Il giorno della verità si avvicina e il centrodestra vede sfumare sempre più l'ipotesi del voto. Matteo Salvini dà ormai per fatto l'accordo fra M5S e Pd. "Sta nascendo il partito delle poltrone, che vuole smontare tutto. Ma attenzione: chi ha paura del voto del popolo non ha la coscienza pulita". Il leader della Lega attacca diretto il suo ex premier, Giuseppe Conte: "Se la discontinuità avrà il suo volto, gli italiani avranno chiaro il perché del ribaltone, che era preparato da tempo".
Un barlume di speranza resta. "Probabilmente l'accordo ancora non è chiuso", dice il leader della Lega. Ma è un modo per introdurre un altro attacco: "E' solo perché mancano i dettagli della spartizione delle poltrone, noi non ci stiamo". Per adesso, Salvini non toglie la giacca da ministro degli Interni: "Non facciamo appelli alle piazze - dice - ancora oggi ero al Viminale, per garantire stabilità, sicurezza, regole e dignità". Un'uscita che ha gettato acqua sull'incendio innescato dalla ministra alla famiglia, Alessandra Locatelli: "Sono sicura che qualora si formi un nuovo governo M5S-Pd il popolo scenderà in piazza e la Lega sarà al suo fianco". Parole che hanno scatenato le polemiche di esponenti Pd e pentastellati, ma poi Salvini la sconfessa dal Viminale "non facciamo appelli alle piazze". Il voto prima o poi, farà giustizia.
Nel centrodestra, tuttavia, si fa largo l'intenzione di non lasciare che questo governo nasca senza che ci siano
manifestazioni di protesta, non solo di palazzo. Giorgia Meloni ha annunciato una mobilitazione per chiedere il voto. "Se necessario, scenderemo in piazza, dobbiamo far sentire la nostra voce perché un altro governo fatto solo per massacrare gli interessi e i diritti degli italiani non ce lo possiamo permettere". La leader di Fdi ha un'idea chiara sul perché nascerà un governo Pd-M5S: "Qual è il nome che stanno apparecchiando questi signori per la prossima presidenza della Repubblica? Il nome è quello di Romano Prodi, uno che ha svenduto tutto lo svendibile dell'Italia".
La Lega ha comunque provato fino all'ultimo a ricucire con l'ex alleato. Salvini ha aperto la crisi nella speranza di andare al voto e incassare il consenso che gli italiani hanno mostrato per la Lega con le elezioni europee. Ma ora l'idea delle elezioni appare remota. Quindi, ha preso piede l'ipotesi di una retromarcia. E anche, in zona Cesarini, mentre di Maio e Zingaretti a Palazzo Chigi discutevano del governo M5S-Pd, il ministro all'Agricoltura Gianmarco Centinaio ha rilanciato l'offerta di via Bellerio ai pentastellati: "Apriamo un confronto per un accordo di legislatura". Uno dei punti potrebbe essere Luigi di Maio a Palazzo Chigi. "E' una ipotesi sul tavolo", ha confermato il ministro. Insomma, col passare dei giorni i toni perentori sono scomparsi. Anche il canale Salvini-di Maio, che si è riaperto qualche giorno fa, per tutta la giornata ha funzionato, con uno scambi di messaggi whatsapp.
Nella ipotetica coalizione di centrodestra, però, non mancano le crepe. Forza Italia, per esempio, già alle prese con l'uscita di Giovanni Toti, teme di rimanere tagliata fuori anche un eventuale approdo della crisi al voto. E allora Giorgio Mulè avverte: "Con questa legge elettorale non può esistere un centrodestra autosufficiente basato su Lega e Fdi".
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