Dopo le consultazioni con il presidente incaricato, Beppe Grillo è intervenuto sulla pagina del Movimento 5 Stelle per parlare dell’incontro, rivolgendosi direttamente agli attivisti: «Io mi aspettavo il banchiere di Dio, invece è un grillino – ironizza il comico, che poi si fa serio -. Vi chiedo un attimo di pazienza, sentiamo cosa dice pubblicamente. Abbiamo parlato di reddito di cittadinanza e ha detto che è una grande idea, che adesso ci vuole per la pandemia. Ha detto che abbiamo cambiato la politica in questo paese con l’onestà e abbiamo fatto un mezzo miracolo… Io ho parlato e mi ha ribadito il concetto dell’ambiente, del reddito e del recovery fund. Sembra che ci sia, seguiamo un po’ questa persona, aspetterei un attimo a fare delle domande a cui voi dovrete dare delle risposte, poi sarete voi a decidere».
Il Green per riempire uno spazio nell’elettorato italiano. Per gestire una fetta delle risorse del Recovery Plan. Per provare a far ripartire un Movimento ad un passo dall’implosione. L’ultimo jolly di Beppe Grillo si concretizza in ventiquattrore, viene puntellato in una telefonata con il premier incaricato Mario Draghi e prova a dare una nuova direzione ad una forza politica che, lo stesso Garante, ha sempre definito «biodegradabile». Il dado, a tarda sera, è tratto: domani nel voto re-indetto su Rousseau i "contras» al governo rischiano di trovarsi davanti all’ostacolo più grande: sconfessare il fondatore del Movimento. Che ai vertici dei Cinque Stelle ci sia un asse pro-governo, è chiaro sin dall’introduzione al quesito pubblicata sul blog delle Stelle: una paginata di «rassicurazioni» che Draghi, dal Mes all’attesissimo super-ministero della transizione, avrebbe dato nel corso delle consultazioni.
E, non a caso, nel quesito non sono elencate le forze che sosterranno l’esecutivo: né Fi, né Italia Viva né la Lega, viste come tanti Belzebù dai descamisados guidati da Alessandro Di Battista. E poi c'è quel riferimento ad un governo tecnico-politico, altra chiave per spodestare gli indecisi dalla trincea dei «no». Che tutto vada come nei piani di Grillo resta tutto da vedere. L’annuncio del ministero della Transizione Ecologica arriva proprio quando il Movimento sembrava perso nel suo caos e quasi rassegnato alla spaccatura.
Con i pro-Draghi che, in vista della sconfitta sulla piattaforma, si chiedevano già come potessero dire sì al nuovo governo senza lasciare loro, e non i «contras», il Movimento. In caso di sì di Rousseau la prospettiva è ribaltata. E neanche solo l’astensione, forse, potrebbe tenere gli anti-Draghi ancora nel Movimento. Grillo, nell’ultima svolta (o giravolta) guarda oltre. Guarda al M5S del futuro, meno di piazza e meno barricadero, che potrebbe invece far parte di quell'Alleanza per lo sviluppo sostenibile citata non a caso da Giuseppe Conte come prospettiva del suo futuro politico. Un futuro che non è ancora detto sia dentro o a capo del Movimento. «Non ambisco a incarichi personali, l’importante è avere una traiettoria politica da offrire agli elettori», spiega il premier uscente. Che, come Grillo, guarda ad un’alleanza progressista, ambientalista, europeista, con Pd e Leu due compagni di strada. Un’evoluzione, insomma, tangibile anche nei «nuovi» ministeri portati dal M5S: nel governo giallo-verde fu il dicastero per la Democrazia Diretta, nel governo Conte II è stato il ministero per l’Innovazione. In un ancora potenziale governo Draghi sostenuto dal M5S sarà un ministero con il nome che, finora, è assegnato solo a un dipartimento del ministero dell’Ambiente. Il sì al ministero della Transizione ecologica è accolto dal plauso dei governisti e dal silenzio dei «duri e puri». La partita, nel Movimento, è ancora aperta. Lo stop & go al voto su Rousseau lascerà ulteriori strascichi nel rapporto tra Davide Casaleggio e i gruppi. E forse anche tra il figlio del guru del M5S e Grillo che, secondo alcune fonti qualificate nel M5S, non aveva dato il via libera alla votazione sulla piattaforma. E tensioni potrebbero prodursi anche nella «corsa» interna al governo e al sotto-governo.
In pole, secondo i rumors dell’ultim'ora, sono dati Luigi Di Maio e Stefano Patuanelli ma chissà se, di fronte ad una richiesta esplicita dell’ex governatore della Bce, Conte perdurasse nel suo voler restare fuori. Di certo, nella telefonata che a tarda mattinata Grillo ha con Draghi il Garante del M5S avrebbe ammesso al premier incaricato che, senza un segnale, il sostegno del M5S era perlomeno dimezzato. E il segnale, alla fine, arriva. Così, come, anche l’orizzonte del M5S. E non un caso se, gli «attuali" Verdi già stoppino Beppe. In una lettera l’eurodeputata dei Grunen Alexandra Geese e la deputata Rossella Muroni avvertono l'ex comico: «non sarete mai come noi».
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