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Di Maio si dimette da capo politico del M5s, le sue funzioni passano al siciliano Crimi

Luigi Di Maio

Luigi Di Maio non è più il capo politico del Movimento 5 Stelle: con un gesto più eloquente delle mille parole con le quali ha affrontato la platea pentastellata del tempio di Adriano, si slaccia la cravatta dalla quale non si è mai separato da quando è entrato in Parlamento nel 2013, e se la toglie. E’ il suo passaggio di testimone a chi si assumerà oneri ed onori nel raccogliere questa eredità che, intanto, passa al componente più anziano del Comitato dei garanti del Movimento, Vito Crimi.

La sua reggenza è durata poco meno di tre anni: ora sbatte la porta in faccia ai tanti detrattori, quelli che, dalle retrovie lo hanno «pugnalato alle spalle». Perchè, ripete più volte durante il suo discorso di commiato, «i peggiori nemici sono quelli che lavorano al nostro interno non per il gruppo ma per la loro visibilià». Quello dell’ex capo politico, però, non è un addio al Movimento: Di Mario resta ministro ma non sarà capo delegazione dei 5 stelle, tesse le lodi del premier Giuseppe Conte ("E' la più alta espressione dei cittadini che non hanno mai fatto politica e si fanno Stato") ed annuncia: «Io non ci penso per nulla a mollare, per quanto mi riguarda si chiude solo una fase».

La sua successione verrà decisa dopo gli Stati generali del Movimento convocati per metà marzo: «Lì discuteremo sul cosa, subito passeremo al chi». E’ un arrivederci, quasi una sfida per vedere chi saprà davvero fare di meglio. Il suo discorso è quasi un testamento politico in cui ricorda le tante leggi portate a casa, gli obiettivi da raggiungere, le lotte vinte, dal taglio dei parlamentari, al reddito di cittadinanza fino alla prescrizione ("scenderemo in piazza se proveranno a cancellarli") passando per i problematici approcci con il tema delle infrastrutture. Ora però Di Maio invita ad andare avanti e a guardare agli Stati Generali come un momento di rifondazione: "oggi si chiude un’era. Ed è per l’importanza di questo momento che ho iniziato a scrivere questo documento un mese fa».

Da tanto, quindi, l’ex capo politico medita da la mossa e il premier Giuseppe Conte ne sarebbe stato al corrente dal primo momento. "Lavoreremo fianco a fianco fino al 2023 per consolidare il ruolo di primo piano dell’Italia in Europa e nel Mondo», sottolinea il premier invitando il Movimento ad affrontare questa fase di passaggio. Ma una stagione è terminata e al tempio di Adriano, dove sono confluiti parlamentari e ministri pentastellati, lo staff al completo della Comunicazione, compreso Rocco Casalino, la commozione è palpabile e qualche lacrima scende dalle guance. A Pomigliano decine di attivisti si sono raccolti nella sede del meet up locale per seguire il suo discorso: «ci fidiamo di lui" dicono, ricalcando uno dei temi ricorrenti nel discorso del leader. «La storia ci dice che alcuni la nostra fiducia l’hanno tradita ma per uno che ci ha tradito almeno dieci quella fiducia l'hanno ripagata» esorta Di Maio.

L’ormai ex capo politico rassicura sulla tenuta del governo mentre Matteo Salvini, in campagna elettorale, già canta vittoria: «il governo è finito», è certo il leader della Lega che fornisce la sua lettura della parabola del suo ex collega vicepremier. «Io non me la prendo con Di Maio che ha trentatre anni ma con il signor Grillo che ha portato alla fine dei Cinque stelle. Perchè - pronostica - questa è la fine dei M5s». Anche Giorgia Meloni già vede la fine dell’esecutivo e invoca "elezioni subito per dare alla Nazione un Governo forte e coeso" E mentre Italia Viva non dedica neppure una parola di commento alla notizia del giorno,il segretario del Pd Nicola Zingaretti "abbraccia» il ministro «per una scelta difficile che rispettiamo» e invia un in bocca al lupo a Vito Crimi: "Continueremo a lavorare per dare risposte e soluzioni concrete alla persone» dice il segretario dem.

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