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Vertice Italia-Africa, la premier Meloni accoglie i leader: “Ciò che accade nel Vecchio Continente ci coinvolge”

Dopo l'apertura dei lavori al Quirinale, si tiene in Senato la seconda giornata del vertice internazionale 'Italia-Africa. Un ponte per una crescita comune', con la presidente del Consiglio Meloni, capi di Stato e di governo e ministri di Paesi africani, i vertici dell'Unione europea, dell'Unione africana e delle principali Organizzazioni internazionali.

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è arrivata attorno alle 9, accolta dal presidente Ignazio La Russa, al Senato, dove è in corso la cerimonia di accoglienza dei capi delegazione. Seguirà la foto di famiglia e la sessione plenaria, con gli interventi di apertura della stessa premier e del ministro degli Esteri Antonio Tajani, del presidente dell'Unione africana Azali Assoumani, della Commissione dell'Ua, Moussa Faki, dei presidenti di Commissione, Consiglio e Parlamento Ue (Ursula von der Leyen, Charles Michel e Roberta Metsola) e del vice segretario generale Onu Amina Mohammed. A seguire le cinque sessioni tematiche, focalizzate su cooperazione in campo economico e infrastrutturale, sicurezza alimentare, transizione energetica, formazione professionale e cultura, migrazioni e sicurezza, cui parteciperanno i ministri competenti.

Le parole di Mattarella

Sergio Mattarella ha citato un proverbio africano «di grande saggezza» per chiudere il suo brindisi davanti a capi di stato e di governo e alle altre personalità ospiti del vertice Italia-Africa, occasione voluta da Giorgia Meloni per lanciare il Piano Mattei. «Se vuoi andare veloce corri da solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme a qualcuno», ha detto, auspicando un «cammino comune» verso "benessere e pace in Africa, in Europa e nel mondo». «È la cooperazione a muovere il progresso», ha sottolineato, e davanti alle crisi in corso, il «compito» comune è «esplorare lo straordinario potenziale di sviluppo delle relazioni» tra i due continenti, «sul terreno politico, per spegnere i focolai di tensione e di conflitto, sul terreno economico, per realizzare una produzione sostenibile e un’equa distribuzione delle risorse, per accrescere il patrimonio delle nostre rispettive culture».

Meloni: "Tutto quello che accade in Africa ci coinvolge"

Dopo la serata al Quirinale, sarà l’aula del Senato la vetrina della strategia su cui lavora la premier dal suo insediamento. Una «cornice politica» per potenziare la collaborazione con l’Africa in modo «non predatorio», che da qualche settimana ha anche una governance, con una cabina di regia che si riunirà per la prima volta a febbraio per lavorare sui primi progetti. Per le opposizioni è solo «una scatola vuota», ma Palazzo Chigi e Farnesina sono certi che l’approccio genererà risultati positivi, dal punto di vista geopolitico ed energetico. «I vantaggi per l’Italia sono innumerevoli», è sicura Meloni: «Tutto quello che accade in Africa ci coinvolge, dalla migrazione alla sicurezza passando per le catene di approvvigionamento». Come in Tunisia, a Lampedusa, e volte sui luoghi dell’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna, anche in questo appuntamento dal forte valore politico e simbolico accanto alla premier ci sarà Ursula von der Leyen (che annuncia «una nuova era di cooperazione» con la Banca africana di sviluppo). È il segno di un asse sempre più solido fra la presidente della Commissione europea e Meloni, che hanno sviluppato un certo feeling soprattutto sui dossier legati all’immigrazione e alla cooperazione con i Paesi africani. Ci saranno anche i vertici della altre istituzioni Ue. E questo «mostra quanto sia importante inserire il Piano Mattei in una strategia europea», ha sottolineato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Poco dopo è arrivato un chiaro endorsement da Bruxelles. La Commissione, ha spiegato un portavoce, accoglie «con favore» il Piano Mattei, ritenendo che «si adatti bene alla visione congiunta per il 2030 sulla quale i leader dell’Ue e dell’Unione africana si sono impegnati» e «al piano di investimenti Global Gateway in Africa», circa metà dello stanziamento complessivo da 300 miliardi di euro. «Abbiamo stabilito delle materie prioritarie e dei paesi pilota nei quali avviare i primi progetti», ha spiegato Meloni.

Roma guarda soprattutto ai Paesi più grandi e popolosi del continente, inevitabilmente anche i più influenti. Nel vertice potrebbero emergere i primi. Si parla già di Algeria, Egitto (con cui anche l’Ue sta cercando di dare vita a un memorandum) e Marocco. «Quello che abbiamo fatto in Tunisia va replicato con altre nazioni e ci stiamo lavorando», ha spiegato Meloni, pronta a rivedere c'è il presidente Kais Saied. Dalla Libia è atteso Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh, primo ministro del governo di Unità nazionale, e non è escluso che con Meloni si discuta di intese per frenare i flussi migratori, tema su cui una settimana fa la premier ha avuto una preziosa sponda da Recep Tayyip Erdogan, il presidente della Turchia, che ha una ruolo particolarmente attivo nel Paese nordafricano. Tra gli oltre 40 partecipanti non c'è però la Nigeria, lo Stato più grande d’Africa, attore fondamentale soprattutto nell’area occidentale, tormentata dal caos in Niger, dove «la sostituzione dell’alleanza con la Francia con altre» crea "preoccupazioni» dal un punto di vista della «tenuta geopolitica», come ha spiegato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Un altro fronte caldo è il Mar Rosso. «Rischiano di esserci conseguenze» per l’economia «se noi non difendiamo la libertà di navigazione - chiarisce Meloni -: dal Canale di Suez passa il 15% del commercio mondiale, nella migliore delle ipotesi bloccare quei mercantili vuol dire aumentare il costo dei prodotti che arrivano sul nostro mercato, non possiamo permetterlo. Quello che stiamo facendo è promuovere insieme all’Ue una missione difensiva per garantire la libertà di navigazione».

 

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