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Il Senato approva il dl Cutro. Regioni divise, i Sindaci chiedono più coinvolgimento

Il Senato ha approvato il decreto Cutro con 92 voti favorevoli e 64 contrari. Il provvedimento del governo passa ora alla Camera, che lo deve convertire entro il 10 maggio.

Regioni italiane divise sui migranti, 'il Governo ci incontri'

Le Regioni italiane chiedono di incontrare il governo denunciando all’unanimità di essere state escluse dal processo decisionale sulla questione migratoria, e nel frattempo si dividono sul decreto Cutro. "Non siamo stati interpellati e non possiamo venire a conoscenza delle cose quando le decisioni sono state quasi già prese».

Sott'accusa il metodo utilizzato dal governo Meloni per i provvedimenti adottati nella gestione dei flussi migratori, provvedimenti nei quali chiedono di essere coinvolte. Ma se i governatori invocano all’unanimità un incontro con l’esecutivo, si spaccano sugli annunciati emendamenti al decreto Cutro, fortemente restrittivi della 'protezione speciale'. Anche se nella Conferenza Unificata è stato fornito un parere favorevole a maggioranza sui provvedimenti in materia di immigrazione, i presidenti di Regione del centro-sinistra hanno invece dato - seppure in minoranza - un parere negativo sul decreto, chiedendo di ritirare le modifiche annunciate dalla maggioranza in Parlamento.

Anche i Comuni italiani chiedono maggiore coinvolgimento

Già nei giorni scorsi le regioni amministrate dal Partito democratico (Emilia-Romagna, Toscana, Campania e Puglia, più la Valle d’Aosta) si erano rifiutate di sottoscrivere l’intesa sul dichiarato stato d’emergenza, di fatto negando il commissariamento e autoescludendosi dall’ordinanza disposta dalla Protezione civile. Gli stessi territori proseguono anche la battaglia contro l’installazione di nuovi Centri di permanenza per rimpatri (Cpr) nelle loro circoscrizioni. L’unico obiettivo su cui tutti sono concordi, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, è un incontro al più presto con il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, quello alla Protezione Civile, Nello Musumeci, e con il commissario per la gestione dell’emergenza migranti, Valerio Valenti. Dal canto suo anche l’Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci) ha chiesto un maggiore coinvolgimento sulle questioni. Il parere fornito dai sindaci ai provvedimenti sui migranti è favorevole, ma condizionato dall’approvazione di un emendamento proposto che preveda, a fronte dei posti già finanziati nel 'Sistema di accoglienza e integrazionè, un incremento della rete di 4 mila posti per minori stranieri non accompagnati e mille posti per disagio mentale e sanitario. Secondo l’Anci, la vera urgenza è rappresentata «dai minori non accompagnati o da misure che consentano di accorciare i tempi di rilascio dei permessi di soggiorno, che oggi sono lunghissimi, rallentando i percorsi di autonomia e regolarità amministrativa».

Il ministro dell’Interno Piantedosi difende lo stato di emergenza

In attesa che si definiscano le modifiche chieste da più parti al decreto Cutro, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha comunque ribadito che «la dichiarazione dello stato di emergenza adottato nell’attuale frangente è unicamente dettata dalla necessità di disporre di procedure e strumenti più rapidi e adeguati alla gestione dello straordinario afflusso di persone sbarcate». Piantedosi ha detto di non avere preclusioni a considerare "ampliamenti delle attuali quote di ingresso, fermo restando che le valutazioni concrete andranno svolte in sede interministeriale anche attraverso il confronto con le parti sociali». Per il ministro «il decreto è un primo punto di svolta, ma intendiamo proseguire su questa strada, nella convinzione che venire nel nostro Paese nel pieno rispetto delle regole sia il modo più efficace per combattere l’immigrazione clandestina e favorire al contempo l’integrazione dei migranti regolari».

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