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Draghi: "Volevo rimanere ma non me l'hanno consentito"

«Se guardo alle sfide raccolte e vinte in soli venti mesi di governo, c'è da sorridere a chi ha detto che me ne volessi andare, spaventato dall’ipotesi abisso di una recessione che fino a oggi non ha trovato riscontro nei dati. Ero stato chiamato a fare, dopo una vita, un mestiere per me nuovo e l’ho fatto al meglio delle mie capacità. Sarei dunque rimasto volentieri per completare il lavoro, se mi fosse stato consentito». Lo dice l’ex premier Mario Draghi in un’intervista al 'Corriere della Sera'. Poi aggiunge: «Faccio il nonno, ho quattro nipoti. E mi godo il diritto dei nonni di poter scegliere che cosa fare. Anche per questo ho chiarito che non sono interessato a incarichi politici o istituzionali, né in Italia né all’estero».

L’ex presidente del Consiglio prosegue: «Adesso siamo in un contesto internazionale complicato, di incertezza geopolitica e di rallentamento economico globale. Tuttavia l’Italia ha mostrato di sapercela fare. Quest’anno cresceremo di quasi il 4%, più di Francia e Germania, dopo i sette trimestri di crescita consecutivi durante il mio governo. Il debito pubblico in questi due anni è calato come mai nel dopoguerra, e l’Italia è l’unico grande Paese europeo che, negli ultimi anni, è riuscito ad aumentare le proprie quote di mercato nell’export internazionale». Sull'economia globale, Draghi precisa: «L'inflazione ha messo le banche centrali davanti a una sfida che non fronteggiavamo da molto tempo. Preservare la stabilità dei prezzi è essenziale, perché un’inflazione alta e variabile aumenta l’incertezza economica e sociale, danneggia i più poveri, chi ha un reddito fisso e in ultima analisi mina la crescita».

Durante il suo governo «di decisioni difficili ne abbiamo prese molte: penso al green pass e all’obbligo vaccinale. Mi fa piacere vedere oggi che la Corte costituzionale concordi in pieno. Altrettanto difficile è stato scegliere ad aprile di riaprire le scuole. Infine, il sostegno immediato e convinto all’Ucraina». «Le prospettive di pace - dice ancora Draghi - sono difficili anche se molto è cambiato in quest’ultimo periodo. Ma è soltanto Putin che può porre fine a questi massacri. Abbiamo appoggiato l'Ucraina subito, con convinzione. Ero consapevole dei forti legami passati tra l’Italia e Mosca, ma non potevamo restare impassibili. In Russia probabilmente contavano su una nostra ambiguità, che invece non c'è stata».

Rispetto a Meloni «non spetta a me giudicare il governo, soprattutto non dopo così poco tempo. Meloni ha dimostrato di essere una leader abile e ha avuto un forte mandato elettorale. Occorre stare attenti a che non si crei di nuovo un clima internazionale negativo nei confronti dell’Italia». La premier, gli viene fatto notare, dice che le ha lasciato un sacco di cose da fare sul Pnrr: «Abbiamo rispettato tutti gli obiettivi dei primi due semestri. Questo è l’unico indicatore da cui dipende l'erogazione dei fondi, che infatti è avvenuta in modo puntuale. Mi avrebbe fatto piacere completare il lavoro che avevamo portato avanti. I rimanenti obiettivi sarebbero certamente stati raggiunti prima della fine di questo semestre. Credo che il governo attuale sia altrettanto impegnato, e non ho motivo di dubitare che raggiungerà tutti gli obiettivi della terza rata».

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