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Gli “scoiattoli” erano insufficienti. Salvini e Meloni divisi su tutto

Non è stato un “passo di lato”, ma il doloroso, e subìto, “passo indietro” di un uomo che dalla vita ha avuto tutto. E che quando non poteva conquistarlo, l’ha ottenuto per vie traverse, piegandolo ai propri interessi, leggi “ad personam” comprese. Un uomo che ha inoculato nel tessuto sociale italiano, dal 1985 in poi, data d’esordio di Canale 5, dosi letali di “commistioni” che hanno mutato il “dna” di generazioni. La Politica, in disfacimento per via giudiziaria, lo ha sottovalutato a lungo: non è accaduto questa volta. Troppo alto il rischio di trovarsi Berlusconi al vertice dello Stato: a capo delle forze armate e della magistratura, finto garante dei valori costituzionali, sospeso di fronte al giudizio degli uomini, controllore supremo dei servizi di sicurezza.
L’ “operazione Scoiattolo” è fallita. Lo scouting a viso aperto, e per questo ancora più impudente, degli apolidi politici in Parlamento per caso, non ha sortito il risultato auspicato da Sgarbi, Verdini, Dell’Utri e Tajani. Ne servivano cento che “fuori busta” votassero per il Cavaliere. Ne hanno raccattato poche decine di Razzi, Scilipoti e De Gregorio. Troppo rischioso andare alla conta alla quarta chiama, forzare andando a fari spenti nella notte. E il massetto potenziale di 454 Grandi elettori di coalizione era tutto fuorché blindato: il “vietnam” predisposto dai franchi tiratori del centrodestra avrebbe potuto dare esiti ancor più disastrosi del preventivabile. Sicché meglio la ritirata comunicata attraverso una nota affidata a... Licia Ronzulli, dopo un vertice virtuale su “Zoom”: in nome di un senso di «responsabilità nazionale» che è l’ultima maschera di un volto scoperto, che nessun lifting può rendere presentabile dalle finestre del Colle più alto e nobile della Nazione.

Quel centrodestra che ancora ribadisce la propria potestà nell’indicare all’Italia il prossimo presidente della Repubblica, esce in pezzi dalla giornata di ieri. Pomeriggio di sciabole tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Il primo incline a trovare una soluzione condivisa – qualunque sia, meglio se di area affine – con il centrosinistra, e portare avanti la legislatura per gestire i fondi del Piano di rilancio e resilienza; la seconda desiderosa solo di andare alle urne prima possibile, nella convinzione di poter conquistare Palazzo Chigi. Berlusconi si è sfilato, e ora può giocare a mani libere e in campo aperto. Può dettare il nome che renderà il suo “passo indietro” un effettivo “passo di lato”. Perché l’uomo è quello che è, ma non gli mancano i colpi di genio. La partiva vera può iniziare. Adesso si fa sul serio. Giù le maschere.

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