Per pubblicare sui social network immagini di minori di 14 anni è necessario il consenso di entrambi i genitori. Lo ha ribadito il Garante per la Protezione dei Dati personali con un provvedimento emesso a seguito di un reclamo presentato da una madre, che si era opposta alla pubblicazione di una foto del figlio minore da parte dell’ex compagno su Facebook.
La vicenda ha posto nuovamente al centro il tema della tutela dei dati personali e della riservatezza dei minori nelle piazze virtuali, dove spesso sono proprio i genitori a condividere immagini dei figli (il cosiddetto "sharenting") nelle occasioni più disparate e (teoricamente) private, dalle ecografie prenatali ai compleanni, dai momenti in famiglia ai "successi" sportivi o recite scolastiche, di frequente, peraltro, postando immagini nelle quali appaiono anche altre persone, sovente minorenni, completamente ignare della veicolazione dei propri dati personali in una "piazza" sconfinata e potenzialmente pericolosa, come quella digitale.
Dunque paradossalmente, sono proprio le persone che hanno la potestà genitoriale e sono giuridicamente deputate alla sorveglianza e alla tutela dei diritti di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, che finiscono con il violare tali diritti, disponendo dei dati personali dei figli in una maniera che può risultare lesiva. E ciò - va sottolineato - accade sistematicamente in maniera involontaria, senza una reale percezione del danno, a causa di una carente alfabetizzazione digitale e conoscenza dei rischi della rete, che non sono solo quelli di un uso degenere delle immagini dei minori (è accaduto che, ad esempio, siano state distorte con l'Ia e trasformate in materiale pedopornografico) ma anche, "semplicemente", le conseguenze legate alla permanenza in rete di immagini che il bimbo o la bimba, una volta nell'età adulta, potrebbe non gradire.
Il "caso" e la "battuta" fuori luogo
Secondo quanto riportato nel Registro dei provvedimenti n. 681 del 13 novembre 2024, nella riunione straordinaria alla quale hanno preso parte il professor Pasquale Stanzione, presidente, la professoressa Ginevra Cerrina Feroni, vicepresidente, il dottor Agostino Ghiglia, l’avvocato Guido Scorza, componenti del Garante, e il consigliere Fabio Mattei, segretario generale, il caso è nato quando la donna ha contestato la pubblicazione di una fotografia del figlio quattordicenne, ritratto insieme al fratello, anch’egli minore. L’immagine era accompagnata da un commento che sottolineava la somiglianza tra i bambini, nonostante fossero nati da madri diverse: la madre aveva chiesto al padre la rimozione, ritenendola lesiva di reputazione e riservatezza del figlio, senza ottenere riscontro.
Nella sua decisione, l’Autorità, presieduta dal professor Stanzione, ha ricordato che il consenso di entrambi i genitori è imprescindibile per pubblicare immagini di minori di 14 anni, anche in regime di affidamento condiviso. La pubblicazione, senza l’autorizzazione materna, è stata giudicata illecita. Il provvedimento richiama il Regolamento (UE) 2016/679 e il Codice in materia di protezione dei dati personali, evidenziando come la tutela dell’immagine dei minori rappresenti un diritto primario, rafforzato da numerosi precedenti. Come sottolineato nella nota inviata dalla madre, il trattamento di immagini personali di un minore rientra tra gli atti eccedenti l’ordinaria amministrazione, richiedendo quindi il consenso esplicito di entrambi i genitori, in linea con quanto stabilito dall’art. 320 del Codice civile. La foto pubblicata mostrava i bambini in modo nitido e facilmente identificabile, elemento che contraddiceva le giustificazioni del padre, il quale aveva sostenuto che l’immagine fosse poco chiara e rispettosa della privacy dei minori. Inoltre, il commento che accompagnava la fotografia – “Come ho fatto a farvi uguali con due mamme diverse? Boh” – è stato giudicato dall’Autorità come potenzialmente dannoso per la dignità dei minori, evocando una visione superficiale della genitorialità. Il Garante ha quindi adottato due misure: l’ammonimento nei confronti del padre e il divieto di ulteriori pubblicazioni dell’immagine senza il consenso di entrambi i genitori. L’ammonimento è stato considerato proporzionato in assenza di precedenti analoghi da parte dell’uomo. Inoltre, al padre è stato imposto di comunicare, entro 30 giorni, quali azioni abbia intrapreso per conformarsi al provvedimento.
Foto sui social: attenzione, non è un gesto innocuo
Questa decisione ribadisce l’importanza della tutela dei minori nell’era digitale. La pubblicazione di immagini sui social network, definiti nel provvedimento una “piazza telematica aperta”, richiede una valutazione attenta, considerando le conseguenze potenziali. Come indicato nella sentenza, la rete amplifica la diffusione di contenuti, rendendo concreta la possibilità di lesione dei diritti dei minori, senza che sia necessario dimostrare un pericolo specifico. Il caso rappresenta un monito per tutti i genitori: la condivisione di immagini di figli minorenni non è solo un gesto apparentemente innocuo, ma può avere implicazioni legali e personali significative.
Caricamento commenti
Commenta la notizia