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Meloni a Cernobbio: "Il caso Sangiuliano non indebolirà il governo, buon lavoro sul Pnrr, resta l'assegno unico". E ribadisce: "Sostegno all'Ucraina"

Le dimissioni di Gennaro Sangiuliano da ministro della Cultura sono dovute a «una vicenda privata» nella quale «non ci sono illeciti» e che certo «non indebolirà il governo». Giorgia Meloni mette in chiaro che, d’altra parte, «è morto il re, viva il re, si è dimesso un ministro, buon lavoro a un nuovo ministro» e apre il suo intervento al Forum economico di Cernobbio facendo chiarezza su quello che era diventato il gossip di fine estate.

La premier, intervistata dal direttore del Corriere, Luciano Fontana, non si è sottratta alle numerose domande anche su tema che ha tenuto banco sino a ieri, con la clamorosa svolta. Un tema in primo piano per i media, anche se a un certo punto la platea di imprenditori presenti in sala non nasconde l’insofferenza in proposito e si leva un muro di 'bastà alla seconda domanda in proposito.

«Non lo dico sul caso specifico ma per le tante donne che hanno guardato a questa vicenda probabilmente come l’ho guardata io: la mia idea su come una donna debba guadagnarsi il suo spazio nella società è diametralmente opposta da quella di questa persona», manda comunque a dire Meloni che torna a non citare Maria Rosaria Boccia anche perché «non credo di dovermi mettere a battibeccare con questa persona», taglia corto.

«Intendo fare il mio lavoro, farlo bene e fino alla fine della legislatura», dice proseguendo sul filo del ragionamento sull'affaire che ha condotto al cambio della guardia al Collegio Romano, e su quanti, lascia capire, 'tifavanò su un inciampo fatale sul cammino di Palazzo Chigi. «Penso anche che gli italiani capiscano un certo doppiopesismo, che si dà più importanza a cose che sarebbero meno rilevanti e meno a cose che sarebbero più rilevanti», riprende. La presidente del Consiglio si dice allora «molto colpita dalla sproporzione di articoli che sono stati dedicati alla vicenda privata del ministro Sangiuliano rispetto a quelli dedicati a un’inchiesta, che ha portato avanti la Procura di Perugia, che racconta di funzionari dello Stato che per anni hanno fatto centinaia di migliaia di accessi illegali alle banche dati di questa nazione, ragionevolmente - incalza - per ricattare la gente».

Tornando alla concretezza dei dossier sul tavolo del governo, Meloni, che poco prima aveva incontrato il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, per un bilaterale andato a detta di entrambi «molto bene», ha ribadito il sostegno dell’Italia all’Ucraina: «E' una scelta di interesse nazionale, che non cambierà». E anche che «Non dobbiamo mollare. Non penso che il destino dell’Ucraina sia così segnato. Penso che non dobbiamo cadere nella propaganda russa. I dati dicono qualcosa di diverso, non è vero che non abbiamo speranze di vincere. E’ uno stallo».

Poi, spazio all’Ue, alle nuove nomine e infine alla manovra. «La settimana prossima dovrebbe arrivare qualche novità. Non ho motivo di credere che all’Italia non venga riconosciuto ciò che le spetta. Nessuno vuole che all’Italia non venga riconosciuto il suo ruolo», scandisce con un riferimento alla nomina, considerata imminente dagli osservatori, del ministro Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione Ue, con il portafoglio all’Economia.

La premier esprime «ottimismo» sul ruolo che avrà il Paese nella prossima commissione Europa. Quanto a «Fitto credo vada davvero ringraziato per il lavoro straordinario che ha fatto sul Pnrr», aggiunge. Il Piano, dice ancora Meloni, «sarà in buone mani anche nei prossimi anni. Tutta l’Italia deve ringraziare Fitto per il lavoro fatto e per quello che farà per l’Europa».

Un accenno anche ai rapporti con gli Stati Uniti: «Le grandi nazioni non cambiano il sistema delle alleanze in base al mutare dei governi. L’amministrazione americana è guidata da un Democratico e dall’inizio del mio governo le esportazioni sono aumentare di 7 miliardi. Bisogna stare tranquilli», così come sui rapporti «tra Stati Uniti ed Europa. Attenzione a quelli che oggi sono gli equilibri geo-globali».

Dalla politica estera agli scenari interni. Un passaggio sulla manovra non poteva mancare. Di sicuro «non ci sarà l’abolizione dell’assegno unico». E altrettanto certamente c'è la volontà di fare sempre di più «con la serietà di mantenere una politica di bilancio che racconti che la stagione dei bonus e dei soldi buttati dalla finestra, delle risorse messe su cose che non danno alcun moltiplicatore, e che è finita».

«Ci sono pochi soldi e a maggior ragione non si possono sperperare - ha sottolineato - Questa è la mia politica di bilancio ed è quella della maggioranza, al di là delle legittime rivendicazioni».

Non manca una risposta sulle domande circa Industria 5.0 «forse - spiega - una delle cose fatte da questo governo a cui non sono riuscita a dare l’adeguata visibilità. Ma parliamo di 6,3 miliardi di euro a disposizione delle imprese per efficientare dal punto di vista energetico e digitale il loro lavoro. Si aggiunge a Industria 4.0, al quale erano stati destinati 6,4 miliardi di euro, quindi parliamo di oltre 12 miliardi di euro. Non sarebbe stato possibile se non avessimo fatto la famosa revisione del Pnrr».

«Se ci sono delle cose che si possono migliorare» dal punto di vista burocratico, sottolinea Meloni, «io sono assolutamente a disposizione. Così come per valutare i termini di eventuali proroghe. Le misure, secondo me, si mettono in campo, si valuta come funzionano e poi si decidere come muoversi. A volte bisogna avere il coraggio di dire, 'ho immaginato questa misura, ma non ha funzionatò. Più la misura funzionerà bene più avremo interesse a mandarla avanti».

Tanti dunque i temi sul tavolo - per un intervento i cui tempi sono dettati dall’incontro con Zelensky prima e la partenza per le Paralimpiadi subito dopo l’incontro con la platea di Villa d’Este - e una battuta per chiudere: «Il mio è il settimo governo più longevo. Se arrivo a Natale sarà il sesto... E’ una classifica facilissima da risalire. Su Pasqua devo ancora fare i conti, ma sono scaramantica...».

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