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Governo, Conte verso lo scontro in Aula. Le posizioni di maggioranza ed opposizione

Non c'è rimpasto che tenga: "Per noi l’argomento è chiuso da settimane. Ci interessa solo che non si sprechi la più grande occasione dei prossimi anni con oltre 200 miliardi da spendere"

E' il malumore di Italia viva a tenere banco in queste ore, rispetto alla tenuta dell'attuale maggioranza di Governo. Nonostante l'appello del Capo dello Stato nel discorso di fine anno abbia richiamato tutti al senso di responsabilità, necessario quantomai in un periodo di grave crisi come quello che stiamo vivendo, le posizioni di Renzi scuotono gli equilibri, prefigurando uno scontro che in Aula potrebbe avere sviluppi cruciali.

"Se le nostre idee non piacciono, allora le nostre poltrone non servono: non siamo alla ricerca di potere, portiamo idee e progetti". Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia viva a Montecitorio, ex ministra, ribadisce la posizione rispetto al futuro del governo in un’intervista a la Repubblica, ritenendo che "dovrebbe essere apprezzato l’atteggiamento di Teresa e Elena che non vogliono restare a tutti i costi in una coalizione ove questa coalizione ignori le nostre idee". Ma altresì constata anche che "Conte non risponde ai nostri documenti ma prefigura un confronto/scontro senza rete in Aula: evidentemente pensa sia la strada migliore. E’ il premier, accettiamo la sua decisione", taglia corto.

RENZI: "Vediamo se ha i numeri in Aula"

«Dipende da Conte prima e dal Parlamento poi, non da me». In un’intervista a Il Messaggero il leader di Italia viva, Matteo Renzi, mette nelle mani del premier il boccino della sopravvivenza del governo, il Conte bis. E precisa: "Noi abbiamo messo per iscritto in due documenti le cose che non ci convincono. Sono argomenti di merito, tanti", ma "se però le nostre idee danno fastidio, andiamo all’opposizione". E ancora: "Abbiamo la schiena dritta, non cediamo sui contenuti in cambio di tre poltrone", intima Renzi, che è convinto che Conte "ha sbagliato a chiudere così la verifica di governo". Poi il l’ex premier incalza: "Ha detto che verrà in Parlamento, ma se ha scelto di andare a contarsi in Aula accettiamo la sfida".  Infine sulla delega ai Servizi segreti, Renzi dice: "Devo spiegare al premier perché i suoi predecessori avevano uno stile che lui non rispetta? In tutto il mondo è così. Bush, Obama, Trump hanno avuto il loro National Security Advisor. E domani lo avrà Biden. Solo Conte fa eccezione", forse perché "evidentemente si ritiene più capace di Berlusconi, Monti, Prodi, D’Alema messi insieme" che hanno ciascuno di loro indicato il loro delegato, rispettivamente in Letta, De Gennaro, Micheli, Mattarella. Sul discorso di Capodanno quest’ultimo: "L'ho apprezzato molto. Sono felice che al Quirinale ci sia un galantuomo". E sul passaggio del discorso in cui Mattarella ha detto che non vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte, Renzi chiosa: "Credo si riferisse a tutti, ma in ogni caso è un passaggio che condivido totalmente", conclude il leader di Italia viva.

BOSCHI: "Non c'è rimpasto che tenga"

Quindi non c'è rimpasto che tenga: "Per noi l’argomento è chiuso da settimane. Ci interessa solo che non si sprechi la più grande occasione dei prossimi anni con oltre 200 miliardi da spendere", afferma Boschi, che però mette in guardia il premier dal cercare o farsi forza su maggioranze alternative: "Nel caso in cui ci saranno transfughi di Forza Italia che salveranno il governo nessuno di noi griderà allo scandalo, ma Iv continuerà il proprio lavoro dall’opposizione", intima la capogruppo alla Camera, che circa il rischio urne ragiona: "Il voto non è mai una minaccia. La democrazia non può far paura e in uno schema in cui il Pd si schiaccia sui grillini a livello nazionale, magari appoggiando la Raggi a Roma e Fico a Napoli, noi avremmo uno spazio politico enorme. Una eventuale lista Conte, peraltro, toglie molto al Pd e ai 5S. Mentre se Conte guidasse il movimento di Grillo perderebbe larga parte del suo appeal".

BONACCINI: "Insopportabile raccogliere consenso sulle difficoltà"

Di tutt'altro avviso Bonaccini, per il quale "L'idea che in questa fase si possa raccogliere consenso sulle difficoltà risulta insopportabile ai cittadini, che dalla politica si aspettano unità e responsabilità". Il presidente della Regione Emilia-Romagna in un’intervista al Corriere della Sera sostiene che «far saltare il banco adesso, nel momento che viviamo, sarebbe incomprensibile». Bonaccini ritiene che il capo dello Stato "richiama tutti alla comune responsabilità davanti alla pandemia" e personalmente "fatico a immaginarlo" - dice - che Renzi possa trovare una maggioranza alternativa magari con la destra di Salvini e Meloni pronta a fare un nuovo governo: "Non credo che la cerchi", afferma Bonaccini, il quale per altro ritiene che "Il Recovery fund ha raccolto critiche e proposte, che sono arrivate non solo da Italia viva e a cui devono essere trovate risposte concrete" perché «non si tratta di spostare qualche parlamentare, ma di chiamare tutti a una responsabilità verso l’Italia".

MELONI: "Mai governo con la sinistra"

In un’intervista al Corriere della Sera la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, dice che non è "affatto vero che non si possa votare", ma aggiunge anche che "non farei mai il ministro in un governo del quale fossero parte organica forze di sinistra, M5S, Pd, Leu, Renzi" anche perché "non ho bisogno di fare il ministro per dare una mano all’Italia". Una riprova? "Lo abbiamo già dimostrato in passato, votando ad esempio i decreti sicurezza o il taglio dei parlamentari", dice Meloni. Quanto ad un’ipotesi Draghi a Palazzo Chigi, la leader di FdI non ritiene che "questa ipotesi sia in campo" e in ogni caso dichiara "trovo inutile mettersi a fare ipotesi di qualunque tipo se non si sa con quale scenario si ha a che fare". "E' una discussione lunare", precisa, "e se ci sarà una proposta, la giudicheremo nel merito". Quel che è certo è che "la nostra stella polare rimane la volontà degli italiani". Dunque il voto, che "per noi rimane la strada naturale, e se anche il resto dell’opposizione è d’accordo, il momento per agire è ora. Tra sei mesi si apre il semestre bianco e diventa impossibile sciogliere le Camere", spiega Meloni. Ma se Mattarella con il discorso di fine anno ha voluto stoppare la crisi, "non sarei d’accordo" taglia corto la leader FdI, perché in tutti i casi "questo governo è del tutto inadeguato a gestire le risorse per l’emergenza".
Meloni pensa allora ad una mozione di sfiducia? "Credo che i miei alleati stiano ancora riflettendo, propongo di farlo insieme", risponde Meloni. Ma "una mozione non rafforza affatto Conte. Anzi, accelera la crisi, se è davvero in atto, perché a noi potrebbero aggiungersi altre forze che si dicono scontente. Ma se invece alla fine la maggioranza, Renzi compreso, tornasse a riunirsi nel nome della distribuzione delle poltrone, metteremo comunque fine alla pagliacciata in atto. La nostra gente ci chiede di mandar via questo governo e di tentare ogni strada possibile. Proviamoci", sollecita Giorgia Meloni, perché la priorità è "fare del 2021 l’anno della normalità".

FICO: "Scongiurare una crisi disastrosa"

"Credo serva che tutti i soggetti della maggioranza facciano uno sforzo per scongiurare una crisi che sarebbe incomprensibile e disastrosa". Lo dice il presidente della Camera, Roberto Fico, in un’intervista a La Stampa. "L'appello alla responsabilità e allo spirito costruttivo del presidente Mattarella - afferma - è stato molto significativo. Siamo in un momento storico delicatissimo, cruciale, verso il quale è impensabile approcciarsi coltivando meri interessi di parte. Sarebbe imperdonabile. Per questo credo che alla fine prevarranno ascolto e responsabilità. Tutti devono fare un passo verso gli altri".

ZAIA: "Meglio il voto"

"Abbiamo mostrato lealtà e collaborazione per senso di responsabilità a questo governo che trascorre anche il primo dell’anno al telefono nella gestione dell’emergenza", dice in un’intervista a la Repubblica il governatore veneto Luca Zaia, per il quale "la soluzione migliore in caso di crisi è il ritorno al voto". E il motivo è che "serve un esecutivo davvero legittimato". Quanto alle elezioni, queste per Zaia "si possono tenere anche in piena campagna vaccinale". Osserva il governatore: "Nella fase d’emergenza abbiamo tenuto una linea di leale collaborazione, era importante farlo. Ma il Paese ha bisogno di stabilità e di un governo legittimato dal popolo. Oggi si sta verificando quel che scriveva nel Contratto sociale Rousseau: il popolo ti delega ma quando non lo rappresenti più ti toglie la delega. Vedo troppe turbolenze in volo". E ancora: "Se c'è la crisi vuol dire che non c'è più una maggioranza. La campagna vaccinale non è un problema, va avanti. Ritengo fondamentale la stabilità e quella la si ha solo con il voto. L’altra priorità sono i 209 miliardi del Recovery fund. E’ singolare che le Regioni siano delle comparse: io come altri governatori non siamo stati coinvolti. Ho presentato un piano da 23 miliardi e non so che fine farà".
Quindi un’ultima critica: "Sono molto perplesso sull'opportunità di riaprire le scuole dal 7", dice Zaia, perché «a dicembre in Veneto si è registrato il 50 per cento di morti in più rispetto all’anno precedente. E’ un’ecatombe da Covid che coinvolge non sono l’Italia ma il mondo intero. Il vaccino c'è ma ci vorrà del tempo. Lo spirito di marzo, lo ripeto ancora, è cambiato: per alcuni il problema è degli ospedali e non più della comunità", conclude il governatore.

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