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Crisi di governo, oggi Conte al Senato: i possibili scenari tra accordi e ritorno alle urne

Il premier Giuseppe Conte

Ancora poche ore e il futuro del governo italiano potrebbe essere un po' più chiaro. Alle 15 in punto, dopo la conferenza dei capigruppo, il premier Conte parlerà al Senato e dal suo discorso si potranno aprire due scenari: comincerà il dibattito e si potrebbe arrivare al voto sulle risoluzioni oppure il presidente del Consiglio potrebbe annunciare la sua intenzione di dimettersi.

Nel primo caso Conte potrebbe temporeggiare e aspettare le conclusioni del dibattito parlamentare con la possibilità, categoricamente esclusa dal M5S, di una riapertura di Matteo Salvini agli ex alleati nel tentatico di ricucire uno strappo che però pare ormai insanabile.

Se invece saranno dimissioni, Conte salirà al Colle e con lui anche i 5 stelle, pronti a mettersi a disposizione di Mattarella per dare vita a un nuovo governo. In ogni caso la palla passerà al presidente della Repubblica: sarà lui a decidere se tornare alle urne - scelta però improbabile - o formare un'altra maggioranza passando dalle consultazioni che si terrebbero il 21 e 22 agosto.

Il 23 agosto Mattarella potrebbe sciogliere le Camere in caso di mancata intesa o assegnare un mandato esplorativo. Le voci che vorrebbero Pd e M5S vicini a un accordo per formare una nuova maggioranza si rincorrono ormai da giorni: le ipotesi sono quelle di un Conte-bis o di un esecutivo con Fico alla guida.

Di Maio però esclude l'ipotesi dell'inciucio: «Un governo con Renzi, Lotti e Boschi è solo una bufala della Lega», afferma il vicepremier. Lo stesso Renzi si chiama fuori: «Io non sarà dentro il governo. Nessuno di noi chiede la benché minima poltrona, anche quella di commissario».

E Salvini? Il leader della Lega si dice pronto ad ascoltare le parole di Conte per poi agire di conseguenza. Ritirare i ministri? «Prima devo sentire cosa dice il premier - afferma -. Se sarà un discorso contro Matteo Salvini giudicheremo, spero che si parli del futuro dell’Italia. Ci sarebbero già le date delle prossime elezioni se non ci fosse un gruppo di parlamentari che non vogliono mollare la poltrona».

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