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Regionali in Umbria, sfida tra centrodestra e M5S-Pd: affluenza in netto aumento

È la sfida tra Donatella Tesei e Vincenzo Bianconi. Ma, soprattutto, è la prima battaglia elettorale tra il centrodestra a trazione Lega e la coalizione di governo. Questa notte l’Umbria saprà chi sarà il successore di Catiuscia Marini alla presidenza e, M5S e Pd, avranno un primo assaggio del consenso alla loro alleanza «civica».

Una prima sorpresa, intanto, già c'è: è l’affluenza. Alle 19 i votanti erano il 52,8%, tredici punti in più rispetto alle Regionali del 2015. Del resto, nel Giardino d’Italia ci hanno messo la faccia tutti i leader nazionali e, sul finale della campagna, anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Per questo, va dicendo Matteo Salvini da giorni, il voto in Umbria è un fatto che avrà ripercussioni nel governo. Non la pensano così dalle parti della maggioranza, dove, sia Conte che Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio hanno assicurato che le Regionali umbre non possono essere considerate come un test per l’esecutivo riguardando poco più di 700mila elettori.

Difficile, tuttavia, che un eventuale vittoria, o sconfitta, per l’esecutivo, non lasci traccia dalle parti di Pd e M5S. Anche perché la loro sfida è in ripidissima salita.  Il Pd viene dallo scandalo Sanitopoli che, oltre a far cadere la poltrona della Marini, ha innescato una tempesta nei vertici della dirigenza locale. I Cinque Stelle vengono dalla cocente sconfitta delle Europee e, nelle Regioni, non hanno mai brillato per consenso, soprattutto in quelle centrali e settentrionali.

A ciò si aggiunga che la svolta filo-Pd, al governo e soprattutto in Umbria, a più di un esponente pentastellato non è proprio piaciuta. Per questo, un eventuale sconfitta, se netta, metterà nuovamente nel mirino Luigi Di Maio sebbene il capo politico sia sempre stato tra i più scettici sull'abbraccio con il Pd. Il malumore interno, tuttavia, è tutt'altro che sopito.

La pattuglia degli ex ministri - da Barbara Lezzi a Giulia Grillo - continua ad attaccare i vertici e nel mirino è finita anche la piattaforma Rousseau. Il rischio è che una disfatta, soprattutto dalle parti del Movimento, spenga sul nascere il progetto di una coalizione strutturale, con buona pace di chi, come Beppe Grillo, Giuseppe Conte e Roberto Fico, su quella coalizione ci sta scommettendo.

E qualche effetto potrebbe vedersi anche sul lavoro della maggioranza sulla manovra, facendo crescere nervosismi e battaglie identitarie. Un eventuale tsunami leghista accenderà ulteriormente la battaglia messa in campo da Salvini. Il leader della Lega sogna una spallata alla maggioranza sull'onda dell’eventuale vittoria in Umbria anche se, difficilmente, la otterrà.

Ad essere decisive, invece, potrebbero essere le Regionali previste a fine gennaio, in Calabria e Emilia-Romagna. Regionali in vista delle quali, non a caso, M5S e Pd hanno congelato il dialogo per il candidato unico aspettando il risultato di questa sera. C'è poi la partita interna al centrodestra. Scontato il prima della Lega. Resta da vedere se Fdi confermerà anche nella terra di San Francesco il sorpasso su FI.

L’alta affluenza potrebbe sensibilmente mutare le percentuali finali. A Perugia, alle 19, a votare è stato il 53,09% (contro il 40,63% del 2015). A Terni il 51,97% (quattro anni fa fu del 37,9%). Non c'è ballottaggio e non c'è voto disgiunto. In gara, oltre all’imprenditore alberghiero norcino Bianconi e alla senatrice ed ex sindaco di Montefalco Tesei ci sono Claudio Ricci, Emiliano Camuzzi, Giuseppe Cirillo, Rossano Rubicondi, Antonio Pappalardo e Martina Carletti.

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