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Pfizer e BioNTech verso una nuova versione del vaccino contro la variante Delta

Pfizer e BioNTech si stanno preparando a cominciare i trial clinici per produrre una versione del loro vaccino contro il Covid-19 che contrasti la variante Delta, che sta dilagando rapidamente nel mondo. I trial cominceranno ad agosto.

La variante Delta rende meno efficace del 30% il vaccino Pfizer

La variante Delta buca il vaccino Pfizer rendendolo meno efficace del 30%. L'allarme arriva dal ministero della Sanità di Israele, il Paese-laboratorio di questa pandemia, dove la vaccinazione di massa è avvenuta esclusivamente con questo immunizzante. I dati diffusi oggi - pur confermando che il vaccino protegge dall’infezione grave e dall’ospedalizzazione - indicano che l'efficacia nel prevenire casi sintomatici è scesa di circa il 30% passando dal 94,3% (nel maggio scorso) al 64% di giugno in presenza della diffusione della variante Delta. Gli stessi indici mostrano che per quanto riguarda la copertura da gravità dei casi e ospedalizzazione si è passati dal 98.2% di maggio scorso al 93% di giugno. Alla variante Delta è stato attribuito in Israele il 90% dei nuovi casi nelle ultime due settimane. Gli scienziati tuttavia non sono concordi, e alcuni ricercatori israeliani hanno contestato i dati chiedendo maggiori dettagli.

Ciccozzi: non sono dati definitivi

Anche in Italia c'è chi la pensa allo stesso modo, come nel caso di Massimo Ciccozzi, direttore dell’Unità di Statistica medica ed epidemiologia del Campus Bio medico di Roma: «Non sono dati definitivi. Servono i numeri di almeno altri due o tre mesi per capire bene se il vaccino regge o non regge. A oggi potrebbe trattarsi di una fluttuazione dovuta alla maggiore contagiosità della Delta, ma bisogna indagare più a fondo prima di tirare le somme. In assoluto, direi che al momento bisogna stare molto attenti, ma restando ottimisti». Di bicchiere mezzo vuoto parla Roberto Cauda, direttore del Dipartimento di scienze infettivologiche del Policlinico Gemelli di Roma, «Se la Delta diminuisce del 30% l’effetto del vaccino, vuol dire che funziona al 70%, e non è poco. Certo, la notizia che arriva da Israele non è incoraggiante. L’impatto che avrà in Italia questa variante lo vedremo tra qualche settimana. Per questo ora dobbiamo cercare di arginare la diffusione del virus cercando di spalmare i contagi su un tempo più lungo, facendo molti test molecolari, tracciamento dei contatti, quarantena per i positivi e quanto più possibile sequenziamento». E avverte: "La vera battaglia sarà in autunno, ma anche la capacità delle istituzioni di assicurare il massimo numero di vaccinazioni, compresi i giovani e quegli oltre due milioni di over 60 che ancora non hanno ricevuto la somministrazione». «Anche togliere la mascherina non è un mantra - afferma - se servirà si continuerà a ad usarla». Quindi lancia un messaggio: "L'andamento della Delta ci mostra ancora una volta che il vaccino utilizzato solo in certe zone del mondo non basta, bisogna renderlo globally available, disponibile per tutti, se vogliamo fermare la pandemia. E’ un concetto epidemiologicamente determinante».

Galli: infezioni che  non sono causa di ospedalizzazione

Per Massimo Galli, direttore della Clinica di malattie Infettive all’Ospedale Sacco di Milano, i dati israeliani sono una conferma: «Che in termini di protezione dall’infezione i vaccini, incluso quello Pfizer, siano meno efficaci nei confronti delle varianti è un dato ormai noto e le informazioni diffuse da Israele confermano quanto si sapeva. D’altra parte, sono invece confortevoli i dati che mostrano come le infezioni di vaccinati, pur se possono presentare qualche sintomo, non siano comunque causa di ospedalizzazione, rianimazione o morte». L’infettivologo insomma si mostra ottimista: «Non credo che nel prossimo futuro avremo un’altra grande ondata di Covid, ma potremo avere un numero non trascurabile di persone colpite. Il problema però - precisa Galli - non è il vaccinato, perché questo, se si infetta non sviluppa la malattia grave, tranne in un numero molto basso di casi. Il vero problema è sapere quanti e chi sono i vaccinati che non rispondono proprio al vaccino. Sono loro che, insieme ai non vaccinati, rappresentano l’ambito di maggior preoccupazione.». In Israele intanto il premier Naftali Bennett e il ministro della sanità Nitzan Horowitz per affrontare la variante Delta hanno commissionato due studi per accertare la necessità di una terza dose.

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