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Tensioni nel Governo, Draghi al Colle da Mattarella: si cerca l'intesa

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (D), con il Primo Ministro, Mario Draghi

Il presidente del Consiglio Mario Draghi  si è recato al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.  Al centro del colloquio c'è stato un esame della situazione politica internazionale e nazionale. Mattarella, riferiscono fonti del Colle, ha riferito a Draghi del suo viaggio in Africa. Per quanto riguarda la situazione politica interna, dopo il voto di fiducia del M5s sul dl aiuti a cui però ha fatto seguito la non partecipazione al voto finale sullo stesso provvedimento, Mattarella non ha commentato eventuali scenari.

La decisione del presidente del Consiglio è maturata al termine di una serie di incontri avvenuti durante tutta la giornata di oggi con le forze politiche. Draghi nel pomeriggio ha incontrato il ministro della Salute, Roberto Speranza, la ministra della Giustizia Marta Cartabia, che gli ha illustrato gli esiti dei lavori della Commissione sui crimini internazionali (anche se non è escluso che una parte dell'incontro possa essere servito a parlare dei rapporti con il M5S), e il ministro Andrea Orlando  Il titolare del Lavoro avrebbe incontrato il premier in vista dell’incontro di domani con i sindacati. Poi la decisione di Draghi di recarsi dal Presidente della Repubblica. Nel pomeriggio il M5S non aveva partecipato al voto alla Camera sul decreto Aiuti, dopo aver votato nei giorni scorsi la fiducia sul provvedimento. Ora i riflettori erano puntati sul Senato per le decisioni che il Movimento 5 stelle assumerà di fronte alla fiducia che il governo porrà sul dl Aiuti e la possibile uscita dei pentastellati dalla maggioranza. Ma Draghi ha anticipato tutti e con una mossa a sorpresa ha deciso di recarsi da Mattarella.

Si cerca l'intesa

Il salario minimo potrebbe riavvicinare le strade del premier Mario Draghi e del M5s. Pochi giorni fa il leader pentastellato Giuseppe Conte ha consegnato al presidente del Consiglio un documento con nove punti. Proprio uno di quelli, il secondo della lista, potrebbe spingere a trovare una prima intesa. Per il M5s il salario minimo è una necessità, considerata «l'esistenza di una platea di 4,5 milioni di lavoratori che hanno buste paga da fame, che ledono la loro stessa dignità». Nel documento dei pentastellati si dice: «Non riteniamo possibile che questo esecutivo rimanga indifferente e non dia chiare indicazioni sulla priorità di questa riforma». A Palazzo Chigi le cose si muovono da settimane. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha chiarito: «Dopo l’approvazione della direttiva sul salario minimo in Europa penso che vi siano le condizioni per una intesa con le parti sociali per arrivare ad un punto di caduta positivo che tenga conto della peculiarità italiana, facendo derivare il salario minimo, comparto per comparto, dai contratti comparativamente maggiormente rappresentativi e nello specifico dal Tec».

Domani il premier incontrerà i sindacati: si discuterà della proposta del governo, che è un primo passo importante verso la vera e propria legge sul salario minimo che dovrà essere approvata dal Parlamento. L’idea di Palazzo Chigi, su cui potrebbe esserci l’intesa sia dei sindacati sia della maggioranza, è quella di stabilire dei salari minimi per ogni settore, applicando a ogni comparto i contratti migliori. Inoltre, sul tavolo ci sono il taglio delle tasse sul lavoro da realizzare ora o, in modo più corposo, nella legge di bilancio, e il rinnovo dei contratti, che riguarda una platea di 6-8 milioni di lavoratori. Non è un caso che sia tornato a parlare di salario minimo anche Beppe Grillo. «Abbiamo l’urgente bisogno di un salario minimo. Adesso», ha scritto in un post, quasi a suggerire una strada che potrebbe accomunare di nuovo, nonostante i contrasti sul dl Aiuti, i destini del M5s e dell’esecutivo guidato da Draghi. Il garante del Movimento spiega che «si è dimostrato che se i pensionati che vanno in pensione ora avessero avuto il corrispondente del salario minimo a 9 euro lordi quando lavoravano, avrebbero oggi una pensione più alta del 10%, e non sarebbero poveri. Invece ora nel nostro Paese il 40% dei pensionati è sotto 12 mila euro all’anno». Numeri «pazzeschi», secondo Grillo, «che devono assolutamente essere stravolti». Un tema che il governo ha l’intenzione di affrontare proprio in questi giorni.

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