Ritorna a Napoli, come promesso un mese fa, e parla subito della sua «enorme preoccupazione»: una emergenza rifiuti che, in Campania, potrebbe tornare presto, molto presto. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, chiama in causa una «folle incapacità», lancia l’allarme di un «disastro ambientale». E quando presenta la sua soluzione - «un termovalorizzatore in ogni provincia della Campania» - innesca una spaccatura con l’alleato di Governo. Il vice premier Luigi Di Maio, che nella «Terra dei fuochì è cresciuto, mette in chiaro che «gli inceneritori non c'entrano una beneamata ceppa e tra l’altro non sono nel contratto di Governo». Immediata la controreplica di Salvini: «Con i no i rifiuti li gestisce la camorra». E così prima ancora della crisi rifiuti, ad arrivare è stato un duro botta-risposta tra i vice premier. E dire che Salvini - che ha incassato anche una protesta dei centri sociali con un ragazzo ferito - a Napoli aveva iniziato a parlare del «bicchiere mezzo pieno». Dopo il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica aveva annunciato l’arrivo di "106 vigili urbani, 134 poliziotti, 54 carabinieri in più in città» ed un «cronoprogramma di sgomberi che riguarderà in primis gli edifici pericolanti e quelli gestiti dalla camorra». Tutto bene fino a quando non ha iniziato ad affrontare il rischio di una prossima crisi rifiuti. O meglio «di un disastro ambientale, una emergenza a livello mondiale sanitaria e sociale». «Dall’emergenza del 2008 siamo tornati indietro, nessun miglioramento - la sua accusa - Io non so cosa abbiano fatto gli amministratori locali e regionali negli ultimi decenni. Non c'è programmazione, c'è incapacità e dico incapacità perché se uno volesse pensare male, e non sono io, potrebbe supporre che non si è fatto niente come termovalorizzatori, come sistema di smaltimento, perché qualcuno ha interesse a che non si faccia niente». Da qui la sua 'soluzione': «Servono nuovi impianti, occorre il coraggio di dire che serve un termovalorizzatore per ogni provincia perché se i rifiuti li produci non li mangi e non li smaltisci». E da qui anche le polemiche. Il primo a mostrare tutto il suo dissenso è proprio l’alleato Di Maio. «Quando si viene in Campania e si parla di terra dei fuochi si dovrebbero tener presenti la storia e le difficoltà di questo popolo - scrive su Facebook - La terra dei fuochi è un disastro legato ai rifiuti industriali (provenienti da tutta Italia) non a quelli domestici. Quindi gli inceneritori non c'entrano una beneamata ceppa». Salvini non ci sta e alza il tiro: «Io sono per costruire e non per i no, perché con i no non si va da nessuna parte. Questo vale soprattutto per gli enti locali, penso a tutti quei sindaci e alla stessa Regione Campania che ha sempre detto no, no, no e con i rifiuti cosa facciamo? Li facciamo gestire alla camorra?». Neanche Di Maio ci sta e contro replica: «La camorra ha investito sul business degli inceneritori. Questo è il passato che non vogliamo più. Il futuro che vogliamo in tutta Europa è senza inceneritori e senza camorra». A non restare in silenzio è anche il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa: «Stiamo lavorando ogni giorno per portare l'Italia, e non solo la Terra dei Fuochi, fuori dall’ormai cronico ritardo nella gestione del ciclo dei rifiuti. Riduzione, riuso, recupero, riciclo, sono le quattro R che devono diventare un mantra per tutti. Chi non è in sintonia con queste direttrici vive in un’epoca passata». E se il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, risponde alle critiche ricordando che «Salvini ha sostenuto un Governo, quello Berlusconi, che è stato tra i principali responsabili dell’emergenza rifiuti», il titolare del Viminale avverte che il tempo è davvero poco: «A metà gennaio, ecco perché dico che è una emergenza annunciata, va in manutenzione l’unico termovalorizzatore in tutta la regione che andrà ad un terzo del regime. Se c'è un problema oggi, non possiamo affidarci alla divina provvidenza».