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Il debutto del neo ministro Giuli alla Camera: "Perfezionerò le nomine di Sangiuliano sull'equilibrio di genere"

Sorrisi, strette di mano e poche parole consegnate ai cronisti che lo hanno pedinato per tutto il pomeriggio, tra Montecitorio e Palazzo Chigi, fino all’ingresso del ministero della Cultura. La prima di Alessandro Giuli in Parlamento come ministro è ambientata in quel fazzoletto di metri in cui sono raccolti i Palazzi della politica.

Arriva in anticipo alla Camera, dove deve rispondere per il question time al capogruppo di Italia Viva, Davide Faraone, che lo interroga sulle nomine della Commissione ministeriale per la concessione dei contributi cinematografici, firmate dal suo predecessore al Collegio Romano, Gennaro Sangiuliano, appena prima delle dimissioni. L’ex presidente del Maxxi si presenta in Transatlantico insieme al sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi e al presidente della commissione Cultura di Montecitorio, Federico Mollicone. Giuli saluta un gruppo di deputati FdI, tra cui Grazia Di Maggio e Francesco Filini, quindi si inserisce nel capannello il presidente di Noi Moderati, Maurizio Lupi. Il neo ministro si intrattiene anche con alcuni esponenti dell’opposizione. Prima di andare nello spazio fumatori di Montecitorio si imbatte in Laura Boldrini: Giuli le fa il baciamano, lei gli raccomanda «tu almeno comportati degnamente».

Il titolare del MiC saluta anche Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana, quindi dice ai parlamentari: «So che non mi deluderete». Nessuna battuta invece con i colleghi cronisti che lo seguono. Giuli rimanda tutto alle parole pronunciate in Aula, dove il nuovo responsabile della Cultura prende l’impegno di integrare le nomine di Sangiuliano solo per quanto riguarda «il mancato rispetto dell’equilibrio di genere, questo sì reale». E, in ogni caso, precisa: «Non mi sento offeso dalle scelte di Sangiuliano». Quindici nomine tutte «di alto livello», spiega il ministro.
Se l’entrata alla Camera era stata in anticipo rispetto agli impegni, il titolare della Cultura sceglie di rimandare l’uscita fino alla fine del 'question timè degli altri ministri. «Una scelta di rispetto istituzionale nei confronti dell’Aula», spiega un ministro.
Il secondo tempo del 'film' della giornata prosegue a Palazzo Chigi, dove Giuli arriva a piedi, seguito dall’ormai consueto 'mucchionè di taccuini e telecamere. «Quello che dovevo dire l’ho detto», è la risposta di rito al fuoco di fila delle domande. No comment anche sulla rinuncia all’incarico nella Commissione del MiC da parte del giornalista di Libero Francesco Specchia.
Il tempo di fumare una sigaretta nel cortile d’onore della sede della Presidenza del Consiglio e Giuli lancia i 'titoli di coda: percorre a piedi il tragitto che separa Palazzo Chigi dal ministero e schiva le ultime domande sul G7 Cultura. «Ho già detto tutto per oggi», risponde ancora, poi sparisce oltre l’ingresso del Collegio Romano.

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