Domenica 22 Dicembre 2024

"Governo col Pd e Conte premier?", il M5S lancia il quesito su Rousseau: si vota martedì

"Sei d'accordo che il MoVimento 5 Stelle faccia partire un Governo, insieme al Partito Democratico, presieduto da Giuseppe Conte?" É questo il quesito al quale gli iscritti M5S sono chiamati a rispondere martedì nel voto online sul governo Pd-M5S. È quanto annuncia il blog delle Stelle che spiega come il programma di governo sarà consultabile online dagli iscritti.BLOG DELLE STELLE+++EDITORIAL USE ONLY - NO SALES+++

"Sei d'accordo che il MoVimento 5 Stelle faccia partire un Governo, insieme al Partito Democratico, presieduto da Giuseppe Conte?". É questo il quesito al quale gli iscritti del M5S saranno chiamati a rispondere sulla piattaforma Rousseau martedì nel voto online sul governo Pd-M5S. È quanto annuncia il blog delle Stelle che spiega come il programma di governo sarà consultabile online dagli iscritti. La votazione sulla piattaforma Rousseau avverrà martedì dalle 9 alle 18. Ieri, nel giorno in cui Giuseppe Conte ha dettato le sue condizioni per la formazione dell'esecutivo, nel Pd e nel M5S tornano a salire le fibrillazioni. La volontà di Conte di avere delle rose di nomi da cui scegliere i ministri, sebbene liberi il segretario Nicola Zingaretti dal pressing interno non è ben accolta nelle varie correnti Dem, che puntavano ad una spartizione più "sicura" dei dicasteri. Ma Conte va per la sua strada e, ai Dem, ricorda un concetto finora per nulla scontato: il premier non si considera un 5 Stelle. Sembra una sponda a Luigi Di Maio per la sua partita per il vicepremieriato, e, in fondo, lo è. E al Pd non resta che una strada: proporre l'azzeramento dei vice puntando al sottosegretariato alla presidenza del Consiglio. E ponendo il M5S di fronte all'ennesimo bivio. Ma nulla è scontato, in queste ultime battute della trattativa. Neppure il fatto che alla fine i vice siano due. Perché la trincea di Di Maio, nonostante il capo politico sia stretto nella morsa del Pd e di Beppe Grillo, non cede ancora. I vertici del Movimento restano in religioso silenzio per tutta la giornata. Ogni canale di comunicazione con l'esterno è interrotto, tranne che in un caso: quando Gianluigi Paragone, su facebook, mette nero su bianco la necessità che "Di Maio resti centrale, anche a Chigi". Parole che, i vertici del M5S, considerano particolarmente importanti e che probabilmente esprimono quello che, ancora in queste ore, è la loro convinzione. Ma sui vertici arriva anche la scure di Grillo. Il Garante invita il M5S a non pensare solo alle poltrone ma a riprendere le redini del Movimento delle origini e, non a caso, le parole del Garante incassano il plauso degli ortodossi e il gelido silenzio dei "dimaiani". Nelle chat interne, se da un lato cresce il pressing degli ortodossi perché Di Maio faccia un passo di lato, dall'altro serpeggia malumore, abbattimento. "Il suo intervento non l'ho capito", confessa un deputato, parte della truppa parlamentare - più silenziosa, ma non così sparuta - che non riesce proprio a sorridere davanti all'abbraccio con il Pd. Con un'incognita, che il M5S tiene volutamente in sospeso: il voto su Rousseau. Oggi dovrebbe esserci l'ormai attesissimo incontro a tre tra il premier, Zingaretti e Di Maio. Al centro il nodo vicepremier. La mossa del Pd, non è un caso, è stata portata avanti da Dario Franceschini, il favorito per il vicepremierato. Ora i Dem puntano però al sottosegretariato (Franceschini e Andrea Orlando in pole) ma non è affatto scontato che Conte non opti per scegliere un "suo" uomo di fiducia, probabilmente più vicino all'universo M5S. Il nodo vicepremier porta con sé quello dei ministri: perché è chiaro che, senza Palazzo Chigi, Di Maio chiederà un dicastero pesante. Conte, per ora, mette in risalto solo la necessità delle quote rose. Elemento che fa salire le quotazioni di esponenti Dem come Paola De Micheli, Teresa Bellanova, Lia Quartapelle o Anna Ascani. Nel M5S Barbara Lezzi e Laura Castelli sperano in una conferma o un upgrade mentre si fa strada l'ipotesi di Marta Grande, in quota ortodossi. Ma Conte impone la sua impronta anche sul programma, dove le misure in capo al M5S e quelle in capo al Pd non si dovranno quasi vedere. Ed è innanzitutto questo, nella strategia del premier, il punto di discontinuità con il governo giallo-verde. Un punto che vedrebbe Conte così all'apice della piramide dell'esecutivo.

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