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Aiuti a fondo perduto per le imprese ma c'è il nodo Reddito di emergenza: fermo il "decreto maggio"

Il premier Conte e il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri

Il Reddito di emergenza divide la maggioranza e rallenta l'iter per la nascita del decreto di maggio che dovrebbe prevedere una nuova boccata di ossigeno per le imprese italiane piegate dall'emergenza coronavirus.

Lungo vertice nella notte tra il premier Giuseppe Conte, il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri e i capidelegazione del governo sul decreto maggio. Al centro del vertice, al quale hanno partecipato anche il sottosegretario Riccardo Fraccaro e i responsabili economici dei partiti di maggioranza, i nodi rimasti ancora aperti sul decreto che il governo si appresta a varare entro la settimana.

Su alcune misure, dai trasferimenti a fondo perduto alle imprese allo sblocco dei circa 12 miliardi di debiti della Pa, il governo sembra aver trovato una quadra ma restano ancora alcuni capitoli da limare, a cominciare da quello relativo al reddito di emergenza. Possibile, quindi, che prima del Cdm che varerà il provvedimento - atteso non prima di mercoledì - i capidelegazione tornino a riunirsi per definire il decreto da 55 miliardi.

Intanto il decreto si arricchisce di nuovi misure: interventi a fondo perduto, ristoro integrale del costo dell'affitto per le imprese, misure per eliminare gli oneri fissi sulle bollette. Gualtieri spiega il ritardo di qualche giorno del provvedimento per la necessità di vedere prima il nuovo temporary framework europeo sugli aiuti di Stato, in arrivo "probabilmente già domani".

Ma sul provvedimento restano aperti i nodi dal reddito di emergenza ai fondi alla sanità. Con il decreto in fase di ultimazione si mettono a punto "misure molto importanti a sostegno delle imprese anche sotto forma di contributi a fondo perduto", dice Gualtieri. Si studia anche "un ristoro integrale del costo sopportato per tre mesi per l'affitto di tutte le imprese, di qualsiasi natura e dimensione, che abbiano subito un calo del fatturato" e l'eliminazione degli oneri fissi per le bollette. In particolare per il commercio, precisa il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli sempre alla Camera, si valuta per gli affitti un credito di imposta del 100% (una misura che vale 1,7 miliardi), mentre l'intervento sugli oneri di sistema (da 600 milioni) farà sì che la bolletta "sarà quasi annullata per tutti quelli che sono rimasti fermi".

In arrivo anche il rifinanziamento del fondo centrale di garanzia per le Pmi: altri 4 miliardi, per arrivare a fine anno a 7 miliardi di finanziamento complessivo, ma che - puntualizza Patuanelli - il Governo è pronto a rifinanziare ulteriormente in caso di bisogno. Inoltre, conferma Patuanelli, ecobonus e sismabonus oltre il 100% (potrebbe salire fino al 120%); un pacchetto da 500 milioni per le start up innovative; tempi rapidi ("pochissimi giorni") per la nuova tranche per gli autonomi (che sale da 600 a 800 euro).

Per l'innovazione, inoltre, si punta a confermare la triennalità del pacchetto 4.0. Intanto le misure di liquidità dei due precedenti decreti, nonostante le difficoltà iniziali, cominciano a mostrare i "primi attesi frutti", fa notare Gualtieri: Garanzia Italia ha già rilasciato un primo prestito da 10 milioni di euro e ci sono 170 potenziali operazioni in corso per 12,5 miliardi; la cig è andata a tutte le imprese anche le più piccole e il bonus ha raggiunto oltre 4 milioni di autonomi; le domande di moratoria sui prestiti sono state 1,6 mln per 177 miliardi di euro complessivi.

Una mole di misure per liquidità che, tra i 400 miliardi di garanzie all'export e i circa 240 miliardi di moratorie, sottolinea Gualtieri, è pari a "oltre il 40% del Pil nazionale" e "fra le più ampie in Europa". Ora il Governo è pronto a fare ancora di più. Il nuovo provvedimento mette in campo 55 miliardi, il doppio del precedente: complessivamente una "somma di 80 mld, che in tempi normali significa due finanziarie e mezza".

Ma che oggi vanno indirizzati al meglio "perché non sono sufficienti a ristorare completamente il danno prodotto dal Coronavirus", avverte Patuanelli. Il Covid-19 ha infatti colpito un tessuto produttivo che era già fragile: con il risultato che la riduzione della produzione è di oltre il 50-55% ad aprile e si va verso un calo di volume della produzione di tutti i comparti produttivi nell'ordine di "400 forse 500 mld di euro su base annua". E per quante risorse si possano allocare "non riusciremo mai a pareggiare il danno reale legato alla mancata produzione", avverte Patuanelli. Che lancia anche un appello alla politica, affinché si torni ad aver fiducia nelle imprese: "È necessario fare un'azione vera e forte di fiducia verso gli imprenditori - osserva - la semplificazione non può prescindere da questo elemento".

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