La campagna elettorale italiana si chiude con una battaglia sulla collocazione internazionale del Paese, i toni si infiammano e nella bufera finiscono in due: la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen e il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Ad accendere la miccia è proprio l’uscita della von der Leyen che ieri ha velatamente minacciato l’Italia di ripercussioni in caso di scelte sbagliate. Con queste parole: «vedremo il risultato del voto in Italia, ci sono state anche le elezioni in Svezia. Se le cose andranno in una direzione difficile, abbiamo degli strumenti, come nel caso di Polonia e Ungheria». Una frase che ha avuto l’effetto di una bomba nello stagno e che è stata immediatamente cavalcata dal centrodestra che ha accusato la presidente della Commissione europea di ingerenza. I toni si sono via via alzati, soprattutto da parte della Lega che ha annunciato una mozione di censura al Parlemento europeo, ha chiesto «o le scuse o le dimissioni» e non ha mancato di stigmatizzare il silenzio del premier Mario Draghi che, a suo avviso, dovrebbe chiedere le scuse per l’Italia. Peccato però che, seppur più lentamente, poco prima era deflagrata nel dibattito politico pre-elettorale l’analisi di Silvio Berlusconi sulle ragioni che hanno spinto Putin ad intervenire in Ucraina.
Con queste parole: l’obiettivo di Putin era quello di «entrare a Kiev e in una settimana sostituire con un governo di persone perbene quello di Zelensky. Non capisco perché le truppe russe si sono sparse in giro per l’Ucraina, mentre secondo me dovevano fermarsi solo intorno a Kiev». Secondo Berlusconi «Putin è caduto in una situazione drammatica ed è stato spinto dalla popolazione russa, dal suo partito e dai suoi ministri ad inventarsi questa operazione speciale». Un punto di vista certamente non in linea con le posizioni dell’Europa e, soprattutto, dei suoi stessi alleati di centrodestra.
«Parole scandalose», commenta lapidario il Pd. A poco sono servite poi le precisazioni dello stesso Cavaliere che ha cercato di dare l’interpretazione autentica della sua riflessione: «riferivo quello che alcuni raccontano senza nessuna adesione del mio pensiero a quel racconto. Forse sono stato frainteso facevo solo il «cronista» riferendo il pensiero di altri». Puntualizzazione che non è bastata al presidente Zelensky che ha fatto diffondere al suo portavoce una replica più ironica che irosa: «Putin è al potere da più di 20 anni. Ha ucciso o imprigionato gli avversari politici. Ha mandato un esercito di assassini stupratori nel territorio di uno Stato sovrano. E ora minaccia le armi nucleari. Quindi, se capiamo bene, Berlusconi si fida di lui e usa il suo esempio per definire chi è persona rispettabile e chi no?».
Il centrodestra cerca di gettare acqua sul fuoco su una polemica che certo non voleva a due giorni dal voto. Tanto che la Meloni usa il velluto per derubricare a incomprensione l'uscita del Cavaliere: «mi pare che Berlusconi abbia spiegato che le parole che aveva espresso erano non un’interpretazione del suo pensiero ma un’interpretazione del pensiero di altri». Ma attacca sull'altro fronte che invece disturba il centrosinistra: «sulla von der Leyen la responsabilità è della sinistra italiana che è andata in giro per il mondo a sputare sull' Italia pur di vincere le elezioni. E questo è inaccettabile». Se Matteo Salvini parla di «squallida minaccia" e organizza un sit-in di protesta sotto la sede romana della Commissione, anche il segretario Dem Enrico Letta capisce che da Bruxelles è venuto un autogol: «quella di Von der Leyen è una frase che va chiarita, specificamente applicata all’Italia diventa un elemento che crea piuttosto casino. Ma il chiarimento è già cominciato».
Chiarimento che arriva da Bruxelles ("la Commissione lavorerà insieme a qualsiasi governo che vorrà lavorare con la Commissione") ma che, quasi come quello di Berlusconi, non spegne l’incendio. Per non farsi mancare niente in questa pirotecnica campagna elettorale sempre più giocata sulla collocazione geo-politica dell’Italia Fratelli d’Italia tira in ballo anche la Cina bocciando uno dei progetti ai quali Pechino tiene di più: la via della Seta. L’abbraccio dell’Italia alla Belt and Road, la nuova Via della Seta della Cina, è stato un «grosso errore», afferma decisa Giorgia Meloni che si dimostra certamente più atlantista che europeista. E lo fa, altra cosa che sarà certamente notata da Pechino, attraverso un’intervista alla Cna, l’agenzia di Taiwan.
Caricamento commenti
Commenta la notizia