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Piano Nazionale Scuola Digitale: aggiornamento condiviso e sostenibile tra riciclo e best practice

Una imponente, diffusa “azione culturale”. Il Piano Nazionale della Scuola Digitale, introdotto dalla legge 107/ 2015,  parte «da un’idea rinnovata di scuola, intesa come spazio aperto per l’apprendimento e non unicamente luogo fisico», e come “piattaforma” che metta studentesse e  studenti «nelle condizioni di sviluppare le competenze per la vita» in vista dell’impatto che avranno «nella società come individui, cittadini  e professionisti». Obiettivi che «saranno aggiornati nei contenuti e nei modi per rispondere alle sfide di un mondo che cambia rapidamente. Per questo servirà - e qui vi è l’investimento culturale e umano più grande - che tutto il personale scolastico, non solo i docenti, si metta in gioco, e sia sostenuto per abbracciare le necessarie sfide dell’innovazione : metodologico-didattiche per i docenti  e sfide organizzative per i dirigenti e personale».

Call to action e  questionario

Lo sforzo “collettivo” - evidenziato già allora nella presentazione del Pnsd sul sito istituzionale - acquista oggi nuovo vigore, nell’ambito della massiccia “call to action”, la chiamata all’azione promossa per aggiornare dopo sette anni il Piano dal Ministero, divenuto ufficialmente  dell’Istruzione e del Merito (MIM) come da denominazione decisa dal Governo con decreto legge n. 273 dell’11 novembre scorso, appena pubblicato in Gazzetta ufficiale.

Lo scorso martedì si è chiusa la fase di consultazione avviata attraverso la compilazione di un questionario rivolto al corpo docente. Una straordinaria occasione di crescita, un vero e proprio “cambio di approccio”, lanciato a livello nazionale durante la prima edizione di Didacta Sicilia, la fiera dell’innovazione nella scuola tenutasi il mese scorso a Misterbianco, durante la quale la dott.ssa Gianna Barbieri, a capo della Direzione generale per i fondi strutturali per l’istruzione, l’edilizia scolastica e la scuola digitale del MIM, ha annunciato appunto  l’avvio della consultazione generale con il mondo della scuola volta all’aggiornamento del PNSD. Una precisa scelta nella strategia di sensibilizzazione, lanciata proprio dalle aree del Meridione dove maggiore è il gap tecnologico e quindi il conseguente bisogno di strumenti di compensazione.   «La consultazione online per l’attualizzazione del nuovo PNSD avviata lo scorso 27 ottobre, dalla Direzione per i fondi strutturali per l’istruzione, l’edilizia scolastica e la scuola digitale, ha ricevuto un buonissimo riscontro - afferma la direttrice Barbieri - Ad oggi le risposte sono numerosissime e per questo siamo soddisfatti perché crediamo fermamente nella partecipazione attiva e propositiva. Siamo partiti dal cuore pulsante del sistema scolastico, dirigenti e docenti in primis, per dare una nuova veste al PNSD e ridefinirne le azioni. È fondamentale l’apporto di coloro i quali, nella quotidianità del “fare scuola”, hanno ben chiari gli effettivi bisogni e possono suggerire modalità e azioni nuove o più efficaci che terremo in considerazione».

 

Accompagnare le scuole

Ed è un “messaggio di serenità” quello che si è voluto rivolgere alle istituzioni scolastiche, cogliendone in particolare le esigenze di “accompagnamento” verso una transizione digitale che soprattutto in alcune regioni stenta parecchio a decollare, alla luce di criticità che proprio con l’azione di revisione si vuole superare al fine di migliorare l’efficacia dei risultati.  Si adotterà dunque, come ha evidenziato la Barbieri, anche una metodica differente nell’erogazione dei finanziamenti (fino ad oggi pari a 386 milioni di euro), non più “a pioggia”, sistema che aveva messo in crisi la stessa capacità tecnico-progettuale dei vertici scolastici nel partecipare ai bandi di gara o comunque realizzarne in maniera efficace i contenuti. Si punta quindi ora a “mettere a sistema” le esperienze vincenti e le progettualità rivelatesi utili nelle diverse istituzioni scolastiche, le “best practice” da replicare quali modelli virtuosi di sviluppo tecnologico. Il Ministero, intanto,  agisce su più fronti, attuando, come spiega ancora la dott.ssa Barbieri, quel percorso di condivisione in cui le singole componenti siano capaci di interagire.

 

Coinvolti gli stakeholder

Sono stati quindi coinvolti gli stakeholder, e cioè i rappresentanti delle principali piattaforme digitali con i quali avviare un ragionamento di sistema per evitare discrasie derivanti dalla realizzazione nelle diverse scuole di sistemi non dialoganti. Anche all’interno dello stesso Ministero si prefigura un’azione coordinata con le Direzioni generali del Personale e dell’Ordinamento scolastico, che è indispensabile coinvolgere, ad esempio, sui fronti dell’aggiornamento del curricolo digitale studentesco e della formazione dei docenti. E sotto questo ultimo aspetto è stata evidenziata l’assoluta necessità di una sincronizzazione tra i tempi delle forniture di attrezzature e  quelli dell’apprendimento legato al loro impiego.

Uno sforzo di condivisione dei risultati profuso anche nella comunicazione, e quindi sul sito del Ministero dell’Istruzione dove l’argomento trova ampio spazio anche con una sezione dedicata e con una newsletter  da inviare periodicamente alle scuole. Annunciata anche la costituzione di un Osservatorio Tecnologico, e cioè una piattaforma sulla quale riportare i dati inerenti le singole scuole.

Un occhio alla sostenibilità

Un altro aspetto di rilievo strategico è costituito dall’attenzione alla sostenibilità della transizione digitale: anche in questo ambito si punta ad un percorso centralizzato di smaltimento e riciclo delle componenti e attrezzature tecnologiche dismesse, che sovente giacciono dimenticate ingombrando locali scolastici, quando invece potrebbero avere nuova vita liberando preziosi spazi didattici.

 

L'intervento: necessarie strategie personalizzate

«Rientrando dopo tre giorni di Fiera Didacta Sicilia a Misterbanco ho portato con me il calore e l’entusiasmo di oltre 1.200 insegnanti e dirigenti scolastici che hanno partecipato ai nostri workshop - afferma Stefano Ghidini, fondatore di C2 group,  leader nella fornitura di prodotti e soluzioni rivolte al settore education - È emersa una grande voglia di confronto e la necessità di fare rete, anche al fine di realizzare una serie di progetti pilota diffusi su tutto il territorio che siano di esempio e di supporto».

«Ogni scuola ha le sue necessità ed è assolutamente errato pensare di poter standardizzare; aspettative diverse, competenze diverse ed anche tipologie di edifici diversi rendono sempre più importante personalizzare le strategie di ogni singola scuola ponendo al centro le esigenze di tutto l’ecosistema partendo dagli studenti, ma con grande attenzione anche agli insegnanti e a tutte le componenti che rendono viva la scuola». «Come emerso dalle indicazioni della Comunità Europea, ben ricordate anche dal Piano scuola 4.0, il ruolo degli stakeholders è sempre più importante in quanto riesce a coniugare le esigenze della scuola con quanto viene attuato nel mondo; l’apertura verso modelli come quello di European Schoolnet, grazie anche al Future Classroom Lab ed alle indicazioni di Indire, ci fanno ben comprendere che i modelli di trasformazione delle scuole non sono più dei meri esperimenti, ma sono realtà e consentono certi miglioramenti. Basandoci su elementi concreti atti a semplificare l’introduzione delle buone pratiche, portando innovazione basata non solo su arredi e tecnologie, ma un affiancamento formativo atto ad agevolare gli insegnanti ed i dirigenti nel loro progetto, è indispensabile attivare un servizio di supporto dedicato alle scuole. In questi giorni stiamo coinvolgendo i principali produttori di piattaforme e di tecnologie per veicolare sul territorio delle linee guida atte ad agevolare la progettazione dei nuovi ambienti. Il Piano scuola 4.0 (lanciato nei mesi scorsi dal Ministero, con lo stanziamento di 2,1 miliardi di euro del PNRR Istruzione per trasformare 100.000 classi in ambienti innovativi, ndr) prevede la trasformazione di almeno metà degli ambienti didattici, con la ricerca di nuovi spazi all’interno delle scuole da utilizzare per le attività didattiche passando dal concetto di classe a quello di scuola nel suo intero e all’utilizzo efficace delle piattaforme adottate .  In attesa delle linee guida da parte del Ministero vanno comprese le necessità delle scuole, per poter personalizzare il servizio e rendere concreto l’investimento».

«Significativa in tale prospettiva l’esperienza di  “supporto4puntozero”, un gruppo di dirigenti scolastici che, forti della competenza acquisita negli anni anche grazie al progetto Avanguardie Educative di Indire, possono incontrare le scuole interessate per pianificare i singoli passi volti alla definizione di un percorso di trasformazione. Grazie al supporto di diversi professionisti della scuola come le dirigenti Rita Coccia, Alessandra Rucci, Laura Biancato e Silvia Mazzone, che hanno negli anni adottato diverse metodologie di trasformazione delle scuole, possono essere concretamente offerte  soluzioni di affiancamento a distanza ed in presenza, partendo dall’analisi dell’esistente».

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