Il governo Schifani scollina per il secondo anno consecutivo senza inciampare nella palude del mercimonio, dei veti e ricatti incrociati. La Finanziaria regionale, specchio fedele degli equilibri di potere, evita ostruzionismi e imboscate grazie alle laute ricompense elargite ai deputati dell’Ars, quest’anno neanche troppo mimetizzate da una mano di vernice per apparire meno sfacciate. Cento milioni di euro convertiti in “mance” da un patto trasversale tra governo e gruppi politici dell’Ars, passaggio obbligato per “addomesticare” i deputati e traghettare la manovra economica.
Nel 2023 questi fondi furono affidati ai parlamentari senza filtri. Ma dopo il caso Auteri, il deputato ex Fratelli d’Italia scoperto con le mani nella marmellata di famiglia, il “bottino” è stato consegnato ai sindaci nel ruolo di scudieri: saranno loro a smazzare i finanziamenti destinati a spettacoli, eventi e sagre, oliando i collegi elettorali per conto degli inquilini dell’Ars.
Il presidente della Regione, in ogni caso, consolida la sua immagine di stabilità in uno scenario storicamente vischioso, esposto all’incrocio dei venti. Nei due anni al timone dell’Isola, Renato Schifani ha maturato i galloni soprattutto sul fronte politico: Forza Italia è primo partito in Sicilia, granaio nazionale che ha recuperato linfa vitale nel fondo dello Stivale. Ma il governatore si è mosso anche per dispiegare la rete centrista, rinsaldando alleanze che hanno già raffreddato i bollori ambiziosi di Fratelli d’Italia.
Nel 2022, all’inizio della legislatura, il partito della Meloni sbandierava il titolo di primo attore del centrodestra. Oggi, dopo poco più di due anni, l’onda della premier si è infranta sulla trama di Schifani, accorto nel favorire i canali con il governo nazionale, tanto da apparire allineato, come nel caso dell’Autonomia differenziata. Ma anche abile nel coltivare un progetto politico che ha depotenziato le velleità leaderistiche di Fratelli d’Italia, partito sempre più confinato nell’ala destra della coalizione. L’espansione del Centro, innestato dalla triade Lombardo-Miccichè-Lagalla, ha teoricamente aperto l’alternativa alla camicia di forza dell’alleanza con lo stato maggiore siciliano di FdI. Se il patto-ribaltone con il centrosinistra appare improbabile, la verosimiglianza dello scenario è sufficiente per rintuzzare le pretese e radicare la regia del centrodestra nell’area moderata, in questi due anni snodo delle transumanze. Non a caso le tensioni con il suo predecessore riflettono conflitti di potere che hanno ridisegnato i rapporti di forza, tanto che lo stesso Schifani non perde occasione per ricordare «i disastri» lasciati da Nello Musumeci, oggi ministro.
Sul versante del governo il presidente della Regione è chiamato a esercitare un ruolo riformista, perché la Sicilia continua a macerare nei suoi immarcescibili ritardi: acqua, rifiuti, occupazione, sanità. Temi nevralgici sui quali non si è riusciti ancora a invertire la rotta, costretti a tallonare le emergenze. La buona volontà dei proclami non ha accorciato le liste d’attesa. La sanità pubblica è alle prese con troppe criticità, chi non può aspettare sei mesi per un esame diagnostico è costretto a bussare alle porte dei privati. E lo stesso vale per i rifiuti. In attesa dei termovalorizzatori, primo passo per voltare pagina, compiuto dallo stesso Schifani e dal suo governo, si è “obbligati” ad allargare il perimetro delle discariche.
La svolta ha i suoi tempi e il 2025 sarà cartina di tornasole per misurare la capacità di mettere una pietra angolare nella realtà riformista. Sarà un percorso a ostacoli, non più mascherato dallo slancio di governo. Le trappole da scansare non saranno disseminate dalla vociante opposizione, ma dal partito della Meloni davanti al bivio: si rassegnerà a fare da ruota di scorta, rinunciando all’ambizione catanese di guidare il feudo siciliano? O tenterà di sabotare l’avanzata di Forza Italia e dei suoi progetti centristi? E Schifani, dopo la fase divulgativa del suo governo, si accontenterà di attraversare la palude senza sporcarsi, alibi imperfetto tanto amato da Musumeci, o proverà a bonificare le acque limacciose?
Caricamento commenti
Commenta la notizia