«Io non devo dire niente a nessuno. Ognuno è libero di fare ciò che vuole» ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine del XIV Congresso Mcl, rispondendo ai giornalisti sulla possibile querela del padre di Ilaria Salis a Matteo Salvini.
«Chiediamo che vengano rispettate le regole che tutelano la dignità della persona detenuta. Questo è quello che possiamo fare, di più non possiamo. Salis è detenuta in Ungheria per un’ipotesi di reato commesso in Ungheria. Non possiamo chiedere l’estradizione. Soltanto qualora riuscisse a ottenere gli arresti domiciliari, l’Italia potrebbe chiedere con i suoi avvocati di far trascorrere il tempo dei domiciliari in Italia. Finché è in un carcere non si può fare. Dipende dalle richieste degli avvocati e dalle decisioni del magistrato» ha detto Tajani al margine del XIV Congresso generale del Movimento cristiano dei lavoratori in corso all’Ergife Hotel di Roma.
«Quello che noi possiamo fare - ha aggiunto - è garantire una continua assistenza. Sono state fatte tutte le visite consolari necessarie. Ieri sono stati i genitori, c'è stata una psicologa, l'altro ieri è andato il procuratore generale ad accertarsi di persona, dopo la sollecitazione dell’ambasciatore d’Italia al ministro di Giustizia a Budapest, per accertarsi delle condizioni della detenuta Salis. Quello è ciò che abbiamo fatto e che continueremo a fare».
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