antillo (20) e Castel Di Lucio (21).

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