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Madri detenute: la Lega presenta un decreto anti-borseggiatrici incinte

La proposta presentata dai deputati Jacopo Morrone e Ingrid Bisa prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena.

«Essere incinta e/o madre di bambini piccoli non può essere il passepartout per le borseggiatrici abituali e professionali per evitare il carcere e continuare a delinquere». Ne sono certi i parlamentari della Lega Jacopo Morrone e Ingrid Bisa, ambedue componenti della commissione Giustizia alla Camera, che «allo scopo di evitare questo nonsenso normativo hanno presentato una proposta di legge di modifica all’articolo 146 del Codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena». «L'articolo in questione - commentano i parlamentari - prevede il differimento della pena per le donne incinta, per le madri con un figlio inferiore a un anno di età, per chi è affetto da Aids o da altra malattia grave. Un principio teoricamente condivisibile ma che si scontra nei fatti con una realtà ben diversa, di grave nocumento sociale e rilevante sul piano della sicurezza. E’ ormai consueta, infatti, la presenza di borseggiatrici professionali che si muovono indisturbate nelle stazioni ferroviarie, nelle metropolitane e sulle linee del trasporto pubblico sottraendo ai passeggeri presi di mira beni personali, portafogli, denaro e documenti. Pur note alle forze dell’ordine e spesso colte in flagranza di reato, queste ladre di professione si ritrovano subito libere perchè in stato di gravidanza o perchè madri di bambini piccoli, pronte a riprendere la propria attività. E’ evidente che questo fenomeno sta creando sempre più allarme sociale e timori, come confermato anche da diverse inchieste giornalistiche. Di qui la necessità di impedire che la gravidanza diventi la facile via d’uscita per compiere reati senza essere sanzionate penalmente».

«Benchè le ladre siano ben note alle forze dell’ordine e vengano spesso colte anche in flagranza di reato, il giorno successivo o addirittura dopo poche ore sono di nuovo sul campo ad operare e mettere a segno una serie infinita di furti - si sostiene -. La questione delle borseggiatrici è diventata di tale rilievo da creare forti paure, allarmi e tensioni nei cittadini, soprattutto nei più anziani, ed è parte centrale del dibattito pubblico, anche se il problema è di difficile risoluzione dal momento che queste aggirano la legge a modo loro per evitare il carcere. Queste donne non possono essere arrestate (un pò come nel film 'Ieri, oggi, domanì, dove Sophia Loren nei panni di una venditrice ambulante di sigarette sfuggiva sempre all’arresto perchè incinta), perchè incinte o perchè madri di bambini molto piccoli. Come spiega l’articolo 146 del codice penale l’esecuzione di una pena, che non sia pecuniaria, è differita: 1) se deve aver luogo nei confronti di una donna incinta; 2) se deve aver luogo nei confronti di madre di un infante di età inferiore ad un anno». «Diversi articoli di stampa, alcuni dei quali pubblicata da 'Il Corriere della Serà, ipotizzano che i gruppi di borseggiatrici non agirebbero autonomamente, ma farebbero parte di una rete criminale più ampia che, sfruttando la condizione delle donne, le manda indisturbate a rubare sui treni della metropolitana milanese - si conclude -. Per quanto il problema sia delicato e richieda interventi di una certa ampiezza e complessità, sembra preliminare a ogni altro intervento introdurre un minimo di certezza della pena, in modo che sia possibile, da un lato, arginare il fenomeno criminale e tutelare i cittadini vittime di borseggi, dall’altro, tentare di svolgere una qualche forma di rieducazione nei confronti delle autrici di questi deprecabili reati. In altri termini, sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinchè la gravidanza non sia una scusa: chi commette reati deve essere sanzionato, pur nel rispetto dei diritti di tutti, nascituro compreso. Per la sicurezza dei cittadini e per una questione di certezza della pena, questa riforma si rende necessaria affinchè le borseggiatrici in stato di gravidanza non restino impunite e, secondo la valutazione del magistrato, debbano scontare la pena presso una casa famiglia o in un apposito carcere per detenute madri».

La proposta presentata dai deputati Jacopo Morrone e Ingrid Bisa prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena. «Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti, il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato - si legge nel testo -. Qualora la persona detenuta sia recidiva ai sensi dell’articolo 99, secondo o quarto comma, o delinquente abituale o professionale ai sensi degli articoli 102, 103 o 105, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri. Negli altri casi l’esecuzione avviene presso l’abitazione o in altro luogo di privata dimora, comprese le case famiglia protette, ove istituite, ovvero in luogo di cura, assistenza o accoglienza, al fine di provvedere alla cura e all’assistenza dei figli».

«La presente proposta di legge mira alla riforma dell’articolo 146 del codice penale, che verte in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena, per normare i casi che vedono le borseggiatrici abituali e professionali che, grazie al loro stato di gravidanza e/o di madri di bambini piccoli, evitano il carcere e continuano a delinquere - si spiega nella relazione che accompagna la proposta di legge -. L’articolo 146 del codice penale prevede il differimento della pena per le donne incinta, per le madri con un figlio inferiore a un anno di età, per chi è affetto da Aids o da altra malattia grave. Da tempo, ormai, anche diversi programmi televisivi di rilievo nazionale fra cui 'Striscia la notizià, hanno avviato una vera e propria crociata contro le borseggiatrici che si aggirano indisturbate tra le stazioni delle metropolitane sottraendo portafogli, denaro, documenti e altri averi ai malcapitati passeggeri».

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