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Basso profilo, effetto inchiesta sulla crisi a Roma: l’Udc (senza Cesa) in ordine sparso

Lo scudocrociato regionale passa in mano al vicesegretario Graziano. Il presidente Spirlì assumerà l’interim delle deleghe affidate a Talarico

Nino Spirlì e Giuseppe Graziano

Un dato appare certo: Catanzaro torna a essere l’epicentro della politica nazionale. A quasi tre lustri di distanza dall’inchiesta Why Not, condotta dall’allora pm Luigi de Magistris - lo stesso che oggi è in corsa per conquistare la presidenza della Regione -, che determinò la caduta del governo Prodi, un’altra indagine condotta dai magistrati del capoluogo calabrese rischia di squassare i fragili equilibri dell’attuale Parlamento. Già, perché il coinvolgimento di Lorenzo Cesa nel procedimento “Basso profilo” potrebbe rendere più complesso il lavoro del premier Giuseppe Conte e dei suoi negoziatori, sempre a caccia di una quarta gamba per la maggioranza.

Nell’indagine risulta coinvolto - per lui è scattata la misura cautelare dei domiciliari - anche un altro big dello Scudocrociato: si tratta di Franco Talarico, assessore regionale al Bilancio e segretario regionale dell’Udc da tanto tempo. I guai giudiziari del braccio destro (e sinistro) in Calabria del leader Cesa hanno prodotto uno scossone all’interno dei centristi. Ad assumere le redini del partito, per come indicato dallo Statuto interno, da oggi sarà Giuseppe Graziano, attuale consigliere regionale e vicesegretario vicario dell’Udc calabrese.

Quanto alle deleghe (Bilancio e Personale) affidate a Talarico dall’ex governatrice Jole Santelli, verranno con ogni probabilità assorbite ad interim dal presidente facente funzioni della Regione Nino Spirlì fino al termine della legislatura.

 

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