AGGIORNAMENTO DELLE 11.24. "Scenderemo in piazza se questo governo dovesse nascere: a piazza Montecitorio il giorno della fiducia". Lo dice Giorgia Meloni di Fdi invitando "anche i delusi dei partiti che fanno il contrario di quello che avevano promesso. Noi siamo dalla parte della democrazia". AGGIORNAMENTO DELLE 11.20. La direzione del Pd ha dato mandato a Zingaretti a dare la disponibilità nelle consultazioni a verificare le possibilità di un nuovo governo con un mandato esplorativo. Tutti i componenti della direzione hanno votato a favore della relazione del segretario, tranne - a quanto si apprende - il senatore Matteo Richetti che ha detto no. La direzione Dem è quindi terminata. AGGIORNAMENTO DELLE 11.11."Vi chiedo un mandato chiaro per dare al capo dello Stato la nostra disponibilità a verificare con il presidente incaricato la possibilità di dare vita ad un governo per il Paese". Lo dice il segretario Pd Nicola Zingaretti in direzione. AGGIORNAMENTO DELLE 10.53."Sono ore molto difficili per il Paese, in cui ognuno dovrebbe saper dimostrare responsabilità. Ci siamo ritrovati in una crisi di governo senza un perché, per colpe che non sono certo attribuibili al M5S. Mi sorprende che qualcuno sembri più essere più concentrato a colpire il sottoscritto che a trovare soluzioni per gli italiani. Ma questa è la politica, anzi una certa politica, abituata a concepire il dibattito non come occasione di crescita, bensì come uno scontro continuo e sistematico sulle persone". Così Luigi Di Maio prima di entrare a Palazzo Chigi. AGGIORNAMENTO DELLE 10.44. "Il Pd ha mantenuto sempre la schiena dritta. Mai abbiamo anteposto gli interessi di parte a quelli del Paese". Lo dice, a quanto si apprende, il segretario Pd Nicola Zingaretti in direzione. "Il Pd è sempre stato responsabile", aggiunge. AGGIORNAMENTO DELLE 10.39. Si è conclusa la riunione alla Camera fra le delegazioni di Pd e M5S a cui hanno partecipato, fra gli altri i capogruppo dem Andrea Marcucci e Graziano Delrio e quelli del Movimento Cinque Stelle Francesco D'uva e Stefano Patuanelli. AGGIORNAMENTO DELLE 10.23. "Sarò coerente, dal primo giorno in cui mi sono iscritto al Pd ho detto che non sarei rimasto se ci fosse stato un accordo con i 5 stelle". Lo afferma l'europarlamentare del Pd Carlo Calenda a Circo Massimo su Radio Capital aggiungendo: "Lavorerò per costruire una casa per chi non si sente rappresentato da questo rapporto con i 5 stelle che nasce male. Quando il Pd avrà di nuovo voglia di combattere spero di ritrovare alcune persone sulla strada".
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Prima lo sblocco della trattativa per il governo giallorosso. Poi la frenata, dopo il ritorno alla carica di Luigi Di Maio per mantenere il ruolo di vicepremier che il Pd vorrebbe solo per un suo uomo. A caricare di tensione la partita si aggiunge la decisione dei 5 stelle di chiedere il gradimento della base al governo M5s-Pd tramite il voto online sulla piattaforma Rousseau. Solo dopo il conferimento dell'incarico a Conte. Tritolo puro che carica la notte di tensione. Non è ancora finita, dunque, e l'intesa non potrà che essere siglata solo all'ultimo momento, poco prima della salita al Quirinale delle delegazioni Pd e dei 5 stelle. Il premier uscente Giuseppe Conte era riuscito a sbloccare la situazione gettando acqua sul fuoco delle accuse contro Luigi di Maio di avere brama di poltrone. "Di Maio non ha mai chiesto il ministero dell'Interno" sottolinea nel pomeriggio il premier, al quale, solo poche ore prima, i Dem avevano chiesto di condurre in prima persona la trattativa. Ma nella notte tutto torna al punto di partenza, in un estenuante gioco dell'oca. Luigi Di Maio non vuole rinunciare alla carica di vicepremier. Sarebbe stata una telefonata in tarda serata tra Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti a portare la trattativa tra M5s e Pd per la formazione del governo di nuovo in bilico. Nella conversazione, che non viene confermata né smentita dalle fonti ufficiali pentastellate e Dem, Di Maio - a quanto viene riferito - avrebbe ribadito al segretario Pd che nel nuovo esecutivo vuole continuare a ricoprire il ruolo di vicepremier, accanto a un vicepremier Pd. Entrambi i leader sono stati riuniti fino a notte con lo stato maggiore dei rispettivi partiti. Nella riunione al Nazareno i dirigenti Pd avrebbero fatto quadrato attorno al segretario nel sostenere il no alla vicepresidenza per il capo M5s: Di Maio vice, con Conte premier, vorrebbe dire per il Pd prendere parte a un "rimpastone", è il ragionamento. E a questo punto "solo con l'ok degli iscritti il M5S supporterà il nuovo esecutivo", avverte il leader alzando nuovamente la posta nella trattativa. Così anche al Nazareno le posizioni si irrigidiscono. "Rischia di saltare tutto, perché Luigi Di Maio è tornato a rivendicare la vicepresidenza del Consiglio", affermano fonti Dem. Conte entrerà ufficialmente in campo solo dopo aver avuto l'incarico dal presidente Mattarella, ma con la spada di Damocle della consultazione online e con una base M5S ancora in rivolta per l'abbraccio con i Dem. Per ora a condurre il difficile dialogo restano Di Maio e il segretario Pd Nicola Zingaretti. E il nodo era e rimane quello del vicepremier. Il Pd considera Conte come esponente 5S e vorrebbe un vicepremier unico, in quota Dem. Il M5S mira a ripetere lo schema giallo-verde: un premier-garante e due vice. Con una terza ipotesi: che alla fine le due parti convergano su un presidente del Consiglio e nessun vice. Le stoccate arrivate dai Dem al capo politico, dopo il vertice notturno di 4 ore, riguardano infatti più il ruolo di vice al quale mira Di Maio che quello di successore di Salvini. "E' impossibile uno schema con Di Maio vicepremier", avverte Andrea Marcucci. Per Di Maio scatta il campanello d'allarme. Qualcuno, tra i "filo-Dem" nel Movimento, comincia a temere che l'accordo deflagri. "Concentriamoci sui temi", è l'invito che Carla Ruocco rivolge al capo politico in vista dell'assemblea notturna dei gruppi. Alla Camera, a cavallo dell'ora di pranzo, cominciano ad arrivare alla spicciolata gli esponenti 5 Stelle per una riunione informale con i capigruppo Stefano Patuanelli e D'Uva, che poi si recano a Palazzo Chigi per incontrare Di Maio. E' il momento più delicato della trattativa. E non a caso, in diretta facebook, Matteo Salvini sibila: "M5S e Pd litigano sulle poltrone, come nella Prima Repubblica". E' a quel punto che lo stallo si sblocca. Con una e più telefonate tra Conte e Zingaretti, che chiede garanzie sulla "presenza" del premier nella trattativa. Una trattativa che, sebbene ancora in maniera ufficiosa, ormai sembra contemplare senza più troppe ombre la presenza di Conte a Palazzo Chigi. E nella sala Siani di Montecitorio tornano a riunirsi, questa volta con tanto di photo-op, le delegazioni Pd e M5S, guidate dai capogruppo, per iniziare a lavorare su un documento comune. "È stata una riunione serena, abbiamo approfondito i punti per una base comune programmatica", sottolinea il Pd. "C'è stato un buon clima, ma non abbiamo parlato di nomi", aggiunge Stefano Patuanelli. Ponendo l'accento su un punto: "Il nostro capo politico è Di Maio e si parla con lui". Parole che suonano come un avvertimento al Pd, ma forse anche ad una certa parte del Movimento: il leader del M5S non è Conte ma Di Maio. Intanto, al Colle iniziano le consultazioni, con Leu e anche Civica Popolare che ribadiscono il loro sì al governo. Domani toccherà ai big e, se la trattativa Pd-M5S si concluderà positivamente, nonostante i continui "stop and go", Mattarella incaricherà Conte tra mercoledì sera e giovedì, lasciandogli un certo margine per continuare a lavorare su programma e squadra di governo. Ma nelle prossime ore, per suggellare la schiarita Pd-M5S forse servirà un nuovo vertice tra Zingaretti e Di Maio. Del resto entrambi i leader devono ancora sciogliere gli ultimi dubbi personali e superare le pressioni interne. "Dal Pd nulla su Benetton e Malagò", tuona non a caso Alessandro Di Battista, forse tra i più strenui nemici dell'abbraccio del Movimento al Pd.