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Aids, prima donna al mondo curata con trapianto di cellule del cordone ombelicale

Aids: una donna statunitense è guarita dall’infezione di Hiv grazie ad un trapianto di cellule del cordone ombelicale. E’ la prima volta al mondo che si ottiene questo risultato in una donna, e la terza al mondo ad aver sconfitto l’Hiv. Gli altri due pazienti guariti dall’Hiv erano stati sottoposti a trapianto di midollo osseo, con cellule staminali adulte. L’operazione è stata condotta dal team del Weill Cornell Medicine e a riportarlo è il New York Times.

Il sangue del cordone ombelicale è più ampiamente disponibile rispetto alle cellule staminali adulte utilizzate nei trapianti di midollo osseo che hanno curato i due pazienti precedenti e non è necessario che sia abbinato così vicino al ricevente. Inoltre, l’infezione da Hiv si pensa che progredisca in modo diverso nelle donne rispetto agli uomini, ma mentre le donne rappresentano più della metà dei casi di Hiv nel mondo, costituiscono solo l’11% dei partecipanti alle sperimentazioni di cura.

La donna era anche malata di leucemia e ha ricevuto il sangue del cordone ombelicale per curare il suo cancro. L’ipotesi, sui cui ragionano gli specialisti, è che il cancro potrebbe aver aiutato la donna a liberarsi dal virus. La donna è da 14 mesi libera dall’Hiv. Il sesso e il background razziale del nuovo caso segnano un significativo passo avanti nello sviluppo di una cura per l’HIV, hanno affermato i ricercatori.

«Il fatto che sia di razza mista e che sia una donna, è davvero importante dal punto di vista scientifico e molto importante in termini di impatto sulla comunità», ha affermato Steven Deeks, un esperto di AIDS presso l’Università della California, San Francisco. Un trapianto di midollo osseo non è un’opzione realistica per la maggior parte dei pazienti. Tali trapianti sono altamente invasivi e rischiosi, quindi generalmente vengono offerti solo a persone con cancro che hanno esaurito tutte le altre opzioni, dichiarano i ricercatori. Secondo gli esperti il metodo di trapianto utilizzato per la donna, che coinvolge il sangue del cordone ombelicale, è però troppo rischioso per essere adatto alla maggior parte delle persone con Hiv. Ma la sua realizzazione apre spiragli importanti per la lotta all’Aids.

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