Il campo extra-large è già realtà. In una piccola porzione di Stivale, ma esiste. In Abruzzo, il centrosinistra al completo gioca una partita importante. E non a caso tutti i leader della coalizione a sostegno di Luciano D’Amico faranno spola nei prossimi giorni tra le montagne e il mar Adriatico.
Da Giuseppe Conte a Elly Schlein, passando per Matteo Renzi e Carlo Calenda, fino a Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Pd, M5s, Avs, Azione e Italia Viva sono pronti alla caccia all’ultimo voto utile per dare un’altra spallata al centrodestra. Meno pronti, almeno al momento, nel siglare gli accordi in altre sfide cruciali come quella della Basilicata e del Piemonte.
Qualche passo in avanti si vede, ma «è ancora tutto in fieri», come si ripete da più parti. E il campo, che molti vorrebbero «larghissimo», resta un cantiere in corso. Con un metodo ancora da affinare e parecchie buche da appianare.
Gli impegni della campagna elettorale abruzzese, ormai alla volata finale, cominciano a riempire le agende dei leader. Nessun comizio in programma con tutti i volti nazionali sul palco, però, sulla scia tracciata da Alessandra Todde e prima ancora da Damiano Tommasi a Verona. Ma nel centrosinistra, i telefoni squillano soprattutto per un’altra questione bollente, quella della Basilicata.
Dove non si sblocca la reticenza del M5s sul candidato Angelo Chiorazzo, appoggiato invece dal Pd. E così il lucano Roberto Speranza chiede al suo ex collega in Cdm, Giuseppe Conte, uno sforzo di «generosità». Ricorda quanto è costato al Pd il sostegno a Todde e invita a mettere da parte i "pregiudizi» e confrontarsi sul merito della candidatura di Chiorazzo.
Alla richiesta di generosità, nel M5s tutto tace. «Il dialogo non è interrotto», sottolineano a Campo Marzio. E, intanto, nel Movimento c'è chi evidenzia che le perplessità su Chiorazzo sono state sollevate anche da più forze politiche. Insomma, il cattolico Chiorazzo non sembra convincere.
E il Pd si mette al lavoro su un punto di caduta. Fonti parlamentari raccontano di un ulteriore tentativo per convincere lo stesso Speranza a scendere in campo. Ma lui non ne vuole proprio sapere. E allora l'attenzione potrebbe ricadere sul presidente della Provincia di Matera, Piero Marrese.
Mentre è impasse sull'altra partita regionale, quella piemontese, legata a doppio filo con quella in Basilicata. Conte, con la consueta cautela, ha ribadito che non esistono "alleanze forzate, ma solo costruite su progetti e specificità territoriali».
All’apertura di Calenda, risponde con ironia: «il mio numero è sempre lo stesso, lui decida cosa vuol fare da grande». Il pentastellato continua a parlare di «campo giusto», che «non può essere minato da personalismi e tatticismi». Aperture e sfumature in casa Pd. Ai sostenitori giallorossi, da sempre favorevoli all’alleanza col M5s di Conte e ora galvanizzati dal successo in Sardegna, rispondono i supporter del campo «largo».
In primis, Romano Prodi, che invita tutti ad "abbracciare una missione unitaria». E poi il presidente Stefano Bonaccini, che avverte: «l'alleanza di soli Pd ed M5S non basta», almeno al nord. Dalla minoranza più oltranzista, c'è chi continua a temere la subordinazione del Pd a Conte. E intanto, in vista della partita del terzo mandato, che si riaprirà alla chiusura delle urne abruzzesi, Bonaccini decide di tenere il punto: «rimango fermo a quanto deciso in direzione».
Schlein valorizza «il centrosinistra al completo» nella versione abruzzese e continua a lavorare con «spirito testardamente unitario» a ciò che lei chiama «campo dell’alternativa». Con il congresso del Pse a Roma alle porte, si continua a lavorare sulle liste per le europee.
In molti si aspettano la sua candidatura, ma il lavoro al momento è concentrato sull'allargamento delle liste Pd a candidati civici. In Parlamento, invece, i dem sono impegnati con le opposizioni sul tema del lavoro: dalla sicurezza alla settimana corta. Le eventuali convergenze partono da qui, come dai territori.
Caricamento commenti
Commenta la notizia