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Scarcerazioni boss, Bonafede studia un intervento: rischio Coronavirus diminuito

Giuseppe Di Matteo

Il Guardasigilli Alfonso Bonafede, a quanto si apprende, sta valutando un intervento normativo per far rivalutare le recenti scarcerazioni di detenuti vicini alla criminalità organizzata. Una nuova valutazione, viene spiegato, alla luce del quadro sanitario oggi mutato, visto che l’emergenza coronavirus non è più la stessa dei mesi appena trascorsi. In via Arenula si lavora dunque per definire il veicolo normativo che potrebbe essere utilizzato.

Un'indiscrezione che arriva poche ore dopo la notizia della scarcerazione dell’ergastolano Cataldo Franco, originario di Gangi (Palermo) e condannato per il sequestro e l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo. Franco ha ottenuto la detenzione domiciliare per il rischio Covid-19.

L’uomo, che tenne segregato il figlio del pentito Santino Di Matteo nell’estate del 1994, per un periodo di circa due mesi, è anziano e malato ed è tornato nella sua casa di Geraci Siculo (Palermo) per il pericolo che potesse contrarre in carcere il Coronavirus.

Questo in applicazione delle norme tendenti a ridurre il numero delle persone detenute nell’attuale periodo di emergenza. Franco «restituì» l’ostaggio - rapito per imporre al padre di ritrattare le proprie accuse - all’inizio della stagione delle olive, perchè gli serviva il capanno in cui veniva tenuto il ragazzino, poi assassinato e sciolto nell’acido su ordine di Giovanni Brusca il 12 gennaio 1996.

"Apprendiamo dai media che l’ergastolano Cataldo Franco, originario di Gangi (Palermo) e condannato per il sequestro e l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, ha ottenuto la detenzione domiciliare. Anche questa notizia, come quella delle altre scarcerazioni, accresce il senso di profonda vergogna che proviamo al cospetto delle vittime della barbarie della mafia, di fronte a cui lo Stato dimostra così di cedere". È il commento di Valter Mazzetti, segretario generale dell’Fsp Polizia di Stato, che parla di «messaggio devastante che sta passando, delle istituzioni che abdicano al proprio ruolo di garanti della giustizia, dell’equità sociale, della sicurezza, del rispetto dovuto ai cittadini onesti. Condannati per reati talmente gravi non possono e non devono andare a casa".

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