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Avocado "salva-cuore", bastano 2 porzioni a settimana

Riducono rischio di infarto, ictus, altri eventi cardiovascolari

Mangiare due porzioni di avocado a settimana ha effetti salva-cuore (una porzione in media è di 50 grammi pari a circa un quarto di frutto senza nocciolo); sostituire a grassi come burro e margarina carne o come wurstel e bacon i grassi dell’avocado riduce ancora di più il rischio cardiovascolare, il rischio di ictus e il quello di malattia delle coronarie (le arterie che ossigenano il cuore).

Lo rivela uno studio pubblicato sul Journal of the American Heart Association, un lavoro senza precedenti per dimensioni, peraltro il primo a dimostrare un legame tra consumo di avocado e ridotto rischio di eventi come l’ictus e l’infarto. Lo studio è stato condotto presso la Harvard University di Boston ed ha coinvolto 68.780 donne di età compresa tra 30 e 55 anni e 41.700 maschi di età compresa tra 45 e 75 anni. Il campione è stato monitorato nell’arco di ben 30 anni.

Gli epidemiologi hanno registrato 5290 ictus e 9185 eventi cardiovascolari nei 30 anni di monitoraggio. È emerso che i partecipanti che hanno consumato almeno due porzioni di avocado a settimana presentavano un rischio di malattia cardiovascolare ridotto del 16% e un rischio di eventi coronarici ridotto del 21%, rispetto a chi consuma questo frutto solo raramente. Sostituendo mezza porzione di margarina, burro, uova o, yogurt, formaggio e carne molto processata come wurstel e bacon con la stessa quantità di avocado si associa a un rischio ridotto del 16-22% di eventi cardiovascolari come l'ictus.

Gli avocado contengono grassi insaturi salutari che già in precedenti studi hanno mostrato di essere in grado di ridurre i livelli di colesterolo nel sangue, uno dei principali fattori di rischio cardiovascolari. «Il nostro studio fornisce una evidenza ulteriore che l'apporto di grassi insaturi di origine vegetale può migliorare la qualità della dieta ed è un’importante componente della prevenzione cardiovascolare» - ha riferito Lorena Pacheco, autore principale dello studio presso la prestigiosa scuola di epidemiologia Harvard T.H. Chan School of Public Health a Boston.

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