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Soluzione Draghi: Pd apre, M5s prende le distanze. Salvini: "No pregiudizi"

Leaving EU doesn't give greater sovereignty - Draghi

E’ destinato a scatenare un vero e proprio terremoto la "soluzione Draghi" prospettata dal Capo dello Stato, Mattarella. Intanto ha spaccato il fronte rosso-giallo. Il Pd ha aperto. «Da domani saremo pronti al confronto per garantire l’affermazione del bene comune del Paese», ha fatto sapere il segretario dem, Zingaretti. «Mi ricordo l’esperienza Monti: una grande personalità è - dice Orlando - un punto di partenza importante ma non è una questione risolutiva se non si forma una maggioranza che sia in grado di accompagnare un processo politico». Il fatto è che il Movimento 5 stelle si è posizionato sul fronte del no. Sarebbe stato, raccontano fonti parlamentari pentastellate, direttamente Grillo a dettare la linea. E a ricordare come il Movimento 5 stelle è contro i poteri forti. Contro l’establishment», per dirla alla Toninelli. Contro «l'apostolo delle èlite», per dirla alla Di Battista. I 'big' M5s, da Crimi a Fraccaro, usano termini più moderati. Ma il concetto è lo stesso: «La fiducia ad un governo tecnico non si vota».

Strappo M5S: "No a governo Draghi". Ma è rischio scissione

A notte fonda, alla vigilia dell’incarico a Mario Draghi arriva, inaspettato, lo strappo del Movimento 5 Stelle: «Non votiamo un governo guidato da lui». Lo scandiscono un po' tutte le anime dell’universo pentastellato fino al post su Facebook, in cui il capo politico Vito Crimi certifica quello che, al momento, sembra l’annuncio di un voto di sfiducia. Con una postilla non da poco: se il M5S votasse compatto al Senato contro Draghi a Palazzo Madama l’ex governatore della Bce non avrebbe la maggioranza visto che i voti favorevoli si fermerebbero poco sopra quota 140.

Il dubbio però sta proprio nella compattezza del M5S. Nelle prossime ore l’assemblea congiunta convocata sulla crisi di governo potrebbe anche essere «l'ultima» del M5S unito, spiega un deputato dando il quadro della guerra fratricida che potrebbe aprirsi tra i 5 Stelle sul sì al governo tecnico. Con una parte dei parlamentari, ad ora silente, che potrebbe essere pronta ad un via libera. Il post di Crimi, tuttavia, traccia una linea netta. «Ringrazio il Presidente Mattarella per aver cercato di consentire la nascita di un governo politico, concedendo gli spazi e gli strumenti opportuni affinché ogni forza parlamentare potesse agire nell’interesse del Paese», scrive Crimi prima di dire il suo «no» ad un governo tecnico, soluzione che è «già stata adottata in passato, con conseguenze estremamente negative per i cittadini italiani».

Nelle prossime ore inizierà la conta. Finora, a parlare, sono solo gli anti-Draghi. «Se qualcuno cerca scuse per manovre lacrime e sangue non troverà il nostro appoggio», sottolinea il ministro uscente Fabiana Dadone. «Abbiamo detto che il M5S avrebbe sostenuto solo un Esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Su questo, con coerenza, andremo fino in fondo», aggiunge Riccardo Fraccaro accompagnato dai «no» a Draghi che giungono da Roberta Lombardi, Michele Gubitosa o Luigi Gallo, tanto per fare alcuni esempi. Senza contare i «descamisados» come il senatore Elio Lannutti che, seguendo la linea Di Battista, avevano già manifestato la loro contrarietà. Difficile, tuttavia, che il M5S riesca a mantenere un «no» compatto a Draghi. Anche perché alcuni «big» non si sono ancora espressi. A cominciare dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Di Maio non si è pronunciato

L’obiettivo è quello di difendere il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, puntare alle elezioni con il giurista pugliese a capo di una lista agganciata a M5s. «Non diremo mai sì a Draghi», taglia corto pure un senatore. Ed è proprio a palazzo Madama che è più nutrito il fronte di chi è intenzionato alle barricate. La prospettiva è quella di non votare la fiducia al governo, Draghi, se fosse incaricato premier dal Capo dello Stato e non avesse il consenso del Parlamento, potrebbe andare avanti fino a portare il Paese alle urne. Il tempo di preparare e presentare il 'Recovery plan' in Europa e di portare a termine il piano dei vaccini. Di Maio non si è pronunciato, c'è un’ala pentastellata che sarebbe orientata a rispondere favorevolmente al Capo dello Stato. Sarà l’assemblea congiunta di domani a decidere la linea ufficiale. Domani è previsto un confronto anche tra i gruppi parlamentari dem di Camera e Senato ma ci sarà il sì a Draghi. Da parte di Renzi il semaforo verde è scontato. Nella maggioranza c'è poi già chi si proietta ad ipotizzare un passaggio veloce a palazzo Chigi dell’ex numero uno della Bce con prospettiva Quirinale quando si dovrà trovare un sostituto di Mattarella che oggi ha formalizzato il no al bis al Colle.

La conta dei voti

Al momento sulla carta un governo Draghi, quindi, avrebbe i voti del Pd e di Italia viva, probabilmente quelli di Forza Italia mentre Salvini non ha chiuso, «decideremo senza pregiudizi» facendo sapere che un esecutivo tecnico avrà i consensi del partito di via Bellerio «se Draghi fa sue le nostre proposte per rilanciare il Paese». «Chiunque - ha sottolineato il 'Capitano' della Lega - voglia governare questo Paese se vuole avere il nostro consenso si deve impegnare a un taglio delle tasse, alla rottamazione delle cartelle di Equitalia, alla difesa di quota 100, a fare un piano vaccinale serio e a impostare una riforma della giustizia degna di questo nome e a un’apertura di tutti i cantieri fermi». La premessa, però, è che «bisogna subito fissare la data delle elezioni per serietà». Dunque un sì ad un governo a tempo. E anche Fratelli d’Italia, pur chiedendo le urne, mostra un atteggiamento più cauto di fronte agli appelli alla responsabilità da parte del presidente della Repubblica, Mattarella: «Rispondiamo che, in ogni caso, anche dall’opposizione ci sarà sempre la nostra disponibilità a lavorare per il bene della Nazione», afferma Meloni. Forza Italia, pur chiedendo che tutto il centrodestra si confronti sull'opzione Draghi, è propensa a dare il via libera, considerato anche l’invito del presidente della Repubblica. Del resto Berlusconi più volte ha fatto sapere di stimare molto Draghi e di aver concorso alla sua nomina alla Bce.

Se accetta l'incarico, Draghi sarà premier dal giuramento

Mario Draghi sarà Presidente del Consiglio, una volta accettato l’incarico, dal momento del giuramento nelle mani del Capo dello Stato. Solo dopo è previsto il passaggio alle Camere a cui il premier si presenta per chiedere la fiducia esponendo il suo programma. In caso la fiducia gli venisse negata dunque, il premier resterebbe comunque in carica per gli affari correnti fino alla formazione di un nuovo esecutivo o, in caso di elezioni anticipate, fino alla nascita del nuovo governo dopo il voto. Visti i tempi tecnici necessari per una campagna elettorale e per l’incarico di un governo dopo l’insediamento delle nuove Camere, sarebbe comunque Draghi a scrivere il piano italiano per il Next generation Ue.

Salvini: "Ci siamo per governo che dica si idee Lega fino voto, ma fissare già data elezioni per serietà"

«Per andare a votare occorreranno dei mesi. Nel frattempo bisogna fare e noi ci siamo. Il problema non sono i nomi. Lo dico a Mario Draghi qualora fosse in collegamento: per la Lega vengono prima le idee, i progetti». Cosi il segretario leghista Matteo Salvini in diretta Facebook elencando le proposte della Lega, dalla Flat tax alla riforma della giustizia.

«In democrazia la sovranità appartiene al popolo. Detto questo, visto che ci vorrà un po' di tempo per andare a votare e che non sarà Conte portarci al voto. Chiunque voglia governare questo Paese, da domani fino al voto, se vuole avere il consenso della Lega si deve impegnare a un taglio delle tasse, alla rottamazione delle cartelle di Equitalia, alla difesa di quota 100, a fare un piano vaccinale serio e a impostare una riforma della giustizia degna di questo nome e a un’apertura di tutti i cantieri fermi. Chiunque voglia accompagnare l’Italia al voto, fissando la data delle elezioni per serietà, dal nostro punto di vista, deve impegnarsi sui nostri punti».

Dopo convocazione Draghi, future sul Ftse Mib +3,24%

La convocazione di Mario Draghi al Quirinale ha messo le ali ai future sull'Ftse Mib, il principale indice azionario della Borsa di Milano, che viaggiano ora in rialzo sulla piattaforma Investing di oltre 400 punti, ossia del 3,24% a quota 22.497,50 punti. Piazza Affari aveva ieri chiuso ben tonica, con l’indice in rialzo dell’1,11% a 22.066,87 punti, grazie al buon andamento di Wall Street, oltre che il nuovo piano di stimolo per l’economia americana. Ieri lo spread ha chiuso in ribasso a 113,5 punti.

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