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Exploit alleanza Pd-M5s in Sardegna, ma resta prudenza sul "campo largo"

In volo sul mar Tirreno saluti e scambi di impressioni tra i due, dopo aver girato in lungo e in largo l’isola in campagna elettorale senza mai essersi incontrati.

Mentre Giuseppe Conte ed Elly Schlein salgono insieme sull'areo per Cagliari, i rispettivi partiti sono in fibrillazione per un risultato che, comunque vada, entrambi considerano positivo. La candidata M5s Alessandra Todde tiene sulle spine fino all’ultima scheda il centrodestra. Circostanza che per molti testimonia un fatto: se uniti, Pd e M5s possono essere competitivi. Ma guai a leggere il volo verso Cagliari come un decollo definitivo del cosiddetto «campo largo». Men che meno, si può interpretarlo come la firma della definitiva intesa «giallorossa» in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.

Semmai, il risultato di Todde può essere di buon auspicio per le amministrative abruzzesi alle porte e potrebbe dare nuova energia per chiudere le partite ancora aperte. In ordine: Basilicata, Piemonte e Umbria. In tutte e quattro le Regioni l’intesa manca. E la parola d’ordine resta «prudenza».

Il primo ad annunciare il volo per Cagliari è Conte. "Comunque vada voglio abbracciare la nostra Alessandra Todde», dice prima di partire. «Che si vinca o che si perda, sarà stato comunque un risultato straordinario», spiega. Una frase che condensa la speranza per un risultato storico: la prima candidata del Movimento alla guida di una regione italiana. Tra i più vicini al presidente M5s, si sottolinea che il viaggio per la Sardegna è una scelta autonoma che il presidente ha preso dopo le prime ore di spoglio prendendo il primo voto utile. La segretaria dem, invece, ha comprato il biglietto già in mattinata, spiegano dal fronte Schlein. Per salutare Todde, con cui nel tempo ha stretto un sodalizio, e per testimoniare vicinanza ai militanti del Pd. Che, salvo sorprese, sarà il primo partito in Sardegna.

In volo sul mar Tirreno saluti e scambi di impressioni tra i due, dopo aver girato in lungo e in largo l’isola in campagna elettorale senza mai essersi incontrati. Del resto, la stessa Todde - forse sperando nell’effetto Tommasi che a Verona tenne lontani i leader, vincendo - aveva preferito un finale di campagna «sardo», quindi senza politici del «continente».

Nonostante il volo insieme, l’aria che si respira su entrambi i fronti sembra non essere del tutto cambiata, almeno nelle prime ore dopo il voto. «Senza Pd non si vince», spiegano fonti Dem, sottolineando la primazia del partito nell’isola. Dalle parti del M5s, invece, si indicano i voti confluiti anche alle altre liste per la candidata sarda senza simboli di partito e soprattutto si evidenzia «l'importanza di un candidato forte che aiuta nel trasportare il consenso». Insomma, i pesi all’interno della coalizione contano, eccome. Il M5s, che ha sempre chiesto «un rapporto alla pari» al Pd in vista delle alleanze ancora da stringere, tiene il punto. "Dove c'è stato un confronto aperto e si è partiti dalle esigenze dei cittadini, come in Sardegna, - spiega chi è più vicino al presidente Conte - si è riusciti a trovare un’intesa e a raggiungere un risultato importante».

Ma, si fa notare, «la specificità della Sardegna non si può applicare in fotocopia in Basilicata e Piemonte, ad esempio». La linea resta quella della cautela: no a fusioni a freddo o cartelli elettorali, «si parta dai programmi e dai territori». Guardando al futuro, fonti del Pd spiegano: «lo spirito della segretaria è sempre stato unitario nella scelta dei candidati e così sarà per le prossime occasioni». Fonti parlamentari del Pd sollevano il dubbio. «I 5s ora possono sfruttare l’occasione per essere più generosi o chiudersi a riccio», fa notare qualcuno. Ma è Dario Franceschini, promotore dell’alleanza giallorossa a rompere gli indugi. «La Sardegna indica che la strada imboccata tra mille difficoltà nel settembre 2019 era quella giusta. Ora va percorsa con convinzione e generosità», scrive. Righe dentro cui più di qualcuno avverte un messaggio cifrato alla minoranza dem, da sempre scettica sul sodalizio con i pentastellati. Minoranza che resta in silenzio e aspetta mercoledì per l’analisi. Intanto, più di qualcuno dell’area Schlein avverte: «non hanno una ricetta alternativa, bisogna continuare a insistere anche su Piemonte e Basilicata».

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