Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Ue, al via il nuovo Patto di Stabilità: 7 anni per ridurre debito e deficit. L'Italia non lo vota: caos nella maggioranza

Se il disavanzo di un Paese è superiore al 3% del Pil, dovrebbe essere ridotto durante i periodi di crescita per raggiungere l'1,5% e creare una riserva di spesa per periodo con condizioni economiche difficili.

STRASBURGO (FRANCIA) (ITALPRESS) – Con 340 voti favorevoli, 279 contrari e 21 astensioni il Parlamento Europeo ha approvato l’accordo raggiunto con il Consiglio sugli obblighi di riduzione delle emissioni di CO2 per nuove auto e nuovi furgoni, in linea con gli obiettivi climatici dell’UE, nell’ambito del pacchetto “Fit for 55”. La legislazione approvata prevede l’obbligo

Il Parlamento europeo ha dato il suo via libera definitivo alla riforma del Patto di stabilità e crescita. Uno dei voti più importanti di questa legislatura, espresso nell’ultima riunione plenaria di questo mandato. I partiti italiani, però, in un’anomala unitarietà si sono astenuti. Esclusa la delegazione del Movimento 5 stelle che ha optato per una netta contrarietà.

I partiti di maggioranza - arrivati con la responsabilità di aver negoziato e accettato questo Patto al Consiglio - non hanno votato a favore «perchè permangono molti punti di criticità». Il Pd si è astenuto «per non approvare un Patto negoziato dal Governo Meloni». Nonostante l’abbia proposto il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. La spiegazione - fornita dalla segretaria nazionale Elly Schlein le scorse settimane - è che questo non è il Patto presentato dalla Commissione, è stato pesantemente modificato dagli Stati sul tavolo del Consiglio.

«Immagino ci siano ragioni di politica interna», ha risposto Gentiloni ai giornalisti che gli facevano domande in merito. «Abbiamo unito la politica italiana», ha ironizzato riferendosi proprio al fatto che nessuna delegazione abbia votato a favore. Il Patto dovrà ora essere vidimato per entrare in vigore con un voto dal Consiglio, in programma per la riunione del Consiglio il 29 aprile. Toccherà ai ministri degli agricoltura.

Il regolamento che modifica il braccio correttivo del PSC con 368 voti a favore, 166 voti contrari, 64 astensioni e la direttiva che modifica i requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri con 359 voti a favore, 166 voti contrari, 61 astensioni. I deputati hanno rafforzato le norme per sostenere la capacità di un governo d’investire. Ora sarà più difficile per la Commissione sottoporre uno Stato membro a una procedura per i disavanzi eccessivi se saranno in corso investimenti essenziali. Tutte le spese nazionali per il cofinanziamento dei programmi finanziati dall’UE saranno escluse dal calcolo delle spese di un governo, creando così incentivi agli investimenti.

I Paesi con un debito eccessivo saranno tenuti a ridurlo in media dell’1 % all’anno se il loro debito è superiore al 90% del Pil, e dello 0,5% all’anno in media se è tra il 60% e il 90%. Se il disavanzo di un Paese è superiore al 3% del Pil, dovrebbe essere ridotto durante i periodi di crescita per raggiungere l'1,5% e creare una riserva di spesa per periodo con condizioni economiche difficili. Le nuove norme contengono varie disposizioni per consentire più spazio di manovra. In particolare, concedono tre anni supplementari oltre ai quattro standard per raggiungere gli obiettivi di un piano nazionale. I deputati si sono assicurati che questo tempo supplementare possa essere concesso per qualsiasi motivo il Consiglio ritenga opportuno, piuttosto che solo a condizione di criteri specifici, come inizialmente proposto. Su richiesta dei deputati, i Paesi con un disavanzo eccessivo o un debito eccessivo possono chiedere una discussione con la Commissione prima di fornire orientamenti sul percorso di spesa. Uno Stato membro può chiedere la presentazione di un piano nazionale riveduto se vi sono circostanze oggettive che ne impediscono l’attuazione, ad esempio un cambiamento di governo. Il ruolo delle istituzioni di bilancio indipendenti nazionali - incaricate di verificare l’adeguatezza dei bilanci e delle proiezioni di bilancio del loro governo - è stato consolidato dai deputati con l’obiettivo di contribuire a rafforzare ulteriormente i piani nazionali.

Tutti i Paesi dovranno presentare piani a medio termine che definiscano i loro obiettivi di spesa e come saranno intrapresi gli investimenti e le riforme. Gli Stati membri con livelli elevati di disavanzo o debito riceveranno orientamenti sugli obiettivi di spesa. Per garantire una spesa sostenibile, la riforma introduce garanzie numeriche di riferimento per i Paesi con un debito eccessivo o un disavanzo eccessivo. Le norme aggiungono inoltre un nuovo orientamento, vale a dire la promozione degli investimenti pubblici nei settori prioritari. Infine, il sistema sarà più adattato a ciascun Paese caso per caso piuttosto, che applicare un approccio unico per tutti, e si terrà meglio conto delle preoccupazioni sociali. Il Consiglio deve ora dare la sua approvazione formale ai provvedimenti. Una volta adottati, entreranno in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE. Gli Stati membri dovranno presentare i loro primi piani nazionali entro il 20 settembre.

La linea dell’ex premier è pragmatica. «Non è perfetto e non risolve tutti i problemi ma è un buon compromesso che permetterà all’Ue di prepararsi meglio e affrontare le sfide economiche con rinnovata fiducia». Detto ciò, il 19 giugno saranno presentate le decisioni sulle procedure d’infrazioni per deficit eccessivo. E riguarderanno quasi certamente undici Paesi, tra cui l’Italia, che - dato di ieri - si presenta con un deficit record per il 2023 al 7,4%. «Il piano di rientro non sarà facile ma con le regole nuove è sicuramente più compatibile rispetto a quelle vecchie», ha evidenziato Gentiloni.
In estrema sintesi, la riforma della Governance economica mantiene i parametri di Maastricht che fissano le soglie del deficit al 3% del Pil e del debito al 60%. Per il Movimento 5 stelle «è un cappio attorno ai cittadini italiani». Per i Verdi europei «è una camicia di forza agli Stati membri»

«La Meloni negozia in Europa le nuove regole del Patto di stabilità e poi, al momento del voto al Parlamento Ue, il suo partito e tutta la maggioranza di governo si astengono. E’ evidente che si tratta di una smentita e di una sonora bocciatura per la premier e il ministro Giorgetti! E’ in atto un goffo e disperato tentativo di prendere le distanze da sè stessi perchè sanno che l’accordo da loro siglato è penalizzante per l’Italia a causa della loro incapacità negoziale e della poca credibilità. Il Pd ha scelto coerentemente di astenersi perchè pur essendo interessati ad evitare il ripristino delle vecchie regole, il testo finale del Patto rappresenta un passo indietro rispetto alla proposta avanzata da Gentiloni che abbiamo sostenuto con forza, e tutto questo rischia di provocare politiche restrittive per il nostro Paese nei prossimi anni». Lo dichiara Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Politiche europee alla Camera.

Ecco i pilastri del nuovo Patto di Stabilità che prevede piani di 4 anni, estendibili a 7, per risanare i conti e stabilisce nuovi paletti, con deroghe e norme transitorie:

IL NUOVO PATTO DI STABILITÀ. Si tratta dell’insieme di regole comuni per aumentare la convergenza dei conti pubblici nell’Ue. L'obiettivo resta quello di portare i deficit pubblici sotto il 3% del Prodotto interno lordo e i debiti pubblici sotto il 60% del Pil. Il vecchio Patto era stato sospeso a inizio pandemia ed è stato riattivato a inizio 2024.

I TEMPI PER RISANARE I CONTI. I piani di rientro concordati dai Paesi avranno una durata di 4 anni, estendibili a 7 anni a fronte di riforme che migliorano il potenziale di crescita e la sostenibilità dei conti pubblici. Per dar più tempo sul risanamento verranno considerati anche gli impegni sul Pnrr. Recovery e cofinanziamento nazionale dei fondi Ue nel 2025 e 2026 saranno considerati poi per consentire eccezioni a un rientro dei conti anno per anno e senza rinvii.

TRAIETTORIA E SPESA. La Commissione comunicherà agli Stati una 'Traiettoria di riferimentò per porre il debito in un percorso discendente sostenibile e calcolata con metodologia data. Quest’anno sarà annunciata con il 'Pacchetto di primaverà il 19 giugno. In base a quella gli Stati dovranno presentare piani pluriennali di spesa (entro il 20 settembre), cui attenersi strettamente e anno per anno (sono fissati massimali di sforamento).

I PALETTI SUL DEBITO. La Traiettoria dovrà comunque portare a un calo medio annuo minimo dell’1% del rapporto debito pubblico/Pil per i Paesi con un debito oltre il 90% del Pil, come l’Italia (lo 0,5% per chi ha il debito tra 60 e 90%).

PIU' VIRTUOSI SUL DEFICIT. Viene introdotta una 'salvaguardià che impegna gli stati con deficit/Pil già entro il tetto del 3% di ridurlo ulteriormente all’1,5%.

LA NUOVA PROCEDURA PER DEFICIT ECCESSIVO. I Paesi che sforano il 3% del deficit dovranno garantire un aggiustamento strutturale dei conti per almeno lo 0,5% del Pil. La procedura scatta anche per il debito eccessivo e se i Paesi non rispettano gli impegni sui piani di spesa (con valori prestabiliti di tolleranza). Il 19 giugno sarà anche la data in cui formalmente si apriranno gli iter per disavanzo con i report della Commissione. Secondo Eurostat nel 2023 undici Paesi Ue avevano deficit oltre il 3%. A rinforzo della procedura sono previste sanzioni fino allo 0,05% del Pil.

TOLLERANZA SU RIFORME, PNRR E SPESE SULLA DIFESA. La procedura terrà conto dei progressi su riforme e investimenti, inclusi quelli del Pnrr, e dell’aumento degli investimenti nella difesa.

IL COSTO DEGLI INTERESSI. In via transitoria nel primo 'round’ di piani si terrà conto dell’aumento dei pagamenti degli interessi sul debito quando uno stato si impegna a un dato insieme di riforme e investimenti.

Caricamento commenti

Commenta la notizia