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Def: debito pubblico al 135,7% e deficit al 2,2%

Debito pubblico a nuovi record ma atteso in calo, e un saldo strutturale, il parametro più osservato, che peggiora, il contrario di quanto previsto dalle regole europee. La nota di aggiornamento al Def, superato lo scoglio di un deficit al 2,2% che dovrebbe passare il vaglio dell'Europa, parte comunque con una richiesta di flessibilità a Bruxelles.

"La nota di aggiornamento del Def 2019 definisce un profilo che prevede un peggioramento del saldo strutturale di 0,1 punti percentuali per il 2020", si legge nel Documento approvato oggi dal Consiglio dei ministri che definisce il quadro macroeconomico nell'arco 2020-2022. Pur avendo negoziato un deficit 2020 che rimane lontano dal 2,4% che aveva fatto rischiare all'Italia una procedura Ue, - la previsione è 2,2% nel 2019 e 2020 e poi in calo all'1,8% e 1,4% nei due anni successivi - il governo dovrà sciogliere due nodi importanti con l'Europa: il deficit strutturale che peggiora, quando per un paese ad alto debito come l'Italia, in base alle regole, dovrebbe migliorare di mezzo punto percentuale di Pil l'anno.

E un debito pubblico che quest'anno tocca nuovi record, al 135,7% del Pil, per flettere al 135,1% e poi al 133,6% e 131,4% nei tre anni di previsione del Def. Numeri che potrebbero far sollevare obiezioni fra i partner europei: per superarle, il governo gialloverde riconosce che "la regola del debito non sarebbe soddisfatta in nessuna delle sue configurazioni" ma punta su una riduzione del debito Pil, nel 2022, che "sarebbe significativa, 2,2 punti percentuali" di Pil, grazie anche ai proventi per dismissioni e altri introiti per 3,6 miliardi nel 2020 e 7,2
miliardi nel biennio 2021-2022, rinunciando al piano per il 2019.

La scommessa del ministro dell'Economia Roberto Gualtieri è spuntare margini di bilancio per una manovra da circa 29 miliardi - di cui 14,4 fatti di flessibilità da ottenere dall'Unione - in grado di far ripartire l'Italia dopo un 2019 che si chiude ad appena +0,1%: il Def prevede un +0,6% per il 2020 e puntando su un +1% di crescita in entrambi gli anni successivi. Puntando su due misure principali: la "completa disattivazione dell'aumento dell'Iva" per oltre 23 miliardi reso necessario dalle clausole di salvaguardia, e un taglio del cuneo fiscale, a beneficio dei lavoratori dipendenti, per circa 2,7 miliardi nel 2020, prima di entrare a regime a 5,4 miliardi l'anno. 1,8 miliardi saranno dedicati al finanziamento delle "politiche invariate" e a sostegno della crescita ci sono il rinnovo degli incentivi di "Industria 4.0" e l'impegno a introdurre due nuovi fondi di investimento, destinati al alla svolta verde de "green new deal", per 50 miliardi totali.

Spetterà alla legge di Bilancio, a metà mese, definire i dettagli delle risorse e coperture, e da lì si aprirà un
negoziato con la Ue che potrebbe essere facilitato dalla necessità di contrastare un ciclo economico fattosi più duro per tutti.

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