Il decreto giustizia è stato approvato dal Consiglio dei ministri, ma senza le due norme più significative e discusse: il cosiddetto 'bavaglio ai magistrati' e la stretta sul cyber, con l’affidamento al Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo dei poteri di impulso e coordinamento delle inchieste sul crimine cibernetico. È stato invece inserito un articolo che potenzia l’efficacia del braccialetto elettronico contro la violenza sulle donne.
Nonché una modifica secondo cui il commissario straordinario per l'edilizia carceraria può approvare i progetti per la costruzione di nuovi istituti di pena anche senza l’intesa «con i Presidenti delle regioni territorialmente competenti», come era invece in precedenza.
Le fibrillazioni nella maggioranza e le misure saltate
Ci sono fibrillazioni nella maggioranza, e saltano per la terza volta in poche settimane due misure che erano state annunciate ed inserite nelle bozze circolate nei giorni scorsi. La prima prevedeva l’avvio dell’azione disciplinare per i magistrati che non si astengono dai procedimenti «quando sussistono gravi ragioni di convenienza».
Soddisfatto il segretario dell’Anm, Salvatore Casciaro. «Apprezzo - ha commentato - l’accantonamento di una previsione disciplinare nata per fronteggiare la lacuna creata con la soppressione del reato di abuso d’ufficio ma tecnicamente così mal formulata da consentire di perseguire disciplinarmente i magistrati per il sol fatto di fornire pareri tecnici su testi di riforma rientranti nella materia trattata per ragioni professionali».
Le tensioni sul tema cyber e il ruolo del Procuratore antimafia
Sul cyber c'era stata una forte opposizione da parte di Forza Italia, che non vedeva di buon occhio il ruolo potenziato del Procuratore antimafia. Ma la quadra sembrava alla fine essere stata trovata, tanto che mercoledì scorso il sottosegretario Alfredo Mantovano aveva assicurato che il provvedimento sarebbe approdato oggi all’esame del cdm.
«Sono - aveva detto - dei semplici coordinamenti rispetto a tutto il complesso riformatore che è entrato nella legge 90, non c'è nulla di sconvolgente. Era rimasto fuori qualche dettaglio che adesso facciamo rientrare. Non c'è un problema» sul coordinamento delle inchieste sui cyber affidato alla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo.
Riguardo ai dubbi di Forza Italia, aveva aggiunto, «c'è stato un approfondimento tecnico tra i vari ministeri; ovviamente c'è la piena disponibilità a chiarire aspetti che fossero ancora oscuri». Evidentemente non tutto è stato ancora chiarito.
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