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Affondo Calenda: "Con Meloni premier il Paese in serie C. Rischio non è fascio ma sfascio"

Carlo Calenda

Una leggera afonia e il volto stanco. La campagna elettorale è agli sgoccioli ma Carlo Calenda va avanti a ritmo serrato. In vista c'è il risultato elettorale che tutto il Terzo polo si aspetta: la doppia cifra. Il segretario di Azione è convinto di poterla raggiungere e lo ribatte a ogni tribuna. «Se lo dici e lo ripeti prima o poi si avvera», scriveva Rigoni Stern. Ma a proposito della pace. Ed è proprio su pace e conflitto Russia-Ucraina che si apre l'incontro di Calenda con la Stampa estera a Roma. Ancor prima di prendere posto per rispondere ai giornalisti stranieri, il leader concede una battuta ai colleghi italiani.

«La posizione l'ha espressa Draghi in maniera perfetta a New York: un grande Paese rimane con i suoi alleati su una linea occidentale e sostiene una democrazia che sta combattendo contro un’autocrazia». Fine della discussione. Quando arriva il momento delle domande dall’estero, resta sui temi internazionali. «Noi siamo l’unica coalizione che siede nello stesso gruppo in Europa. Viceversa, la coalizione di destra ha tre posizionamenti diversi, così come quella di sinistra». Il vento europeo soffia sull'Italia: in mattinata il Terzo polo incassa l’endorsement del francese Stéphane Séjourné, presidente del Gruppo Renew Europe al Parlamento europeo, che parteciperà venerdì all’evento di chiusura della campagna elettorale al Gianicolo. «Le elezioni italiane sono tra le più importanti per il futuro dell’Ue. Non è un caso che la lista che sosteniamo, quella di Calenda e Renzi, riporti il logo della nostra famiglia», commenta il neoeletto segretario del partito di Emmanuel Macron. Sulla scia dei liberali d’Oltralpe, il politico romano fissa l’obiettivo: «costruire un grande partito liberal-democratico, riformista e popolare in Italia». Ma qui si parla del dopodomani. Lo scenario che interessa ai cronisti europei, invece, è quello del 26 settembre: il giorno dopo. «Sono pronto a scommettere che il centrodestra non riuscirà a formare un governo e che Giorgia Meloni non sarà premier. I suoi alleati si stanno sciogliendo. La Lega avrà un tracollo elettorale».

Calenda è sicuro di prendere più voti di Salvini e spera negli «europeisti» del Carroccio per formare «una larga coalizione alla tedesca». A guida Mario Draghi, ovviamente. La platea apprezza la chiarezza ma chiede delucidazioni sulla leader di Fratelli d’Italia. «Non considero Meloni un pericolo per la democrazia, ma per il Paese. Ha una classe politica improponibile e porterebbe l’Italia dalla serie A alla serie C dell’Europa. È sempre più nervosa, sempre più vicina a Vox e Orban». Insomma, per il leader del Terzo polo "il rischio non è il fascio ma lo sfascio». E scherza: «Meloni e Salvini non restaurerebbero il fascismo neanche nel condominio di casa». Poi esce veloce di scena: è già ora della tappa in tv, prima del viaggio verso Napoli. Sul Molo Angioino, all’incontro con gli industriali, divide la scena con Matteo Renzi. Non succedeva dall’apertura di campagna a Milano. Dopo quasi venti giorni di tour separati, i due frontmen di lista si ricongiungono sul finale.

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