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Long Covid, ecco i sintomi e il confronto con l’influenza "australiana"

L’incidenza e la gravità del Long Covid non sono peggiori della sindrome post-virale che tipicamente può seguire dopo l’influenza stagionale. È quanto emerge dal confronto tra Covid e l’influenza nello stato australiano del Queensland durante l’ondata Omicron del 2022. Secondo quanto riferito a Copenaghen al congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive, il peso del Long Covid sui sistemi sanitari potrebbe non derivare dalla gravità del disturbo, ma dal volume complessivo dei casi.

Durante le ondate concomitanti di Omicron e influenza che si sono verificate a metà del 2022, 2.195 adulti con diagnosi di Covid e 951 adulti con diagnosi di influenza sono stati seguiti per 12 settimane ed è stato chiesto a ciascuno di riferire i propri sintomi e le limitazioni funzionali. Tra coloro che hanno avuto il Covid (la variante Omicron), uno su cinque (il 21%, pari a 469 individui) ha riferito sintomi persistenti a 12 settimane e il 4% (90) ha riferito di avere limitazioni funzionali da moderate a gravi nella vita quotidiana. Analogamente, circa un quinto (23%, 214) degli adulti cui è stata diagnosticata l’influenza ha riferito sintomi persistenti e il 4% (42) ha riferito limitazioni funzionali da moderate a gravi.

L’analisi non ha rilevato alcuna evidenza che suggerisca che gli adulti che hanno contratto Omicron avessero maggiori probabilità di presentare sintomi persistenti o limitazioni funzionali da moderate a gravi a 12 settimane dalla diagnosi rispetto agli adulti con influenza. «Nella nostra popolazione altamente vaccinata, l’impatto sulla salute pubblica del Long Covid non sembra derivare da una proprietà specifica del virus SARS-CoV-2. Piuttosto, l’impatto è dovuto al fatto che il coronavirus si è molto diffuso, all’elevato numero di persone infettate in un breve periodo di tempo», afferma l’autore dello studio John Gerrard, del Ministero della Salute del Queensland.

Cos'è il Long Covid

Si tratta di quella condizione di persistenza di segni e sintomi che continuano o si sviluppano dopo un'infezione acuta da SARS-CoV-2. Se i sintomi continuano a manifestarsi oltre quattro settimane dall’infezione fino a 12 settimane, si parla di malattia CoViD-19 sintomatica persistente; se i sintomi si prolungano per più di 12 settimane e non possono essere spiegati da nessun'altra condizione, si parla di Sindrome post-CoViD. Il Long-CoViD include entrambe queste condizioni.

I sintomi del Long Covid

Le manifestazioni cliniche del Long-CoViD sono eterogenee e una persona con questa condizione può presentare uno o più sintomi generali e/o a carico di specifici organi e apparati.

sintomi generali includono fatica persistente/astenia, stanchezza eccessiva, febbre, debolezza muscolare, dolori diffusi, dolori muscolari e articolari, peggioramento dello stato di salute percepito, anoressia, riduzione dell’appetito.

sintomi specifici possono essere:

  • * Respiratori: dispnea, tosse persistente e diminuzione della capacità di espansione della gabbia toracica;
  • * Cardiovascolari: senso di oppressione e dolore al petto, tachicardia e palpitazioni al minimo sforzo, aritmie e variazione della pressione arteriosa;
  • * Neurologici: cefalea che può insorgere come sintomo nuovo oppure come peggioramento di sintomatologia preesistente: gli attacchi possono essere più frequenti o il dolore può durare più a lungo del solito; deterioramento cognitivo, che si manifesta con difficoltà di concentrazione e attenzione, problemi di memoria, difficoltà nelle funzioni esecutive (soprattutto in chi è anziano e/o già con deficit cognitivi); neuropatie periferiche e disautonomia, ovvero il malfunzionamento del sistema nervoso autonomo o vegetativo che controlla le funzioni corporee involontarie;
  • * Modifiche dell’olfatto, del gusto e dell’udito: disturbi di olfatto, quali iposmia o parosmia, disfunzioni della deglutizione e del gusto (il cibo può avere un sapore insipido, salato, dolce o metallico), acufeni, otalgia, disfonia e mal di gola (fastidi come dolore, tosse irritabile, sensazione di ristagno di muco nella gola e sentire il bisogno di schiarirsi la gola);
  • * Gastrointestinali: perdita di appetito, nausea, vomito, dolori addominali, diarrea, dispepsia, reflusso gastroesofageo, eruttazione, distensione addominale. Attualmente diversi studi stanno valutando le conseguenze a lungo termine di CoViD-19 a livello gastrointestinale compresa la sindrome del colon irritabile post-infettivo;
  • * Dermatologici: la manifestazione cutanea più comune è l’eritema pernio (volgarmente detto “gelone”), seguita dalle eruzioni papulo-squamose (ossia caratterizzate da rossori, gonfiori e bolle squamose) e dai rash. Altre conseguenze possono essere l’alopecia, con durata tuttavia inferiore a sei mesi. Riguardo alle patologie immunomediate con manifestazioni dermatologiche, sono stati descritti casi di riacutizzazione di psoriasi e comparsa di forme latenti;
  • * Ematologici: è stato osservato soprattutto lo sviluppo della malattia tromboembolica venosa in fase post-acuta di CoViD-19;
  • * Endocrinologici: chetoacidosi diabetica di nuova insorgenza (senza una diagnosi precedente di diabete mellito) e tiroidite;
  • * Psicologici/psichiatrici: sonno poco riposante e non ristoratore, malessere cronico, depressione del tono dell’umore (sentirsi triste, irritabile e insofferente verso gli altri, perdere interesse in attività che prima piacevano, trovare difficile prendere decisioni, avere pensieri negativi), ansia, delirium e psicosi. La distanza sociale obbligatoria ha senz’altro acuito tali disturbi. Alcuni pazienti possono presentare sintomi collegati a disturbo da stress post traumatico.

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