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Riforme, primo sì al referendum propositivo

La riforma che introduce il referendum propositivo in Costituzione, fortemente voluta dal M5S, compie il primo importante passo: la Commissione Affari Costituzionali della Camera ha infatti concluso l’esame degli emendamenti al testo che andrà in Aula mercoledì prossimo.

Esulta il M5s che ha ottenuto il sostegno della Lega, mentre le opposizioni hanno votato contro, nonostante sia stato recepito l'emendamento del Pd che introduce il quorum «approvativo». E sottolineano altri due nodi che sono pronte a sollevare in Aula.

M5s ha fatto un notevole passo avanti, come ha sottolineato il ministro Riccardo Fraccaro, rinunciando al «quorum zero» del testo iniziale. La Commissione ha approvato l’emendamento del Dem Stefano Ceccanti in base al quale il referendum, sia propositivo che abrogativo, sarà valido se i «sì» supereranno il 25% del corpo elettorale, ossia 12,5 milioni. In questo modo si evita che una minoranza ben organizzata riesca a imporre la propria volontà sia sul Parlamento sia sull'opinione pubblica.

Questo emendamento accolto dalla maggioranza, che era richiesto anche dalla Lega, non ha evitato che Pd, FI, Sel e FdI superassero le obiezioni su altri due punti. La prima riguarda l'ampiezza delle materie che possono essere sottoposte al referendum propositivo: vengono esclusi i diritti e i principi fondamentali della Costituzione, ma non «i vincoli europei e internazionali», dicitura tolta con un emendamento di Francesco Forciniti (M5S). Potranno dunque essere sottoposte a referendum propositivo le direttive europee, ma secondo Ceccanti, deputato Dem e costituzionalista, ciò contrasterebbe con l’articolo 11 della Costituzione che a sua volta rende inammissibili i referendum propositivi sulle norme Ue.

«In aula correggeremo alcune cose» ha detto alla fine il capogruppo della Lega Igor Iezzi. Sia Roberto Speranza (Leu) che il Pd chiedevano che gli stessi limiti del referendum abrogativo (leggi tributarie o di spesa, amnistia e indulto, trattati internazionali) valessero per quello propositivo.

L’altro nodo è il referendum «ballottaggio» tra il testo proposto dal Comitato promotore e quello della Camera se questa ne approva uno difforme rispetto a quello presentato alle Camere dal Comitato. Le opposizioni sostanzialmente chiedevano di evitare il referendum nel caso in cui le Camere approvino una legge difforme da quella presentata dal Comitato promotore, che a questo punto diverrebbe una semplice legge di iniziativa popolare rafforzata, cioè con la garanzia di essere esaminata entro 18 mesi.

«M5s - ha detto Andrea Giorgis del Pd - con il referendum propositivo, non ha in mente uno strumento di
democrazia diretta che integra la democrazia rappresentativa e il Parlamento, ma un vero e proprio circuito legislativo alternativo al Parlamento».

Francesco Paolo Sisto di FI ha definito «eversivo» il testo. Tuttavia, come ha sottolineato il presidente della Commissione Giuseppe Brescia (M5s), i lavori si sono svolti «in un clima disteso» di confronto e non di contrapposizione il che lascia spazi per l’esame in Aula.

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